L'eredità della legge Basaglia 40 anni dopo e il rischio di nuove forme di esclusione
- ROMA – La psichiatria a 40 anni dalla legge Basaglia, un’intervista ad Andrea Caschetto sul suo ultimo libro Come se io fossi te (edito da Chiarelettere), la storia di Marco Dolfin, chirurgo che opera con una carrozzina verticalizzabile nonché grande nuotatore, le Paralimpiadi invernali di Pyeongchang dove l’Italia è in cerca di medaglie dopo la brutta figura di quattro anni fa. E poi ancora sport, con il campionato di baseball per ciechi targato Aibxc, tempo libero e tanta cultura. È uscito il numero di marzo di SuperAbile Inail, la rivista sui temi della disabilità pubblicata dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro consultabile anche online.
Nel 1978 entrava in vigore la legge 180, quella che di fatto ha portato alla chiusura dei manicomi. Attraverso le testimonianze di chi ha subito contenzione ed elettroshock e di chi lavora nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura, ecco un excursus di quella che è la salute mentale oggi. E anche se non c’è più nessun ospedale psichiatrico con reti e filo spinato dove poter rinchiudere i “malati”, e ci sono associazioni e cooperative sociali che si occupano di gestire tempo libero, inserimenti lavorativi, case famiglia o gruppi appartamento per tutti quelli che sono fuori e non vivono per conto proprio (che sono la maggioranza), esiste ancora il rischio di nuove forme di esclusione, meno evidenti e più nascoste ma con identici meccanismi di privazione dei diritti della persona.
Andrea Caschetto, invece, ha viaggiato mezzo mondo. Dopo un operazione al cervello, ora si ricorda solo le cose a breve termine o le grandi imprese, come il suo ultimo tour in Argentina insieme ad Azzurra, una carrozzina che porta il nome di una sua vecchia fiamma, da cui è nato la sua nuova fatica letteraria, perché «le persone si comportano in modo differente quando vedono una persone in sedia a rotelle», dice. Oltre a essere un elogio alla diversità, il libro però esprime anche il desiderio di superare questa parola. «Dovremmo ricordarci che abitiamo tutti lo stesso mondo e viviamo tutti sotto lo stesso cielo. Per questo mi piacerebbe sostituire le parole “disabilità” e “diversità” con il termine “pluriabilità”. Anch’io non voglio essere etichettato come uno che ha problemi di memoria, ma come una persona che ha l’abilità di ricordarsi le cose in maniera differente».
Sul numero di marzo si parla anche di SocialArt, un nuovo connubio tra design e artigianato che coinvolge una settantina di persone disabili impiegate in cooperative sociali del vicentino e del padovano, e di pattinaggio integrato grazie alle polisportive Orizon di Bologna e Lepis di Piacenza. Non mancano poi le recensioni di libri – tra cui Sesso e disabilità: un’attrazione segreta, che rappresenta una prima indagine su un mondo sommerso dei devoti, individui sessualmente attratti da specifici deficit o malformazioni fisiche – nonché il cinema, la musica, le altre notizie culturali e le curiosità. Come la storia di Martina, massaggiatrice shiatsu con la sindrome di Down, o il gioco dell’oca dell’accessibilità “Ciak si aggira” per sensibilizzare i più piccoli sulle barriere architettoniche. (mt)