Lampedusa, la polemica: “Caserta dà accoglienza ai morti, ma la nega ai vivi”
boxCASERTA - Il cimitero comunale di Caserta accoglierà una parte dei feretri delle vittime della tragedia di Lampedusa. A comunicarlo è il sindaco Pio Del Gaudio in una lettera inviata nei giorni scorsi a Giusi Nicolini, sindaco dell’isola. Un gesto definito “simbolico”, che ha fatto subito scattare l’indignazione delle associazioni che lavorano da anni a contatto con i rifugiati e gli immigrati sul territorio. A Caserta, infatti, esistono diverse realtà che si occupano di immigrazione tra cui il centro sociale Ex-Canapificio, da sempre in prima fila per i diritti dei migranti, che ha accolto la notizia con una provocazione: “Del Gaudio accoglie i morti e nega l’accoglienza ai vivi.”
Il 19 ottobre scadrà infatti il bando per la presentazione delle domande per il finanziamento del Sistema di protezione per Richiedenti asilo e Rifugiati, il cosiddetto Sprar, ma il Comune di Caserta non ha ancora aderito ufficialmente al progetto. “Siamo rimasti attoniti e sorpresi - dichiara Imma D’Amico, responsabile dello Sprar di Caserta - dopo aver appreso la proposta del sindaco dai giornali. Del Gaudio dovrebbe pensare a garantire l’accoglienza prima di tutto ai vivi. Ad oggi, - denuncia Imma - nonostante i continui tentativi di contatto sia da parte sia nostra che della Provincia, e nonostante l’amministrazione comunale fosse a conoscenza del bando dallo scorso luglio, non abbiamo ricevuto alcuna risposta e non sappiamo se ha intenzione di aderire o meno al progetto di accoglienza Sprar dei prossimi tre anni.”
Dal 2007 il centro sociale Ex-Canapificio è ente promotore del progetto "Acc.R.A." della Rete nazionale SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che fino ad oggi ha dato accoglienza a 122 richiedenti o titolari di protezione internazionale e umanitaria, di cui 17 vittime di tortura e violenza, 9 che necessitavano di assistenza sanitaria prolungata, 7 vittime di sfruttamento lavorativo in protezione e 6 disabili. Il progetto è promosso dall’associazione “Comitato per il centro sociale” dell’ Ex-Canapificio insieme all’Ente capofila, la Provincia di Caserta, al Comune di Caserta e ad altri partner tra cui la Caritas. Un sistema di accoglienza integrata che offre ai beneficiari la possibilità di essere accolti per dodici mesi e ricevere servizi materiali di base (vitto, alloggio), contestualmente a servizi volti al supporto di percorsi di inclusione sociale (corsi per l’apprendimento della lingua italiana, formazione professionale con borse di lavoro, attività socio-culturali e sportive, assistenza medica e legale) funzionali alla riconquista dell’autonomia individuale.
“Il sistema di accoglienza a Caserta – ci spiegano gli operatori - è garantito da diversi anni dal nostro progetto, per il quale il comune di Caserta dovrebbe erogare annualmente 20mila euro, come da contratto. Ma dal 2010 non c’è traccia di questi soldi. Noi abbiamo continuato ad offrire tutti i servizi previsti, anticipando le quote degli anni 2010-2011 e aspettando invano l’erogazione per l’anno 2012 – 2013 e ad oggi siamo creditori nei confronti del comune di ben 80mila euro. Siamo stanchi di tutta questa ipocrisia e di questi gesti prettamente simboli.”
Un lavoro che gli operatori continuano a fare senza percepire stipendio da mesi, e con tante difficoltà per garantire al meglio l’accoglienza e l’integrazione sul territorio di questi ragazzi il cui numero è cresciuto negli anni. Infatti nel 2013 il ministero dell’Interno per far fronte ai numerosi arrivi di richiedenti asilo e rifugiati politici nel nostro Paese, ha stanziato dei fondi straordinari per l’accoglienza e l’integrazione. Fondi che tra l’altro servivano a finanziare tutti gli Sprar presenti sul territorio nazionale e quindi anche lo SPRAR di Caserta.
“Quest’anno - conclude Imma - abbiamo potuto accogliere ben 40 beneficiari a fronte dei 25 degli anni precedenti, nonostante la mancanza di soldi. Ma non possiamo continuare di questo passo, bisogna stanziare più fondi per l’accoglienza e garantire che arrivino il tempo per una buona riuscita dei progetti. Il sistema va cambiato a partire dalle buone pratiche di accoglienza, non aspettiamo che muoiano altre 300 persone per ricordarcene.” (Maria Rita Cardillo)