14 ottobre 2015 ore: 16:42
Immigrazione

La riforma della cittadinanza? Rischia di diventare una specie di "Ius sòla"

Per il Naga il diritto di cittadinanza viene subordinato a "requisiti che a nessun cittadino italiano vengono richiesti". Inoltre, "incomprensibile risulta la richiesta di aver conseguito la promozione al termine della scuola primaria"
Cittadinanza, bandiera italiana

MILANO - Il disegno di legge approvato alla Camera sullo ius soli dei figli dei migranti rischia di diventare una sorta di "ius sòla". Ossia una fregatura per i migliaia di bambini nati in Italia da genitori stranieri. Certo è pur sempre "un timido passo in avanti", ma al Senato il testo dovrà "assolutamente essere modificato". Per il Naga, associazione di medici volontari di Milano, la riforma del diritto di cittadinanza è viziata da un "vincolo pesantissimo", visto che possono diventare italiani solo i figli di stranieri nati in Italia quando uno dei genitori è in possesso della carta di soggiorno. Ossia se ha un lavoro, un'abitazione "con requisiti che a nessun cittadino italiano vengono richiesti e di un reddito minimo fissato con un semplice provvedimento amministrativo". "Il diritto di cittadinanza, insomma, è sottoposto alla condizione amministrativa dei genitori: un luminoso esempio di rispetto dei concetti giuridici di responsabilità individuale e proporzionalità", commenta il Naga.

"Interessante anche l'introduzione della cittadinanza per 'ius culturae', ovvero per quei minori che pur non avendo i requisiti per l'applicazione dello ius soli abbiano frequentato almeno 5 anni negli istituti scolastici o di formazione professionali italiani; incomprensibile tuttavia risulta la richiesta di aver conseguito la promozione al termine della scuola primaria: chi viene bocciato a scuola, insomma, è rimandato in cittadinanza". "Come Naga, continueremo a sostenere non solo che cittadino è chiunque abita e contribuisce alla vita civile del paese, ma anche che i diritti fondamentali, quali la salute e la libertà di movimento, non possono essere subordinati alla condizione amministrativa ma neppure alla cittadinanza stessa: gli esseri umani nascono liberi e uguali". (dp)

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