La scuola mobile e l’orfanotrofio di luce: 10 casi di architettura solidale
L’orfanotrofio della luce (Kenya). Fondato nel 2008, Orkidstudio è un progetto umanitario impegnato a soddisfare le carenze architettoniche dei posti più poveri. Uno dei loro principali lavori è il St. Jerome’s Centre. Foto: Habitissimo.it
L’orfanotrofio della luce (Kenya). Foto da Habitissimo.it |
ROMA – “L’architettura è il punto di partenza che condurrà l’umanità verso un futuro migliore”. La pensava già così un maestro di inizio Novecento, ‘Le Corbusier’, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, architetto, urbanista, pittore e designer. Senza dubbio nella scala dei bisogni umani, subito dopo i primari di acqua e cibo, si afferma quello di un tetto dove ripararsi, un luogo sicuro nel quale vivere e ritrovarsi, accogliente, funzionale, meglio ancora se esteticamente bello.
Questo assunto di base è diventato la forza motrice di alcuni architetti che, spinti dal desiderio di offrire il proprio contributo alla comunità e fronteggiare le carenze architettoniche dei posti più poveri della terra, si sono profondamente coinvolti in opere sociali, promuovendo una serie di interessanti e creativi progetti umanitari di architettura solidale, orientati concretamente a costruire un mondo migliore e risolvere grandi problemi al minor costo possibile. Costruzioni realizzate con materiali come cartone, legno, terra, bambù, pezzi di plastica e cassette di birra, case “di sabbia e speranza”, istituti multidisciplinari che raccolgono acqua piovana mentre ospitano lezioni di giovani studenti, scuole mobili che possono essere smontate erimesse velocemente in piedi... Una selezione di buone pratiche legate all’architettura solidale è stata raccolta da Habitissimo.it, impresa multinazionale che si occupa di mettere in contatto su web offerta e domanda per il settore dell'edilizia, le ristrutturazioni ed i servizi per la casa (gli inserzionisti pubblicano gratuitamente la propria richiesta di spesa e ricevono una proposta da più esperti).
Il super adobe di Nader Khalili. Foto: Habitissimo.it |
L'orfanotrofio della luce. Tra i progetti segnalati: il St. Jerome’s Centre, edificio costruito completamente in legno e terra per dare un tetto ai piccoli orfani residenti nella regione keniana di Nakuru, lavoro dell’Orkidstudio (progetto umanitario fondato nel 2008), realizzato in appena 8 settimane, con un costo di circa 50 mila sterline, si contraddistingue per la sua particolare luminosità.
La casa di sacchi e la scuola che raccoglie acqua piovana. Tra gli architetti solidali ed ecosostenibili spicca poi Nader Khalili iraniano-statunitense, tra i principali precursori dell’edilizia a basso costo. Divenuto celebre per un progetto rivoluzionario realizzato negli anni ’70, l’architetto ha ideato un sistema costruttivo molto economico ed a prova di terremoto: il super adobe (in inglese superblock) che consiste nell’utilizzo di diversi sacchi pieni di terra uniti tra loro con il filo spinato. In un’area rurale del Kenya fortemente colpita dalla siccità, è arrivata la soluzione multidisciplinare di Greg Elsne, un edificio adatto ad ospitare gli studenti il cui tetto è stato progettato per poter raccogliere l’acqua piovana, successivamente incanalata in alcuni pozzi e poi purificata.
Scuole mobili (Birmania). Foto da Habitissimo.it |
Scuole mobili e case di speranza. Sono di Amadeo Benetta e Dan LaRossa della Building Trust, organizzazione senza fini di lucro che offre consulenze architettoniche, le “scuole mobili” destinate ai bambini delle comunità di profughi al confine tra Tailandia e Birmania, ideate in modo da poter essere costruite, smontate e rimesse in piedi con estrema rapidità, al fine di ridurre il problema della mancanza di diritti di utilizzo del suolo e limitare gli effetti delle calamità naturali. Ispirate alle opere di Nader Khalili e realizzate dall’associazione locale Mma in Sudafrica sono nate le “case di sabbia e speranza” alloggi sociali con un costo massimo di 7 mila dollari.
Il ponte educativo e la chiesa di bambù. L’architetto Li Xiaodong in un villaggio ubicato nella regione cinese di Fujian ha dato vita ad una struttura sopraelevata, una specie di ponte che collega la zona centrale con un’antica fortezza, situata nella sponda opposta del fiume: la particolarità è che al suo interno sono ricavate stanze in cui si possono tenere lezioni ai ragzzi del paese. Con un budget di appena 15 mila dollari e con l’aiuto della manodopera locale, Enrique Mora ha invece ideato a Chone (Ecuador), una chiesa interamente fatta di 900 bambù e 8 tronchi di alloro.
Il convento di bambù (Ecuador). Foto da Habitissimo.it |
Un riparo per i senza fissa dimora. Negli Usa esistono le “tiny houses” case di piccole dimensioni, presenti nel quartiere donchisciottesco “Quixote Village” abitato da una comunità di Washington autogestita da persone in precedenza prive di casa. Meritano una citazione anche le panchine “double face” che di notte si trasformano in un accogliente riparo per i senza dimora. È l’idea dell’associazione RainCity Housing di Vancouver che, insieme all’agenzia Spring Advertising, ha installato nella città una serie di panchine pensate non solo per dare immediato riparo a chi vive in strada ma anche per indirizzare quanti si trovano in difficoltà verso specifiche strutture. (slup)