L’imprenditore senegalese: "Ai miei connazionali consiglio di restare in Africa"
PONTEDERA (PI) - Ricorda ancora quei giorni di 15 anni fa, quando tirava a campare nel parcheggio della Reggia di Caserta. “Fermavo i turisti e gli vendevo fazzoletti, accendini, occhiali”. E poi quei mesi sotto la torre di Pisa: “Mi portavano Cd contraffatti da Napoli e li vendevo per strada. Se andava bene, guadagnavo 10 mila lire al mese”. Era la dura vita dell’ambulante, durata quasi un anno. Era pericoloso, c’era il rischio di finire in prigione. E poi quelle stanze sovraffollate condivise con altri connazionali. “Dormivamo in dieci in due stanze” L’integrazione sembrava una chimera: “Stavo per dire basta, stavo per tornare in Senegal, poi è arrivata la svolta”.
La svolta, per Momar Nate Lo, è arrivata quasi per caso, grazie a una partita di calcio. Dopo la partita, durante la cena, si mise a disegnare su un pezzo di carta. “La pittura è sempre stata la mia passione”. Fu notato da un amico italiano, imbianchino e titolare di un’azienda. “Si accorse che ero appassionato di pittura, mi reclutò nella sua ditta, in prova. Cominciammo la mattina dopo alle 7.30”. Da allora non ha più smesso.
Ancora oggi, Momar Nate, 42 anni, passa le giornate nelle case degli altri a dipingere pareti, soffitti, controsoffitti. Fa il cartongessista e l’imbianchino. “E’ un lavoro che mi piace tantissimo, non sento mai la stanchezza, non mi passa mai la voglia, è stato questo lavoro a cambiarmi la vita qui in Italia”. Ed è stata anche quella sanatoria arrivata nel 2002. “Il Governo di centro-destra regolarizzò migliaia di immigrati. Ancora oggi, sono grato a quel Governo”.
Ha lavorato per molti anni come dipendente nelle aziende intorno a Pontedera, dove oggi vive insieme a un connazionale. Pennello, rullo, livella, secchio, metro, stucco. Questi attrezzi del mestiere li conosce a memoria, sono sempre nel suo furgone. Sempre pronti all’uso. E’ diventato talmente bravo, che da qualche anno si è messo in proprio. “Lavoro anche nei giorni festivi, per me è stata una fortuna venire in Italia, grazie ai soldi che guadagno aiuto mia moglie e nostra figlia di 2 anni che vivono in Senegal”. Oggi però è diverso, di questo ne è convinto. “Per gli immigrati di oggi, è molto più difficile integrarsi, ci sono meno possibilità, a tutti i miei connazionali senegalesi che stanno per partire alla volta dell’Europa, consiglio di restare a casa. Meglio vivere in Senegal piuttosto che rischiare la vita per venire in Italia per poi perdere la dignità vendendo accendini”. (Jacopo Storni)