16 gennaio 2015 ore: 12:38
Società

L'invettiva di Maryam: "A Parigi avete ottenuto solo distruzione"

Dopo gli attentati di Parigi, l'intervento su Al Wasat (Bahrain) dell’attivista al-Shrooqi contro il fanatismo e l’integralismo nel mondo arabo. Tutto è cominciato con l’Afghanistan: oggi sempre più vediamo automi a cui è stato lavato il cervello e che aspirano al paradiso...
Maryam al-Shrooqi

Maryam al-Shrooqi

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Pur non essendo state a lungo sulle prime pagine, concentrate da tempo sulle altre stragi che si susseguono nei paesi musulmani, le due recenti tragedie di Parigi sono ovviamente presenti da giorni su tutte le testate giornalistiche del mondo arabo. E tra queste non mancano voci di sdegno e condanna per l’attentato al settimanale Charlie Hebdo e al negozio ebraico, anche in testate autorevoli e molto ascoltate. È il caso della posizione espressa da Maryam al-Shrooqi, scrittrice e giornalista, nell’articolo intitolato “Atto di martiri o di kamikaze?”, pubblicato su Al Wasat, un quotidiano indipendente del Bahrain nato nel 2002 e dedicato prevalentemente a questioni politiche.

Quello di al-Shrooqi, attivista già portata in tribunale nel 2009 per articoli giudicati “insultanti” dal governo del suo paese, ruota attorno a numerose domande scomode ed è di fatto un’invettiva rivolta al mondo musulmano contro le sue derive radicali e fondamentaliste. “La strage di Parigi  - esordisce – commessa da fondamentalisti islamici è un atto di martiri o di kamikaze? Questo atto è ammissibile per la legge islamica? E come si fa a sedurre i giovani e a far loro il lavaggio del cervello in nome della religione? Chi soddisfa questo terrorismo? La nostra religione è una religione di terrorismo o di tolleranza?”.

“Se ci guardiamo intorno – prosegue al-Shrooqi – non scorgiamo la tolleranza tra noi musulmani e nemmeno tra i popoli del mondo e non troviamo più la religione dell’Islam, nell’Islam di oggi, ma una religione di fanatismo, integralismo e terrorismo, e non capiamo come ciò sia accaduto e quali mezzi siano stati usati per incitare i giovani a commettere questi atti terroristici. Ricordiamo con amarezza gli anni Ottanta, quando i nostri giovani sono stati incitati a combattere in Afghanistan come jihadisti dai discorsi nelle moschee, dalle conferenze e dagli zikr che hanno spinto i giovani verso il jihad all’insaputa dei loro genitori, combattendo insieme con le milizie afghane: è da lì  che ha inizio la storia.

Dopo aver giurato l’obbedienza e la fedeltà al capo jihadista e dopo l’addestramento sono tornati nelle patrie d’origine come automi in attesa del giorno in cui la promessa del paradiso si sarebbe realizzata: la chiave del lavaggio del cervello sta nella grande emozione suscitata nel loro cuore dalla presunta strada per il paradiso fatta vedere loro. Il capo saluta il jihadista con un addio prima di mandarlo a farsi esplodere tra la folla, in un bar o nel posto indicato dal capo, con la promessa che si rivedranno in paradiso.

- Di quale paradiso parlate, se Dio onnipotente nel Corano dice: “I servi del Compassionevole sono coloro che camminano sulla terra con umiltà e quando gli ignoranti si rivolgono loro, rispondono: ‘Pace!’”? (sura Alforqan, versetto 63). Che Islam è questo che sollecita l’essere umano a farsi esplodere in nome della religione o ad uccidere un’anima che Dio ha proibito di uccidere? Fratelli miei, qual è questa religione che accetta il terrorismo e lo spargimento di sangue?

Charlie Hebdo ha provocato la comunità musulmana pubblicando le vignette offensive sul nostro Profeta Muhammad. Fino ad oggi il mondo rifiutava di pubblicarle, ma dopo questo attentato le vignette si diffonderanno in tutte le parti del mondo. Cosa hanno ottenuto questi terroristi della strage di Parigi? Solo distruzione. A coloro che aspettano il paradiso, dico: “Cosa avete guadagnato dopo l’uccisione? Avete vendicato il vostro profeta o la vostra religione? E adesso Dio è soddisfatto di voi? Basta distorcere l’immagine dell’Islam con atti kamikaze (…)! Sono atti barbarici!

Un consiglio a tutti i paesi: non esitate ad eliminare il fenomeno dell’Islam radicale dall’interno: (…) l’estremismo e la miscredenza non hanno religione, perché la religione del profeta Muhammad ibn Abdellah è una religione di pace e nessuno dubita di questo: la compassione è nella differenza e nella diversità, nessuno sa chi va in paradiso e chi va all’inferno”. (Traduzione di Zahra Youssofi)

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