La pasta all'uovo dei giovani disabili sfida il mercato
La storia del laboratorio ha le sue radici nell’Associazione grossetana genitori di bambini disabili, sul territorio ormai da 25 anni. Le riflessioni maturate nel tempo dalle famiglie intorno ai problemi del ‘dopo di noi’ - garantire la qualità della vita dei propri figli e l’accesso al lavoro – portano nel 2005 alla nascita della ‘Fondazione il Sole’ concepita come strumento per realizzare i progetti nei vari settori. Risorse del cinque per mille, donazioni e raccolte fondi, compartecipazione delle famiglie e contributi pubblici sono i principali canali che danno linfa a una realtà oggi consolidata e riconosciuta nel territorio come istituzione. Dalla Fondazione prendono vita una residenza sanitaria per disabili, che ospita 14 persone, e numerose attività di integrazione. Sul fronte lavoro, nel 2012 nascono – anche grazie a risorse del Fondo sociale europeo – la cooperativa sociale di tipo B ‘Raggi di sole’ e contestualmente il pastificio artigianale, gestito dalla stessa cooperativa.
“L’impresa senza handicap”: così recita lo slogan della locandina che pubblicizza l’attività, specializzata anche nel fornire sughi pronti e pasta senza glutine. “La cooperativa impiega nove persone, di cui sette disabili, impegnate nel negozio”, spiega il presidente Massimiliano Frascino, a capo anche della ‘Fondazione il Sole”, giornalista free-lance coinvolto dalla vita nelle problematiche della disabilità dopo aver perso l’uso delle gambe per un infortunio in una partita di rugby. “Una volta creata la cooperativa, volevamo affrontare il mercato vero e proprio, attivare tutto quello che può favorire l’autonomia e la qualità della vita; per questo è nato il pastificio. La molla è quella del lavoro autentico”, sottolinea.
A lavorare al laboratorio artigianale, con la collaborazione di una cuoca, ci sono quattro ragazzi e tre ragazze sotto i 35 anni con deficit intellettivo di varia natura e gravità, attivi ciascuno per tre giorni a settimana e su diversi turni. Tra loro c’è chi è più produttivo e chi lo è meno, ma tutti hanno seguito corsi di preparazione alla realtà della cooperativa, imparando l’uso dei macchinari; percepiscono stipendi dai 300 ai 700 euro. Un percorso graduale, maturato insieme alle famiglie dei giovani, scelti tra le circa 70 persone dell’Associazione grossetana coinvolte nelle iniziative di socializzazione della Fondazione. La vera scommessa ora è rimanere sul mercato, rafforzando un’attività partita con il piede giusto, che vanta già una numerosa clientela ma deve anche inventarsi idee per far crescere il giro. È già operativa la gestione di piccoli catering presso il centro sociale della ‘Fondazione: “Quando il centro viene affittato per convegni o altre iniziative, il pastificio si occupa di preparare il pranzo, la cena o l’aperitivo. E grazie all’accordo con una cooperativa di pescatori di Marina di Grosseto, una volta al mese è disponibile un menù con pesce di stagione – riferisce Frascino –. Vorremmo anche partire con le consegne a domicilio e bisognerebbe cercare di ampliare la clientela tra i ristoranti, in modo da garantirci ordini più sostanziosi”.
L’energia e la voglia di impegnarsi oltre i propri limiti non mancano in uno staff che in occasione del Natale ha preparato 6mila tortelli in un giorno. Quello che davvero fa la differenza è la percezione di lavorare in un contesto reale, che fa i conti con le regole del mercato. “La vita di questi giovani è cambiata – aggiunge il presidente della cooperativa –: hanno un ruolo sociale, soddisfazione e stimoli continui, la possibilità di interloquire con clienti e fornitori. Si è aperto per loro un mondo di relazioni da cui erano esclusi”. Sono proprio la socializzazione e il rendere la vita più ordinaria possibile le chiavi di tutte le attività con cui, oltre al pastificio, la Fondazione coinvolge i ragazzi dell’associazione. Tra loro ci sono persone con sindrome di Down e problematiche motorie, ma anche con disturbi legati all’autismo o patologie psichiatriche. Uno staff di dieci operatori è a disposizione per far sperimentare loro la quotidianità: fare la spesa, impegnarsi in laboratori per costruire manufatti da rivendere, dedicarsi al pattinaggio o all’ambientalismo attivo per superare le paure. “È molto importante anche la gestione del tempo libero – afferma Roberto Marcucci, coordinatore delle attività e dei servizi della ‘Fondazione il Sole’ –. Due o tre volte a settimana i ragazzi si dedicano a quello che farebbe qualunque loro coetaneo: le ‘vasche’ sul corso in centro, il teatro, una pizza. In futuro vorremmo prendere in affitto uno o due appartamenti per coloro che hanno maggiore spinta all’autonomia. Le persone e le problematiche possono essere molto diverse tra loro, ma certamente i bisogni veri rimangono sempre gli stessi”. (Sara Mannocci)