La protesta dei minori stranieri, ospiti del centro Archi. "E’ vera emergenza"
Un momento della protesta al centro accoglienza Archi Cep di Reggio Calabria
Un momento della protesta al centro accoglienza Archi Cep di Reggio Calabria |
REGGIO CALABRIA - E’ finita da poco la protesta dei 340 minori stranieri ospiti del centro accoglienza, nel quartiere Archi Cep di Reggio Calabria. Da stamattina i ragazzi che vivono ammassati nella struttura ricavata nell’ex facoltà di giurisprudenza dell’Università Mediterranea, hanno urlato con forza la loro disperazione reclamando condizioni di vita migliori. I giovani migranti hanno accatastato delle suppellettili all’ingresso del centro, impedendo a chiunque di entrare o uscire. La zona è stata presidiata dalle forze dell’ordine, finché la protesta non si è placata grazie anche all’opera di mediazione dei funzionari dell’ufficio Immigrazione della prefettura che si sono recati sul posto per sedare la rivolta. I manifestanti sono stati salvati nel Mediterraneo e poi sono approdati tutti al porto di Reggio Calabria, durante i continui sbarchi che si stanno susseguendo a ritmo costante nella città dello Stretto.
Oltre che nell’ex facoltà, i minori sono ospitati anche in una palestra vicina. I migranti hanno chiesto di poter contattare le loro famiglie nel loro Paese d’origine ma, soprattutto, hanno manifestato la ferma volontà di essere trasferiti al nord o in altre Nazioni europee, come la Germania dove qualcuno di loro ha già dei parenti e degli amici.
Un'altra immagine della protesta animata dai minori stranieri del centro Archi Cep |
La protesta è letteralmente esplosa perché il centro di Archi non è minimamente attrezzato per accogliere tante persone: scarseggia il cibo, mancano l’acqua calda e il sapone per lavarsi; si dorme su delle brandine o a terra con dei sacchi a pelo. Inoltre, i giovani migranti hanno lamentato il fatto di ‘essere parcheggiati’ senza poter far nulla in attesa del tanto agognato trasferimento. Settimane, mesi, senza studio o lavoro, aspettando di poter riscattare la propria esistenza, di poterla vivere attivamente. “Non ci sono strutture in Italia in grado di ospitare altri minori – hanno spiegato i funzionari della prefettura - nonostante i nostri continui appelli a tutte le Prefettura d'Italia. Nel momento in cui si liberano dei posti, cerchiamo di privilegiare i più piccoli, tra gli 11 ed i 13 anni. Questa dei minori non accompagnati è una vera e propria emergenza che stiamo cercando di gestire nel miglior modo possibile. La carenza di posti, di strutture di accoglienza adeguate ha trasformato quello che avrebbe dovuto essere un centro di accoglienza provvisorio, in definitivo”.
L'interno del centro accoglienza |
Alla protesta dei migranti si è unita quella dei residenti del quartiere che proprio non vedono di buon occhio la presenza di questa struttura di accoglienza nella loro zona. In molti hanno recriminato il fatto che fra i migranti spesso scoppiano risse, anche di notte. Sempre nelle ore notturne, hanno reclamato gli abitanti di Archi, dal centro si leverebbe musica ad alto volume che impedirebbe ai vicini di poter dormire. Il malcontento dei reggini di Archi è comunque la dimostrazione che la situazione all’interno della struttura è insostenibile. Migranti e residenti si appellano al sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e a tutti i rappresentanti istituzionali che possono effettivamente impegnarsi perché il ‘centro dormitorio’ dove centinaia di giovani vivono senza alcuna prospettiva di futuro, cessi presto di esistere. (msc)