19 giugno 2024 ore: 15:25
Immigrazione

L’orrore della Libia nei racconti dei rifugiati: “Picchiati e torturati”

Lo raccontano le testimonianze contenute nel report "Humanity Overboard" pubblicato oggi dall’ong HUmanity1 in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato
@Medici senza frontiere Migranti e rifugiati nei centri di detenzione di Zintan e Gharyan in Libia - Medici Senza Frontiere

ROMA - "Ho provato ad attraversare il Mediterraneo. La prima volta non ci sono riuscito. Nemmeno la seconda volta. Ero prigioniero in Libia. Bisogna pagare molto per uscire di prigione.  Ci hanno picchiato e torturato in molti modi. Ho sentito che in Europa ci sono i diritti umani e mi sono detto: Devo andarci!". A parlare è un migrante originario del Sudan, salvato in mare dall'organizzazione Humanity1. La sua testimonianza è contenuta in un report dal titolo "Humanity Overboard" pubblicato oggi dall’ong  in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato,rapporto , con analisi dell'emergenza umanitaria in corso nel Mediterraneo.  Nel documento l'organizzazione civile di ricerca e salvataggio dimostra la realtà delle violazioni legali e dei diritti umani da parte degli Stati membri dell'UE e mostra le conseguenze disumane per le persone in cerca di protezione.

L'analisi del sondaggio esclusivo e le testimonianze dei rifugiati forniscono approfondimenti sulle ragioni e sulle esperienze delle persone in fuga attraverso il Mediterraneo. Un totale di 190 persone, un quarto delle quali minorenni, ha partecipato al sondaggio anonimo, condotto a bordo della Humanity 1 tra settembre 2022 e giugno 2023. I risultati del sondaggio smentiscono chiaramente la percezione generale che ci sia un solo motivo per cui le persone fuggono. "Prima che una persona decida di lasciare la propria casa per un futuro incerto in un Paese straniero, senza il sostegno della propria famiglia e della propria rete personale, devono concorrere molte cose, per non parlare del pericoloso viaggio stesso", afferma Wasil Schauseil, portavoce di SOS Humanity. "Le ragioni per cui le persone fuggono dal loro Paese d'origine sono diverse e interconnesse, con la guerra e la violenza come fattori principali". La maggior parte delle persone salvate dall'equipaggio di Humanity 1 proveniva dalla Siria, devastata dalla guerra.

Le persone in cerca di protezione sono esposte a gravi violazioni dei diritti umani in Paesi come la Libia e la Tunisia, con cui l'UE e i suoi Stati membri collaborano esplicitamente per prevenire i movimenti migratori. Oltre la metà degli intervistati fuggiti dalla Libia ha dichiarato di essere stata detenuta arbitrariamente per periodi fino a diversi anni in condizioni disumane. Secondo la missione d'inchiesta indipendente delle Nazioni Unite sulla Libia, sono quindi vittime di un crimine contro l'umanità. 

 Un quarto degli intervistati aveva già tentato di attraversare il Mediterraneo centrale dalla Libia tre o quattro volte prima di essere soccorso dall'equipaggio di Humanity 1. Un sopravvissuto del Sudan a bordo della Humanity 1 ha riferito: Sulla base di esperienze operative concrete, il rapporto svela come l'incapacità di fornire assistenza, l'esternalizzazione delle responsabilità a Paesi terzi e l'ostruzione del soccorso marittimo da parte dell'UE e dei suoi Stati membri, come l'Italia e Malta, rendano il Mediterraneo una delle rotte dei rifugiati più letali al mondo.

"Il rapporto dimostra nero su bianco come le richieste di soccorso delle persone in fuga nel Mediterraneo centrale non vengano deliberatamente trasmesse alle navi di soccorso civili. I soccorsi sono ostacolati dalle autorità europee o interrotti dalla cosiddetta Guardia costiera libica, in alcuni casi con la forza delle armi", spiega Mirka Schäfer, esperta di politiche di SOS Humanity. "Le persone in difficoltà vengono lasciate annegare consapevolmente - la loro scomparsa silenziosa nel vasto mare è data disumanamente per scontata - oppure vengono riportate in Libia da criminali pagati a caro prezzo e falsamente etichettati come guardacoste. Si tratta di una violazione del diritto internazionale. SOS Humanity chiede all'UE e ai suoi Stati membri di ripristinare l'Europa come "spazio di libertà, sicurezza e giustizia", invece di privare ulteriormente i rifugiati dei loro diritti e lasciarli morire in massa nel Mediterraneo". L'organizzazione di ricerca e soccorso SOS Humanity chiede inoltre un programma di salvataggio marittimo coordinato a livello europeo. Dal 2014, più di 23.500 persone fuggite attraverso il Mediterraneo centrale sono state date per morte o sono scomparse.

 


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