La Marina: nessun ordine di chiudere Mare nostrum, andiamo avanti
BRUXELLES - Ancora nessun ordine ufficiale è stato ricevuto dalla marina militare italiana per la cessazione di Mare nostrum. A comunicarlo oggi a Bruxelles l’ammiraglio Filippo Maria Foffi, comandante in capo della flotta navale italiana e di conseguenza primo responsabile dell’operazione che ha come scopo il combattere i trafficanti di immigrati ma soprattutto il salvare vite umane.
Parlando in una conferenza organizzata dall’Ecre (il Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esuli), l’ammiraglio Foffi ha sottolineato come Mare nostrum andrà avanti oltre il 1 novembre, quando inizierà la nuova operazione Frontex nel Mediterraneo chiamata Triton, per facilitare un passaggio di consegne efficace e senza problemi di sorta.
“Non ho visto ancora nessun documento ufficiale riguardante Triton, solo tante bozze di lavoro, quindi non mi sento di commentare sulle forze che saranno messe in campo dall’agenzia per il controllo delle frontiere esterne dell’UE - ha spiegato l’ammiraglio - ma mi rallegro di quanto ho sentito oggi da un funzionario Frontex che ha rassicurato sul fatto che con Triton parteciperanno anche a operazioni di salvataggio di vite in mare”.
“Dopo un anno in cui abbiamo agito da soli con Mare nostrum, col solo aiuto di una nave slovena, sono contento che finalmente l’UE si prenda le sue responsabilità e metta in campo una vasta operazione i cui risultati, però, dipenderanno dalla volontà di collaborare di tutti gli Stati membri e dai mezzi messi a disposizione”.
“Mare nostrum intanto va avanti esattamente come è cominciata il 18 ottobre dell’anno scorso - continua Foffi - e collaboreremo con Frontex con tutte le capacità di cui disponiamo. Quando abbiamo iniziato con l’operazione Mare nostrum, pensavamo che durasse solo un paio di mesi. Era un’operazione di emergenza e resta tale, è un’aspirina per un malato con la febbre molto alta che avrebbe bisogno di antibiotici, e non è la soluzione del problema dell’immigrazione irregolare. Poi, col passare del tempo, nessuno ci ha detto di smettere e fino a ora ancora non abbiamo ricevuto ordini di farlo, quindi noi continuiamo come abbiamo fatto dal primo giorno in cui Mare nostrum è partita. Sicuramente riceveremo ordini a livello politico di interrompere l’operazione, ma al momento tali ordini non sono ancora arrivati”.
“Da militare - spiega l’ammiraglio - non posso anticipare quello che succederà fra una settimana o fra quindici giorni. Da cittadino europeo, invece, constato come l’UE non ha reagito per un anno al fatto che l’Italia gestiva la situazione praticamente da sola con Mare nostrum e invece, quando Alfano ne ha annunciato la cessazione, finalmente c’è stata una presa di responsabilità”.
“Fino a ora le decisioni del governo italiano, in particolare quella di continuare con Mare nostrum per oltre un anno, sono state decisioni responsabili. Ma l’operazione non è stata amata da tutti. Ho letto molti giornali parlare di pulling factor, del fatto che Mare nostrum faciliterebbe l’arrivo di migranti irregolari in Europa. Ci tengo a dire che queste teorie non sono supportate dai fatti: gli immigrati partono tre mesi prima del viaggio che li porta in Italia, da paesi molto lontani. Non sanno di Mare nostrum, non sanno della marina militare italiana, spesso muoiono in Africa durante la traversata del deserto o vengono catturati e messi in prigioni che chiamarle prigioni è davvero un eufemismo. Ma credete davvero che la presenza o meno di Mare nostrum possa incoraggiarli a fare o non fare la traversata? Credete davvero che loro sappiano qual è la situazione nelle nostre acque quando intraprendono il viaggio? E poi, come detto, in tre mesi le cose cambiano quindi anche se lo sapessero quando partono dai loro paesi d’origine, non sanno se troveranno la stessa situazione una volta che dovranno imbarcarsi. Ma ripeto, gli immigrati che partono tipo dall’Eritrea o dall’Etiopia non hanno informazioni su Mare nostrum”.
“Poi c’è un altro fatto – prosegue Foffi - si parla di tremila morti in mare nel 2014. Secondo me sono molti di più. Però non si può fare una statistica prendendo il numero di vittime di quest’anno, in cui nel Mediterraneo ci sono state navi italiane permanentemente a pattugliare il mare, e confrontare la cifra con i dieci anni precedenti in cui non c’era un tale pattugliamento costante. E’ normale che quest’anno si siano registrati più morti. Prima la gente moriva e noi nemmeno lo sapevamo. Abbiamo testimonianze di migranti che ci dicono che su dieci barconi partiti solo uno ne arrivava, e chi registrava questi morti prima di Mare nostrum?”
Un altro sassolino dalla scarpa l’ammiraglio se lo toglie parlando dell’identificazione a bordo delle navi di Mare Nostrum: “Non possiamo da un lato salvare della gente che sta annegando e dall’altro costringerli con la violenza a essere identificati. Ci sono regole a livello di Unione Europea che sono ferree, ma poi c’è la realtà. Noi salviamo vite in mare e poi chiediamo agli immigrati di farsi identificare, facciamo loro delle foto, ma se non vogliono farsi identificare non li costringiamo. D’altro canto il diritto comunitario è paradossale in tal senso: c’è un siriano che, per esempio, ha un fratello, una sorella o un genitore in Svezia, lì ha una casa, un posto letto, una famiglia, un lavoro, un sostegno economico. Ma per la Convenzione di Dublino lui dovrebbe essere identificato in Italia e non potrebbe lasciare l’Italia per un altro paese. E’ normale che non voglia farsi identificare no? Noi ci atteniamo all’obbligo di salvare vite sancito dal diritto internazionale, poi per l’identificazione ovviamente incoraggiamo i migranti a farlo, ma non li costringiamo di certo con la forza”
Infine, l’ammiraglio Foffi definisce buoni i risultati dell’operazione: “Almeno 150 mila persone salvate, almeno settecento scafisti e trafficanti catturati e che ora sono nelle nostre prigioni, decine di imbarcazioni sequestrate, distrutte o portate in porti italiani e rese inutilizzabili per il traffico di immigrati irregolari. Ci tengo poi a ringraziare i mediatori che hanno collaborato con noi, spesso anche loro immigrati che hanno fatto la traversata e che vivono in Italia da un po’ di tempo e che ci danno un aiuto essenziale per parlare con le persone che salviamo in mare. Senza il loro contributo, il nostro compito sarebbe impossibile. E un’ultima cosa che mi preme dire è che Mare nostrum è sempre stata molto trasparente: abbiamo accolto tutte le richieste da parte dei giornalisti che volevano passare giorni o settimane sulle nostre navi per documentare di persona come lavoriamo, in modo che non dobbiamo essere noi a raccontarlo”. (Maurizio Molinari)