17 febbraio 2022 ore: 11:15
Salute

La Corte Costituzionale boccia il referendum sulla cannabis

Dichiarato inammissibile il referendum. Le reazioni. Cappato: "Ulteriore micidiale colpo a istituzioni e democrazia". Modavi: "Una buona notizia". Papa Giovanni XXIII: "Vittoria per i giovani che cercano la vita". Comunità Incontro: "Non esistono ‘sostanze’ leggere o terapeutiche da legalizzare". Arci: "Nostra legislazione indietro di decenni"
Pianta di cannabis, marijuana, droghe

ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato innammissibile il referendum sulla cannabis. Lo ha annunciato il presidente della Consulta, Giuliano Amato, in conferenza stampa dopo la Camera di consiglio. “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis sulla quale, con le parole, c’è stata una parziale analogia con il quesito dell’eutanasia”, ha precisato Amato.
“Basti dire – ha proseguito il presidente della Consulta – che il quesito è articolato in tre sotto-quesiti. Il primo relativo all’articolo 73 comma 1 della legge sulla droga prevede che scompare tra le attività penalmente punite la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, ma la cannabis è alla tabella 2, quelle includono il papavero la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo – ha spiegato Amato – è sufficiente per farci violare obblighi internazionali plurimi che abbiamo e che sono un limite indiscutibile dei referendum. E ci portano a constatare l’inidoneità dello scopo perseguito”.

“La Corte costituzionale presieduta da Giuliano Amato ha completato il lavoro di eliminazione dei referendum popolari. Dopo eutanasia anche Cannabis. Hanno così assestato un ulteriore micidiale colpo alle istituzioni e alla democrazia”. Scrive su Twitter Marco Cappato, dell’Associazione Luca Coscioni.

Sempre su twitter la Comunità Papa Giovanni XXIII commenta: “Una vittoria per i giovani che cercano la vita! L'Alta Corte svela l'inganno del referendum che avrebbe potuto permettere la coltivazione di qualsiasi droga, non solo cannabis, ma anche oppio e coca”.

Per Mario Pozzi, presidente nazionale del Modavi Onlus “la bocciatura del quesito referendario riferito al 'Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope' è una buona notizia per l'Italia e per tutto quel mondo del Terzo settore e del volontariato che da sempre combatte battaglie per la vita, contro la cultura della morte, dello sballo e della criminalità”. “Il quesito referendario, come spiegato dal Presidente Amato, - aggiunge Pozzi - prevedeva la scomparsa del divieto di coltivazione di qualsiasi pianta, altro che cannabis, come il papavero da oppio e la coca: inaccettabile. Il Modavi esprime piena soddisfazione per la decisione della Corte Costituzionale, ma non si ferma e annuncia una rinnovata mobilitazione contro tutte le dipendenze patologiche e a sostegno di stili di vita sani e sostenibili”.

Sulla decisione della Corte Costituzionale è intervenuta anche la Comunità Incontro Onlus, struttura terapeutica fondata da don Pierino Gelmini: “Non esistono ‘sostanze’ leggere o terapeutiche da legalizzare. Il NO è netto a qualsiasi tipo di sostanza che crei dipendenza, come la cannabis, il SI è convinto per una vita libera dalle droghe. – si legge in una nota - Alla luce di questo, la decisione della Consulta è un risultato importante per continuare ad operare e agire nel rispetto dei più alti valori della vita e rappresenta altresì uno slancio per lavorare con forza sulla prevenzione affinché l’opinione pubblica sia pienamente informata sui rischi che può comportare l’assunzione degli stupefacenti. Giampaolo Nicolasi, capostruttura della Comunità sottolinea anche l’urgenza di strumenti aggiornati ed efficaci. “La vera emergenza non è un referendum sulla depenalizzazione della cannabis ma un adeguamento del DPR 309/1990 il Testo Unico che fornisce agli attori che operano nel campo delle dipendenze le disposizioni necessarie per affrontare le conseguenze della droga. Il testo è fermo da trent’anni ed è doveroso aggiornarlo, per ripensare l’intero sistema dei servizi e degli interventi che riguardano la prevenzione, la cura e la riabilitazione delle patologie da dipendenza”. “La diffusione del Covid - prosegue Nicolasi – le difficoltà dovute alla crisi economica e il conseguente disagio sociale, per noi operatori si traducono in soglia di massima allerta: le oscillazioni che registriamo nelle addiction sono sempre più significative e di nuove sostanze se ne contano centinaia ogni anno. In una fase difficile – sostiene il capostruttura - chiediamo alla politica e alle istituzioni di rafforzare il dialogo con gli operatori del settore affinché vengano fatte scelte concertate e pertinenti con l’attuale scenario e non pericolosi tentativi di depenalizzazione del consumo di cannabis che come risultato avrebbe portato ad un aumento dei casi di dipendenza da sostanze.” “Alla luce della decisione e dopo la Conferenza sulle dipendenze svoltasi lo scorso mese di Novembre a Genova, l’auspicio – conclude Nicolasi – è che il Governo tenga in considerazione le proposte fornite dal pubblico e dal privato e che venga incontro alle esigenze del settore”.

"La nostra legislazione è indietro di decenni sui diritti civili, sullo ius soli, sull'eutanasia. E ora, nonostante le 630 mila sottoscrizioni raccolte in pochissimi giorni, indietro anche sulla legalizzazione della cannabis e la decriminalizzazione dell’uso delle altre sostanze. - commenta Arci - Viviamo in un Paese vittima di un Parlamento che non sa legiferare e di una Consulta che dovrebbe assumersi l’onere, come in passato, di indicare al Parlamento i temi su cui è urgente promulgare nuove leggi, e non lo fa. Anche in questo caso leggeremo le motivazioni della sentenza, ma non possiamo non prendere atto che i cittadini non potranno esprimersi sui due referendum che riguardano più da vicino i loro diritti". (DIRE - Rs)

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