30 marzo 2017 ore: 09:46
Non profit

La Siria che non scappa: le realtà per disabili che resistono ai combattimenti

Dal centro diurno "Le Sénevé" a Homs all’associazione Zam di Damasco, fino all’assistenza alle persone con bisogni speciali realizzata dalla Sarc: ecco le realtà a sostegno della disabilità che continuano a operare - nonostante la guerra - grazie anche agli aiuti italiani
Siria la Sarc (Syrian arab red crescent)

La Sarc (Syrian arab red crescent). Foto: Abdul Samea Homsi

ROMA - "Anche se viviamo in una città insicura, distrutta al 60% dalla guerra, dove manca l’essenziale per mantenere una vita dignitosa e ogni bambino o persona che lavora qui ha visto la morte di un familiare, parenti diventare profughi o ha dovuto cambiare casa, noi siamo ancora aperti come segno di speranza e di pace". Il centro diurno "Le Sénevé", a Homs, è una di quelle piccole realtà che resistono nonostante i combattimenti. Espressione di quella società civile che in Siria non si arrende, sostenuta spesso da ong italiane, e che continua ad aiutare le persone disabili a dispetto dell’assedio e della distruzione di un Paese. Anche perché chi ha una disabilità fa fatica a scappare. Ne parla il numero di marzo del magazine Superabile Inail, in un articolo di Michela Trigari.

Ricostruito nella città vecchia poco dopo essere stato colpito da un bombardamento nel 2012 - un anno dopo l’inizio della guerra -, continua a occuparsi di 90 bambini, ragazzi e giovani con sindrome di Down, autismo e altre disabilità di tipo cognitivo e relazionale nelle sue tre sedi nei quartieri di Bustan Al Diwan, Al-Armen e Al Mahatta. E lo fa con il sorriso sulle labbra. La sua pagina Facebook, infatti, mostra momenti felici: corsi di teatro, musica e pittura, lavoretti manuali, sport, ma anche scuola e laboratori per l’autonomia. 

Il centro "Le Sénevé" di Homs. Foto di Anton Carmel
Siria_LeSeneve5_OK Photo Anton Camel

Come fa ad andare avanti lo racconta suor Samia Jriej, delle Sorelle dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, direttrice del centro: "Il nostro obiettivo in questa situazione di violenza è quello di garantire un ambiente di gioia e fiducia, soprattutto perché, con le difficoltà e le circostanze attuali, i genitori (perso il lavoro) non riescono a soddisfare i bisogni dei loro figli. Il centro è un rifugio, un modo di proteggerli: è un luogo dove i ragazzi si sentono amati, dove possono esprimere le loro capacità e fare progressi. E anche se può mancare l’energia elettrica e il riscaldamento, i bambini continuano a venire qui ogni giorno. La maggior parte di loro arriva da ambienti poveri: noi li accogliamo gratuitamente, offriamo i pasti e a volte distribuiamo anche ceste alimentari» da portare a casa. A sostenere dall’Italia "Le Sénevé" è l’associazione Aiutiamo la Siria di Roma: «Il nostro contributo è modesto: raccogliamo fondi che poi mandiamo a destinazione e che in questo caso vengono spesi per materiale didattico, giochi, arredamento, magliette», dice Francesco Giovannelli, presidente della onlus.

- Al Centro di riabilitazione Zam di Damasco, invece, adesso ci sono solo dei materassi, qualche gioco e un po’ di pennarelli. Prima della guerra, grazie all’associazione di donne siriane Zahret el Madaen, alla Fondazione italiana Charlemagne, Fondazione Mariani di Milano (che si occupa di neuropsichiatria infantile) e cooperativa sociale Armadilla di Roma, era abbastanza all’avanguardia in materia di fisioterapia per bambini disabili. Poi la vecchia sede ? che si trovava nella zona di Hajar al Aswad e aveva pareti rosa, lettini, giocattoli e attrezzi vari ? è stata abbandonata per motivi di sicurezza e trasferita nel quartiere di Midan, all’interno di un piccolo appartamento in un condominio. «Oggi funziona soprattutto come luogo di aggregazione per famiglie, fornisce supporto psicologico e funge da punto di raccolta e smistamento degli aiuti alimentari», spiega Vincenzo Pira, vicepresidente di Armadilla. A sostenerlo, oltre alla onlus, ci sono i fondi dell’otto per mille della Chiesa Valdese, la Cooperazione italiana a Beirut, l’Unicef e l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari. «Venuti meno i rapporti istituzionali dell’Europa con la Siria, l’Onu ha tutto l’interesse a mantenere i contatti con quelle realtà della società civile che resistono, appoggiate soprattutto dalle ong straniere, nella speranza che in futuro si possano recuperare le condizioni di normalità del Paese. Al momento si riesce solo a gestire l’emergenza e a offrire una formazione a distanza a operatori, medici e fisiatri che hanno a che fare con la disabilità», continua Pira. Come? «Su Skype o portandoli per esempio a Bologna ? ospiti di Fondazione Asphi, Istituto ortopedico Rizzoli, Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio e Rehabilition Institute Montecatone di Imola? e in Libano». 

Il team medico della Sarc di Aleppo mentre distribuisce carrozzine a Jibrin. Foto di Abdul Samea Homsi
Siria la Sarc (Syrian arab red crescent)

Poi c’è la Sarc (Syrian arab red crescent), la Croce rossa siriana, che si occupa di primo soccorso, di evacuare le persone malate e disabili dalle zone più colpite dagli attacchi e di portare assistenza là dove ce n’è bisogno. A darle man forte dal nostro Paese ci pensa Terre des hommes Italia, attraverso una serie di progetti a favore di persone vulnerabili, tra cui quelle con bisogni speciali, finanziati nello specifico dal governo olandese. Le iniziative a sostegno di disabili o amputati hanno portato a «supportare l’attività di riabilitazione del centro della Sarc a Homs, protesi comprese, a costituire un’unità medica mobile per portare a domicilio fisioterapia e ausili, ad aiutare le famiglie a gestire la disabilità anche dal punto di vista psicologico», spiega Deborah Daboit, coordinatrice regionale di Terre des hommes per Siria, Giordania e Iraq. «Lo stesso progetto sarà replicato anche nelle periferie di Aleppo, con l’aggiunta di voucher alimentari di prima necessità distribuiti grazie alle risorse economiche dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e in partnership con la ong locale Al Shaheed, specializzata in interventi con persone disabili».

Un’altra realtà che lavora a stretto contatto con la sofferenza, gomito a gomito con chi è rimasto ferito o traumatizzato negli scontri o sotto i crolli e non pensa ci sia una via d’uscita da questo conflitto che vede contrapposti i militari del governo di Bashar al Assad, i ribelli dell’Esercito siriano libero, le forze jihadiste di Isis e Al Nusra (gruppo affiliato ad Al Qaeda), i curdi.

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