La diaspora dei siriani: circa 100 a Milano, con il sogno del Nord Europa
siriani a Milano
MILANO – Sono circa un centinaio i siriani ospiti delle strutture di accoglienza messe a disposizione del Comune di Milano. Quasi tutti in transito: sembra che il Nord Europa resti ancora nei sogni dei profughi. Venti stanno in via Aldini, struttura gestita da Fondazione Progetto Arca, la prima ad essere stata aperta, in ottobre da Palazzo Marino. Fino ad oggi almeno 700 persone sono passate da lì. Ora è a mezzo servizio: "Un piano è impegnato per il piano antifreddo (quindi per l'ospitalità dei senza fissa dimora, ndr) e la disponibilità totale è sempre di 240 posti", spiega Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione. Gli altri 80 sono in una struttura in via Fratelli Zoia, gestita dal Consorzio Farsi Prossimo, dove Fondazione Progetto Arca ha in mano la distribuzione dei pasti.
"È difficile da interpretare questo flusso migratorio – spiega Sinigallia – ci sono settimane in cui non accade nulla ed altre in cui nel giro di un paio di giorni arrivano 130 persone, tra siriani ed eritrei usciti da un Cara". Via Aldini in particolare era ad un passo della chiusura, ma il comune ha ancora preso tempo con il timore di nuovi arrivi. Qualche famiglia, sfiancata dal viaggio e intimorita dall'idea di un respingimento alla frontiera, sta prendendo in esame l'ipotesi di chieder asilo qui. Finora non si era mai verificata questa ipotesi. Ma finora sono solo voci registrate dagli operatori dei due centri d'accoglienza.
"Per fortuna che i siriani della diaspora si stanno muovendo: dai governi europei non è arrivato nessun aiuto". Ahmed Maani, presidente di Insieme per la Siria libera, associazione che ha lavorato con il Comune di Milano per aprire i centri d'accoglienza, è appena rientrato dal campo profughi di Idlib, poco lontano dal confine turco. Si trovano 25 mila persone, in condizioni igieniche disastrose. "Manca tutto, dal cibo ai medicinali, persino il veleno con cui tenere lontano i topi. A confronto, l'accoglienza a Milano è un hotel cinque stelle", aggiunge. Nemmeno per lui è facile prevedere quando quest'ondata migratoria potrà esaurirsi. Difficile quindi che via Aldini possa chiudere i battenti in tempi brevi. (lb)