13 giugno 2013 ore: 15:40
Welfare

La riforma dell’Isee, tra vecchi problemi e nuove aspettative

L'indicatore della situazione economica equivalente ha mostrato nel corso del tempo limiti evidenti. Il nuovo Isee mira a monitorare in maniera più fedele il patrimonio, in un’ottica di maggiore equità. Stop all’autocertificazione
ROMA - L'Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) è uno strumento che in Italia permette di misurare la condizione economica delle famiglie. Si tratta di una certificazione per verificare l’esistenza di un diritto di accesso agevolato alle prestazioni sociali o ai servizi di pubblica utilità (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie, servizi socio-sanitari, ecc…).
L’Isee è un indicatore che tiene conto di reddito, patrimonio e delle caratteristiche di un nucleo familiare. E’ stato introdotto nel nostro ordinamento alla fine degli anni ’90 allo scopo di individuare criteri unificati di valutazione della situazione economica. Tutte le amministrazioni per fornire i servizi possono chiedere agli utenti la certificazione Isee per assicurarsi che coloro che li chiedono ne abbiamo effettivamente diritto.
Il Governo ha approntato nel 2012 una bozza di riforma dell’Isee, inserita del decreto “Salva Italia”. Una riforma approdata oggi in Conferenza unificata, all’esame di governatori e sindaci.
 
I limiti dell’Isee. Accanto agli aspetti positivi che tale indicatore ha portato in Italia, negli anni sono emersi anche alcuni limiti evidenti.
In sintesi: l’indicatore ha mostrato scarse capacità selettive, soprattutto per le famiglie più povere, e anche la componente patrimoniale è fortemente limitata dall’operare delle detrazioni e da comportamenti spesso opportunistici. Ne risulta che per quasi il 60% della popolazione Isee il patrimonio non ha alcun effetto sul valore dell’indicatore.
La mancata dichiarazione del patrimonio mobiliare è evidente, soprattutto nel Mezzogiorno, dove il 96% dichiara di non possedere nemmeno un conto corrente o un libretto di deposito (80% la media nazionale).
Infine, permangono differenze nel tenore di vita che non trovano riscontro nell’ordinamento prodotto dall’Isee. Le famiglie dei lavoratori dipendenti, in particolare, hanno un valore Isee molto simile in media a quello degli autonomi, a fronte di un patrimonio anche solo immobiliare di questi ultimi che è pari, in media, a più del doppio di quello dei primi.
 
Isee e disabilità. Le applicazioni pratiche hanno poi evidenziato altre criticità. In particolare, da sottolineare il dibattito in corso (e relativo contenzioso) sulle modalità di compartecipazione al costo delle prestazioni per le persone con disabilità e per i non autosufficienti. Il confronto è su come debba comportarsi il nucleo familiare di tali persone, se cioè con regole speciali (ricomprendendo nel nucleo il solo assistito) o ordinarie. Anche la giurisprudenza non è stata uniforme nella trattazione di questi casi: anche la Corte Costituzionale si è espressa in senso contrario con sentenza del dicembre 2012.

Isee e famiglie. Problemi si sono osservati in misura sempre maggiore anche in relazione al diffondersi di strutture familiari non tradizionali. Un caso evidente è quello dei genitori naturali non conviventi: nella costruzione dell’Isee questi genitori restano fuori dal nucleo familiare dei propri figli, anche quando sono erogate prestazioni in loro favore.
Problematico è anche l’utilizzo dell’indicatore per quelle famiglie per la quali la situazione economica muta radicalmente a causa della perdita del posto di lavoro di uno dei membri (o chiusura dell’attività per un lavoratore autonomo). Infatti, l’Isee è basato sui redditi contenuti nella dichiarazione dei redditi, che a sua volta contiene indicazione dei redditi dell’anno precedente quello della dichiarazione. Nell’Isee, pertanto, i cambiamenti di reddito si registrano con un certo ritardo, in alcuni casi fino a quasi due anni dopo, quando magari il lavoro è stato ritrovato (in questo senso il nuovo Isee introduce la possibilità di calcolare un “Isee corrente”, cioè più aggiornato).
 
Come cambierà. Secondo le intenzioni del legislatore, con il nuovo Isee la vita per chi cerca di fare il furbo si dovrebbe fare più dura. E dovrebbero migliorare le condizioni, invece, delle fasce più fragili della popolazione.
Quello che entrerà in vigore sarà una sorta di “riccometro”, con l’intenzione di definire un welfare disegnato sui redditi reali delle famiglie. Il tutto monitorando in maniera più congrua e fedele i redditi, il possesso di auto e moto di lusso, ville, ecc…
In generale, il nuovo indicatore prevede: l’inserimento nel “reddito disponibile” anche di somme fin’ora fiscalmente esenti; il miglioramento della capacità selettiva dell’indicatore con una maggiore valorizzazione del patrimonio; una specifica attenzione alle famiglie con carichi particolarmente gravosi, in particolare le famiglie numerose (con tre o più figli) e quelle con persone con disabilità; una differenziazione dell’Isee in riferimento al tipo di prestazione richiesta; il rafforzamento del sistema dei controlli.
 
Stop all’autodichiarazione. Una novità riguarda le informazioni necessarie al calcolo dell’indicatore. Sulla base della disciplina attuale tali informazioni erano interamente fornite dal cittadino con autodichiarazione. Il nuovo provvedimento stabilisce invece che alcune informazioni già disponibili negli archivi dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate siano acquisite dal sistema informativo dell’Isee e non vengano richieste al cittadino.
 
Ruolo delle regioni. Altra modifica rispetto all’Isee attuale riguarda il ruolo delle regioni. Nella determinazione e applicazione dell’Isee, infatti, sono “fatte salve le competenze regionali in materia di normazione, programmazione e gestione delle politiche sociali”. Ciascuna regione, insomma, sarà libera di prevedere criteri aggiuntivi per l’accesso ai servizi in base alle sue disponibilità. Il tutto ovviamente entro certi limiti e salvaguardando l’unicità nazionale dell’Isee.
 
Nuovo Isee e famiglia. In tema di famiglia, il nuovo Isee conferma il principio che i figli minori di anni 18 facciano sempre parte del nucleo familiare del genitore con il quale convivono, e che il minore in affidamento preadottivo faccia parte del nucleo familiare dell’affidatario, ancorché risulti nella famiglia anagrafica del genitore. Si modifica invece, rispetto all’attuale disciplina, il trattamento dei minori in affidamento temporaneo che a discrezione degli affidatari possono fare nucleo a sé, anziché far parte obbligatoriamente del nucleo degli affidatari. Tale previsione, è volta a favorire i nuclei degli affidatari in riferimento alle condizioni di accesso a prestazioni agevolate rivolte al minore affidato (che tipicamente facendo nucleo a sé avrebbe un Isee più basso). Il minore in affidamento e collocato presso comunità è considerato nucleo familiare a sé stante.
 
Nuovo Isee e disabilità. Inoltre, tra le altre cose, si introduce la detrazione di franchigie e spese per tener conto dei maggiori costi sopportati dai nuclei in cui sono presenti persone disabili. Le franchigie sono articolate in funzione del grado di disabilità, con riferimento alla riclassificazione delle diverse definizioni di disabilità, invalidità e non autosufficienza previste dalle diverse norme in vigore, accorpandole in tre distinte classi: disabilità media, grave, e non autosufficienza (franchigia di 3.500 euro per persona con disabilità media, di 5.000 euro per persona con disabilità grave e 6.500 per persona non autosufficiente). Per le persone non autosufficienti è poi ammessa la deduzione di tutti i trasferimenti ottenuti, nella misura in cui si traducano in spese certificate per l’acquisizione dei servizi di collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale o per la retta dovuta per il ricovero presso strutture residenziali. Le spese per i servizi di collaboratori domestici e addetti all’assistenza personale non possono essere sottratte nel caso di ricovero presso strutture residenziali, essendo in tal caso già garantito il medesimo servizio.
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