1 ottobre 2014 ore: 10:28
Non profit

La cooperazione? Un'idea vaga o stereotipata. Tra media e ong un rapporto da costruire

Indagine del Consorzio delle Ong piemontesi su un campione di 79 testate locali e 32 enti. La maggioranza degli articoli è di dimensioni ridotte e fa riferimento a eventi locali; si parla poco di quanto accade nel sud del mondo. E le organizzazioni non sembrano interessate a comunicare con i media
Cooperazione, ombra di persone in cerchio

TORINO - Se ne parla quasi esclusivamente in occasione di rapimenti, guerre, disastri naturali; ma è un dato di fatto che chiunque, oggi, ha almeno un’idea di cosa sia la cooperazione internazionale. Peccato però che, nella maggior parte dei casi, si tratti di un’idea vaga e stereotipata; e che la responsabilità, a quanto pare, sia da attribuire anche a media, giornali e giornalisti. Oltre che alle stesse organizzazioni, che spesso non sembrano in grado di comunicare al meglio i propri contenuti.  È quanto emerge da un’indagine condotta dal Consorzio delle Ong piemontesi; che, in collaborazione con l’Università di Torino, ha monitorato, nell’arco di tre mesi, un campione di 79 testate locali (divise tra tv, siti web e pubblicazioni cartacee), 32 Ong e 19 enti locali del territorio sabaudo. Con l’obiettivo di valutare il rapporto esistente tra il mondo dei media e quello dei cooperanti sul territorio piemontese, uno dei più ricchi di iniziative editoriali in tutto il paese.

Due mondi che, stando a quanto emerge dalla ricerca, comunicano a fatica e a fasi alterne. È evidente, ad esempio, che il tema della cooperazione fatica a trovare una chiara collocazione all’interno dei media piemontesi; soffrendo di una dinamica per la quale si parla molto di ciò che le organizzazioni fanno a livello locale, e molto poco di quanto accade nei paesi d’intervento. Su 240 articoli presi in esame (su testate web e cartacee di 8 province piemontesi), infatti, oltre il 40 per cento era pubblicato nelle pagine di cronaca locale, mentre un altro 12 per cento si trovava nelle sezioni di Cultura e spettacolo. Poco o nulla finisce invece nelle sezioni di Attualità, Esteri ed Economia: le prime due raccolgono entrambe il 3 per cento, mentre un misero un per cento spetta all’ultima. Appena 55, poi, sono gli articoli in cui è stata data la parola agli attori della cooperazione: a parlare, nel 78 per cento dei casi, erano operatori locali delle Ong, mentre solo il 3 per cento di quei “pezzi” citava testimoni provenienti dal sud del mondo.  Ciò accade perché la maggior parte degli articoli (quasi il 75 per cento di quelli analizzati) fa riferimento a eventi locali, spesso molto piccoli, come raccolte fondi o presentazioni di libri. Quasi sempre, poi, si tratta di “pezzi” di dimensioni molto ridotte, pubblicati spesso senza il corredo di foto o la firma dell’autore; e realizzati, presumibilmente, senza aggiungere molto ai comunicati stampa inviati dalle relative organizzazioni.

Queste ultime, dal canto loro, sembrano spesso disinteressate a comunicare i propri contenuti: appena il 15 per cento delle ong interpellate in Piemonte possiede un ufficio stampa; mentre il 41 per cento si serve di volontari per mansioni di questo genere. Soltanto il 59 per cento delle organizzazioni, poi, ha l’abitudine di diffondere comunicati stampa per raccontarsi e segnalare le proprie attività. Il discorso cambia quando si prende in esame la comunicazione veicolata attraverso un proprio sito web: una strategia, questa, utilizzata dal 91 per cento degli enti interpellati, ma giudicata “autoreferenziale” dagli autori della ricerca. 

Tornando ai media, le cose non vanno affatto meglio quando, al posto del web e della carta stampata, si prende in esame l’informazione televisiva: nei tre mesi d’indagine, l’edizione piemontese del TgR non ha riportato un singolo riferimento alla cooperazione; un dato che, sottolineano i ricercatori, potrebbe essere comunque dovuto all’assenza di eventi di rilievo nel periodo in questione. E che cozza con quanto dichiarano i giornalisti della testata, che in un questionario sottopostogli dai ricercatori hanno affermato di dedicare abitualmente spazio al tema dello sviluppo internazionale.

Resta il fatto che, in Piemonte, il rapporto tra i giornalisti e il mondo della cooperazione sembra tutto da costruire. Per il momento, secondo Umberto Salvi, presidente del Consorzio Ong piemontesi, si tratta “di una relazione strumentale, che spesso lascia adito a incomprensioni”.  “Ne sono alla base molti fattori, - precisa Salvi - dalla scarsità di figure professionali di comunicazione nelle Ong, alla insufficiente formazione  dei giornalisti su questi temi. Ma si tratta di limiti sui quali è tuttavia  possibile intervenire”.

Ed è proprio questo, in effetti, lo scopo ultimo dell’indagine. Condotta nel quadro del progetto europeo “DevReporter Network”, parallelamente a due analoghi studi svolti in Spagna e Francia, la ricerca punta alla creazione “di una rete di giornalisti e ong attivi nel comunicare i temi dello sviluppo e della cooperazione internazionale, prevedendo anche formazioni professionali e meeting per facilitare l’incontro tra le due categorie”. Lo studio, rivolto agli operatori umanitari e dell’informazione, è stato pubblicato in un ebook dal titolo “La cooperazione internazionale fa notizia?”. Il volume può essere scaricato gratuitamente sulla pagina facebook del Consorzio Ong Piemontesi, cliccando all’indirizzo:  http://bit.ly/EbookCOP  (ams)

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