La web radio dei minori stranieri: musica e storie per raccontarsi
PALERMO - Una web-radio dove esprimersi e potere mettere la musica del proprio Paese ma anche laboratori artistici di pittura e musica. Sono alcune delle attività proposte dal centro per minori stranieri non accompagnati Asante di Palermo. "Da pochissimo tempo abbiamo una web radio - dice Silvia Calcavecchio mediatrice culturale e coordinatrice del progetto - che ai ragazzi piace molto perché diventano degli spiker, scegliendo la musica e parlando anche di loro stessi. L'idea della radio è nata durante alcune attività con Intersos, dove i ragazzi hanno parlato nella stazione calabrese radio Barrio, partecipando con entusiasmo. Visto i buoni risultati abbiamo pensato allora di attivare una web-radio Asante, che a rotazione cercherà di coinvolgere più ragazzi possibilie Questo è sicuramente un modo in cui si possono esprimere e avere voce. C'è chi parla di temi impegnativi come quello della libertà, mentre c'è chi si limita a ricordare il proprio Paese mettendo per esempio le musiche tradizionali africane. Ognuno di loro comunque, anche solo per un momento, si sente protagonista attivo".
Il collegamento non è in live ma gli spazi sono registrati e per il momento si appoggiano al sito di spreaker. In questi giorni gli operatori stanno lavorando al sito di Asante onlus in cui ci sarà presto una sezione vera e propria in cui verranno postate le puntate radiofoniche. Per quanto riguarda i laboratori artistici, alcuni ragazzi stanno realizzando 70 tele con la guida di un'insegnantge d'arte. Alla fine del laboratorio, nel periodo di Natale, le opere verranno esposte in mostra a Villa Niscemi. “Dai disegni e dalle loro pitture - sottolinea la psicologa Francesca Sorce - cercheremo anche di capire quali messaggi vogliono comunicare all'esterno".
Inoltre, si è concluso, anche un laboratorio di strumenti musicali costruiti e ricavati da materiali riciclati. 15 giovani sono riusciti a realizzare, infatti, lo strumento della pioggia con i chiodini e diversi tamburi e tamburelli. A completamento della realizzazione di questi strumenti alcuni di loro hanno pure seguito delle lezioni di musica presso il liceo musicale di Palermo Nel mese di ottobre è previsto un concerto al quale sono stati invitati a partecipare. I ragazzi impareranno anche a fare la pizza e dentro il centro per l'occasione si utilizzeranno dei forni. Tra le attività sportive, invece, i ragazzi dopo la scuola che frequentano regolarmente, giocano a calcio nello spazio verde del Foro Italico oppure in un campetto sportivo affittato settimanalmente. C'è poi il coinvolgimento nelle attività del centro. Alcuni ragazzi hanno chiesto spontaneamente di darsi da fare nello svolgimento di piccole occupazioni di cui il centro ha bisogno come la manutenzione delle stanze, le operazioni di lavanderia e la distribuzione dei pasti.
“Dentro il centro mi piace aiutare le educatrici a distribuire i pasti e cerco di darmi da fare in vari modi - racconta uno dei ragazzi - L'attività in radio mi diverte molto. Gioco anche a calcio. Lo sport mi ha dato la possibilità di farmi anche degli amici fuori dal centro. Mi piacerebbe diventare un mediatore culturale. Nel mio Paese, purtroppo ho perso la famiglia e in Libia ho perso mio fratello maggiore". Spiega che nonostante si trovi bene a Palermo è dispiaciuto per alcuni atteggiamenti che definisce "forme di razzismo": per esempio "quando l'autista di un bus non si è fermato o quando alcune persone da una macchina mi hanno buttato dell'acqua addosso".
"Sto bene e non mi posso lamentare. Mi piace molto studiare e penso che un'attività che mi piace che può essere utile per gli altri - racconta un altro ragazzo. - sarà quello di diventare anch'io un mediatore culturale. Della Libia ho un bruttissimo ricordo e in particolare ho avuto un incidente stradale. Un giorno per scappare a delle violenze di gruppo, dove le persone venivano uccise, nel fuggire mi sono fatto molto ad una gamba. Ricordo, inoltre, quando nei campi di detenzione eravamo costretti ai lavori forzati senza soldi. La violenza era quotidiana. Fortunatamente sono stato solo poco tempo a Tripoli perché poi un mio amico ha negoziato per la mia liberazione. La polizia libica è davvero corrotta e criminale. Adesso la mia vita è cambiata e voglio rimanere a Palermo perchè mi piace la sua gente". (set)