L'Italia al voto: le attese e le richieste dal mondo della disabilità
- ROMA – Fondo per le non autosufficienze e relativo Piano nazionale, riconoscimento e tutele per i caregiver familiari, riabilitazione per tutti, inclusione scolastica e lavorativa, Consulente nazionale per la disabilità a Palazzo Chigi e voto indipendente: sono solo alcune delle risposte attese dal mondo della disabilità (familiari e associazioni) da parte di chi si accinge a governare l'Italia. Le associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari non hanno esitato a far pervenire le proprie richieste più urgenti ai candidati, durante la campagna elettorale appena conclusa. Abbiamo cercato di riepilogare quelle principali, individuando poi, con l'aiuto del lavoro svolto da Carlo Giacobini per Handylex, le risposte contenute nei diversi programmi elettorali.
Non autosufficienze. La richiesta condivisa dalle diverse associazioni (Fish, Comitato 16 novembre, Uici, Forum Terzo settore ecc.) riguarda il consolidamento e l'adeguamento del Fondo per le non autosufficienze: l'importo “ideale” richiesto dal comitato 16 Novembre è di 1 miliardo entro il 2020, mentre parla di “un incremento graduale e strutturale delle risorse (non solo del Fondo, ndr) fino a 7 miliardi”. Comune e condivisa è però la richiesta che le risorse siano regolamentate da un Piano nazionale per le non autosufficienze, che definisca i livelli essenziali di assistenza da garantire in tutto il Paese, al fine di superare la disuguaglianza territoriale che determina disparità di servizi e prestazioni sociali da nord a sud.
Caregiver, diritti e tutele. Un'altra istanza espressa con forza dal mondo della disabilità riguarda una questione che si era iniziata finalmente ad affrontare nella precedente legislatura, ma è che poi rimasta incompiuta: quella del riconoscimento della figura del caregiver familiare, con relativi diritti e tutele. Torna a riproporla con forza il Coordinamento nazionale famiglie disabili, che chiede peraltro l'estensione al caregiver del diritto al voto domiciliare. La richiesta di tutele previdenziali, sanitarie e lavorative arriva anche dalla Fish, che chiede di “giungere ad una norma che riconosca e valorizzi il ruolo del caregiver familiare, ma unitamente a concrete misure di tutela previdenziale, di malattia, di tecnopatie e di riconoscimento di contributi utili al pensionamento con ciò che comporta in termini di copertura finanziaria. Tali misure – aggiunge - vanno affiancate a solide misure per la conciliazione dei tempi di cura e di lavoro, per lo sviluppo del welfare aziendale, per contrastare l’abbandono del mondo del lavoro da parte dei familiari delle persone con disabilità, con particolare attenzione alle donne e al loro maggiore rischio di marginalizzazione o di delega esclusiva del lavoro di cura”.
Accertamento. Attende poi di essere affrontato e risolto il problema dell'accertamento della disabilità e dell'invalidità. Condivisa dalle associazioni di settore è la richiesta di superare urgentemente l'attuale modello, definito “vetusto” e “obsoleto”. Come spiega Fish, ma come è anche ben delineato nel secondo Programma di azione biennale sulla disabilità, approvato alla fine del 2017, occorre adottare nuovi modelli di accertamento, che intendano la disabilità non come deficit soggettivo, ma come prodotto sociale, fatto di relazioni e organizzazione dell'accesso a diritti, beni e servizi.
Riabilitazione. La richiesta che i percorsi riabilitativi siano accessibili e garantiti a tutte le persone con disabilità proviene soprattutto da Simfer (Società italiana di medicina riabilitativa) e Uici (Unione italiana ciechi e ipovedenti). In particolare, si chiede omogeneità e integrazione dei servizi, progettazione partecipata e accessibilità dei percorsi. Dal canto suo, Uici chiede “il finanziamento consistente dei capitoli di spesa in favore dei Centri di riabilitazione visiva finanziati dallo Stato tramite le regioni, secondo quanto previsto nella legge 284/97”.
Inclusione scolastica e lavorativa. Sempre dalla Fish, ma anche da alcune associazioni che ne fanno parte, giunge la richiesta di “percorsi di qualità con maggiori sostegni, di carattere organizzativo, tecnico/didattico ed educativo” per gli studenti con disabilità, uniti ad un'adeguata formazione del personale scolastico. Per quanto riguarda il lavoro, sempre Fish chiede il superamento dello “stigma dell’improduttività, attraverso strumenti concreti che garantiscano alla persona di ambire ad un lavoro confacente alle proprie abilità residue e necessità e senza discriminazioni legate alla disabilità o al genere”. Uici, in particolare, chiede “la riforma delle leggi relative ai centralinisti telefonici e ai massaggiatori ciechi e ipovedenti, per assicurare a queste categorie di lavoratori un futuro di dignità e di occupazione”.
Consulente nazionale per la disabilità. Dall'Uici arriva poi una richiesta specifica, considerata “obiettivo prioritario, di grande impatto innovativo, dal forte significato sociale, sul quale chiediamo un impegno concreto e scadenzato, da porre in essere fin dalle prime battute della nuova legislatura”: la nomina di “un consulente nazionale dedicato, da insediare presso un apposito ufficio da costituire a palazzo Chigi per curare e trattare le tematiche relative al mondo della disabilità in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue implicazioni politiche, sociali, civili e umane”.
Diritto al voto “indipendente”. Rendere il voto non solo accessibile, ma “indipendente” anche per chi ha una disabilità: è la richiesta che arriva sopratutto dalle associazioni che si occupano di cecità (Uici, Blidsight project), per le quali è urgente superare la modalità del voto “assistito”, oggi l'unico possibile per chi ha una disabilità visiva. Anche da parte di Anffas arriva la richiesta di rendere non solo il voto, ma anche il materiale informativo e divulgativo accessibile e comprensibile anche a chi ha una disabilità intellettiva: a questo scopo, Anffas ha elaborato un apposito “kit” e Aipd ha realizzato una “guida in linguaggio semplificato”. (cl)