6 marzo 2020 ore: 09:32
Società

La bambina che adora Spiderman, un cortometraggio sugli stereotipi di genere

Si chiama “Mi piace Spiderman… e allora?” il corto del regista fiorentino Federico Micali tratto dall’omonimo libro di Giorgia Vezzoli. “Chi l’ha detto che i supereroi sono solo per maschi?”

FIRENZE – Chi l’ha detto che i supereroi sono solo per maschi? Parte da questa domanda il cortometraggio del regista fiorentino Federico Micali dal titolo “Mi piace Spiderman… e allora?”, tratto dall'omonimo libro di Giorgia Vezzoli. Il corto si interroga sugli stereotipi di genere e cerca di ribaltare luoghi comuni e pregiudizi. 

Protagonista del cortometraggio è Cloe, una bambina di sei anni con una grande passione: Spiderman! Per iniziare il primo giorno di scuola non poteva che scegliere la cartella del suo personaggio preferito. Ma la scoperta della scuola (e del mondo) di Cloe si arresta davanti a una domanda: perché le bambine non possono avere un supereroe preferito? Perché, quando sfoggia lo zaino nuovo, tutti, persino il negoziante, le dicono che «è da maschi»? Il viaggio di Cloe parte proprio da qui: dalla scoperta che esiste un universo per i maschi e un altro per le femmine. Una divisione che parte dai vestiti e dai giocattoli per arrivare alle immagini usate dalla pubblicità, ai cartoni animati, fino alle parole usate nel linguaggio del nostro quotidiano.

 

«Perché la maestra ha detto che i bambini sono bravi? Le bambine forse non lo sono?», si chiede Cloe. Perché se gioca a calcio la chiamano maschiaccio? E perché non può farsi la cresta nei capelli? E perché, se piange, la chiamano femminuccia? Come mai nel manifesto pubblicitario di un’auto, c’è una ragazza in reggiseno? Il mondo che Cloe racconta in prima persona, visto con gli occhi di una bambina, sembra in effetti molto strano!

 

“Gli occhi di una bambina di sei anni – ha spiegato il regista Micali - diventano spesso la lente con cui un padre inizia a riscoprire il mondo che lo circonda. E così anche io, attraverso le domande e le osservazioni delle mie due figlie, mi sono scoperto a meravigliarmi di un mondo fatto a compartimenti stagni, in cui le bambine sono subissate fin da piccole da Cenerentole (con Principi Azzurri annessi) o dalle forme anoressiche delle Winx, dall'onnipresente colore rosa e dalle immancabili coroncine da principessa. Mi sono imbattuto quasi per caso nel libro di Giorgia (me lo ha portato trionfante mia figlia piccola, che aveva visto sulla copertina una bambina con lo zaino di Spiderman) e ci ho ritrovato la sceneggiatura del mio quotidiano, dove le domande delle bambine mettono a nudo una serie di luoghi comuni appartenenti all'ampia schiera degli stereotipi di genere. Mi sono trovato a pensare che sarebbe stato bello, e anche efficace, traslare in immagini questo mondo, proprio attraverso il racconto di Cloe. Sarà lei, a dodici anni, a raccontare in prima persona (e in voce off) la scoperta di questa realtà durante la prima elementare”.

 

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