8 luglio 2015 ore: 16:25
Salute

La crisi aggredisce la spesa sanitaria: in Italia è scesa al 9,2%

Roma - La crisi finanziaria ed economica internazionale ha aggredito la spesa pubblica, in particolare quella sanitaria. Di fronte a disoccupazione e poverta', infatti, i governi tendono ad affrontare i problemi di bilancio tagliando i servizi in na...
Corsia di ospedale vuota

Roma - La crisi finanziaria ed economica internazionale ha aggredito la spesa pubblica, in particolare quella sanitaria. Di fronte a disoccupazione e poverta', infatti, i governi tendono ad affrontare i problemi di bilancio tagliando i servizi in natura, come appunto la sanita', riducendo le risorse pubbliche e caricando i costi sulla spesa privata. Ed e' proprio in questa direzione che negli ultimi anni si sono orientati i governi maggiormente in difficolta' con i bilanci pubblici.

In Italia, nel 2012, la spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) e' scesa al 9,2% del Pil contro il 9,4% del 2009. Il ridimensionamento e' stato ancor piu' pesante nel Regno Unito, dove la spesa e' scesa dal 9,7% al 9,3%, e nei Paesi scandinavi (dal 10,2% al 9,8%). Anche in Francia e in Germania, dove si spendono oltre 2 punti di Pil in piu' rispetto al nostro Paese, le risorse per la salute sono state contenute, in particolare in Germania (dall'11,8% all'11,3%), mentre in Francia la spesa e' stata stabilizzata all'11,6%. I dati emergono dalla relazione della Commissione sanita' del Senato sullo stato del Servizio sanitario nazionale.

Gli effetti della recessione sulla spesa sanitaria, emerge ancora dal documento, sono stati ancor piu' pesanti nei Paesi a rischio default: in Grecia la spesa sanitaria complessiva e' scesa dal 10,2% del 2009 al 9,3% nel 2012; in Irlanda dal 9,9% all'8,9%; in Portogallo dal 10,2% al 9,5%; in Spagna dal 9,6% al 9,3%. Tra il 2009 e il 2012, inoltre, la crescita reale della spesa sanitaria e' stata contenuta ovunque. In Italia le risorse per la salute hanno evidenziato una crescita reale negativa del 3,5% nel 2011 e del 2,8% nel 2012.

Nei Paesi a rischio default che hanno beneficiato dei pacchetti di 'bailout' della troika (Grecia, Irlanda e Portogallo), la dimensione dei tagli alla sanita' e' stata di gran lunga superiore alla decrescita dell'economia. In Grecia, in particolare, la copertura universale del sistema sanitario e' fortemente compromessa: i programmi di austerita' hanno infatti costretto ad aggredire la spesa sanitaria pubblica in valori reali del 13,8% nel 2010, di un ulteriore 3,1% nel 2011 e ancora del 12,3% nel 2012. L'Irlanda nel 2010 ha tagliato invece la spesa sanitaria pubblica del 12,2% in valori reali e, nonostante una crescita reale positiva, nel 2011 ha continuato con una riduzione delle risorse pubbliche del 5,8%(+1,6 per cento nel 2012).

Analoghi contenimenti della spesa sanitaria pubblica, poi, si sono registrati in Spagna (-0,5% nel 2010; -3,3% nel 2011; -5,4% nel 2012) e nel Regno Unito (-1,1% nel 2010 e nel 2011; +1,4% nel 2012). Si tratta, nello specifico, di due Paesi che in questo periodo di crisi sono interessati da riforme del sistema in senso privatistico. Il sistema sanitario spagnolo, caratterizzato da sempre da un forte decentramento, ha avuto grossi problemi quando ha visto ridursi le risorse disponibili che arrivavano dal governo centrale. In assenza di una politica forte unitaria di governo della spesa sanitaria e di programmazione della sanita', dunque, si sono avuti forti aumenti dei ticket e il ricorso forzato ad alcune misure di tipo assicurativo.

In Inghilterra, invece, e' stata accelerata la trasformazione degli ospedali pubblici in fondazioni, mentre le cure primarie di medicina di base e specialistica sono state riorganizzate attraverso consorzi che gestiscono fondi i quali, conclude infine la relazione della Commissione sanita' del Senato, possono assumere la forma di agenzie private con medici alle dipendenze.

(DIRE)

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