29 ottobre 2018 ore: 14:24
Economia

L’Italia del Rei. A Palermo un “modello positivo” che coinvolge il terzo settore

Oltre 7 mila le famiglie incontrate dai servizi per avviare un progetto di presa in carico, circa 18 mila le domande. L’assessore alla Cittadinanza solidale, Giuseppe Mattina fa il punto. “Situazione drammatica se non ci fosse il Rei. Ora non abbiamo idea di quello che accadrà”
Fondi, banconote, euro, soldi

PALERMO - “Non abbiamo idea di quello che ci verrà prospettato”, “i comuni non sono stati coinvolti”, “mi auguro che non sia solo un modo per erogare soldi perché sarebbe una follia”. Siamo a Palermo. A parlare è l’assessore alla Cittadinanza solidale, Diritto e dignità dell'abitare, Beni comuni e Partecipazione del Comune di Palermo, Giuseppe Mattina. Qui, il Reddito di inclusione (Rei), che si vuole soppiantare con una nuova misura nazionale contro la povertà, è ormai a pieni giri. Si è provveduto a potenziare la presa in carico, presto crescerà anche il numero degli assistenti sociali coinvolti nel rispondere ad una forte richiesta di intervento e si sta lavorando per mettere in piedi una rete contro la povertà che, oltre all’erogazione monetaria e all’intervento del pubblico, veda coinvolto anche il terzo settore. Un lavoro che rischia di essere vanificato con l’arrivo del Reddito di cittadinanza se quest’ultimo non dovesse riprendere il cammino segnato dal Rei sui diversi territori. 

Ai servizi sociali del comune di Palermo, intanto, sono arrivate migliaia di richieste. Ad oggi, gli uffici hanno incontrato 7.161 nuclei familiari per avviare una progettazione sociale, molti dei quali sono stai ricevuti più volte anche per le verifiche relative ai loro progetti su una totalità di 18 mila richieste. In totale sono stati già svolti e programmati fino alle fine di novembre oltre 42 mila appuntamenti. "I 42 mila incontri riguardano anche il Sia perché ci siamo mossi poi in continuità con il Rei - afferma l'assessore Mattina -. In particolare, abbiamo attivato la presa in carico dei nuclei familiari beneficiari del Rei elaborando già circa 3 mila progetti individualizzati”. La difficoltà più grande, in questo periodo, riguarda la mole di lavoro. “C’è la necessità di rafforzare il numero di operatori - spiega Mattina -, non tanto per quanto riguarda la parte passiva di erogazione del contributo economico, quanto per l'impegno che concerne soprattutto la parte attiva di presa in carico e di elaborazione mirata dei progetti per ogni famiglia. Credo che in questa situazione si trovino anche tutti gli altri comuni. Serve una quantità di risorse umane adeguate per realizzare tutte le attività che servono per portare vanti i progetti sociali legati al Rei. Allo scopo ci stiamo attrezzando e grazie alle risorse comunitarie, da noi dovrebbero arrivare circa 40 assistenti sociali in più". 

L’impatto del Reddito di inclusione è stato notevole, spiega Mattina. ”In questa fase di crisi che molte famiglie stanno vivendo - continua l'assessore - il Rei è stato finora un modo per aiutarle concretamente. Se non ci fosse stato il Rei nell'ultimo anno, infatti, la situazione di Palermo sarebbe stata drammatica. È certamente una misura positiva perché dà un sostegno reale alle famiglie e nello stesso tempo attiva le forme di accompagnamento all'autonomia che sono l'unica strategia possibile per fare un'attività di contrasto serio alla povertà. Quest'ultima non si contrasta dando soldi alle persone ma attivando concretamente progetti di inclusione sociale che prevedano l'attivazione anche di percorsi lavorative e inserendo le famiglie in una rete sociale che permette loro di essere aiutate nell'ambito di servizi diversi". 

La presa in carico dei beneficiari del Rei, considerando il contesto, risulta fondamentale. “A Palermo ci sono famiglie ancora analfabete o a bassissima scolarizzazione - aggiunge l'assessore - per le quali è necessario avviare dei corsi di alfabetizzazione per gli adulti, oltre che seguire i figli. I percorsi di fuoriuscita dalla povertà ci impegnano a lottare anche contro l'abbandono e la dispersione scolastica dei ragazzi piccoli e grandi delle famiglie più disagiate. Riteniamo che il Rei sia un modello positivo, perché coniuga parte attiva e passiva ed intervento pubblico con quello privato nell'ambito del terzo settore. Allo scopo, infatti, stiamo lavorando per i progetti di presa in carico con tutte le risorse territoriali come parrocchie e associazioni. L'obiettivo è che ognuno possa contribuire in maniera diversa attraverso un sistema capillare di rete con il pubblico (Asp, scuola, consultori familiari, Cipia) alla fuoriuscita dallo stato di povertà".  

Il lavoro fatto, tuttavia, potrebbe essere messo in discussione con l’arrivo del Reddito di cittadinanza, di cui, tuttavia, non si conoscono ancora bene le caratteristiche, soprattutto per quel che riguarda la presa in carico. Per questo, Mattina, non nasconde le proprie perplessità in merito a come per il futuro si cercherà di rispondere alla povertà. "Se con il Rei si stanno dando risposte significative sviluppate in chiave costruttiva - conclude -, nel caso del reddito di cittadinanza non abbiamo idea di quello che ci verrà prospettato. Il percorso che ha portato al Rei è il risultato di una concertazione tra diverse realtà come Anci, Alleanza contro le povertà e Caritas che insieme hanno contribuito ad elaborare un modello di intervento che partisse dal basso. Adesso invece, nella elaborazione del Reddito di cittadinanza questo non è avvenuto e per esempio i comuni non sono stati coinvolti. Non conosco ancora cosa comporterà il Reddito di cittadinanza, ma mi auguro che non sia solo un modo per erogare soldi perché sarebbe una follia, considerato che non è l'aspetto economico che aiuta ad uscire dalla povertà ma un graduale e capillare percorso di accompagnamento verso l'inclusione sociale che tiene in conto di una molteplicità di aspetti". (set)

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