Lampedusa, Unhcr attacca l’Italia: “Impreparata davanti agli sbarchi estivi”
Agli occhi di Jolles, “il problema è di tutto il sistema d’accoglienza italiano, però è Lampedusa che ne subisce le conseguenze”. Il delegato Unhcr loda i lampedusani. “Ho un rispetto enorme per i cittadini di Lampedusa che in tutti questi anni hanno dimostrato una grande civiltà, tolleranza, umanità – dice - Pochi avrebbero fatto quello che hanno fatto loro, però devono anche vedere che ci sono i trasferimenti rapidi delle persone che arrivano sull’isola”. Invece l’Italia si è lasciata di nuovo sorprendere da un fenomeno ormai consueto e decennale. “Dopo l’incendio del 2011 non sono stati ancora presi provvedimenti per ristrutturare il centro di accoglienza a Lampedusa, che ha una capienza odierna di 250 persone, quando in passato poteva accoglierne 800 e ci sono in questi giorni a Lampedusa oltre 1000 persone – afferma Jolles - Al contrario dovrebbe esserci un sistema collaudato che preveda due cose: una disponibilità maggiore di posti sull’isola per fare sì che non ci sia un’emergenza ogni volta che arrivano più di 250 persone e un meccanismo di trasferimenti rapidi, nel giro di 48 ore, di quelli che arrivano, perchè Lampedusa ha sempre avuto la caratteristica di essere un centro di transito”.
Jolles sottolinea che sono “pochissime” le persone spostate dall’isola dal 15 al 18 giugno, quando “sono state trasferite solo 150 persone su più di mille arrivate”. Il delegato Unhcr specifica: “non dico che è facile farlo. Ma è meglio che i problemi ci siano sulla penisola e non a Lampedusa, perché l’isola non è preparata per questo, è troppo piccola per gestire gruppi grandi di persone e lì ogni problema, come il sovraffollamento del centro, è molto più difficile da gestire, risulta amplificato. Bisognerebbe avere un meccanismo che possa gestire una crescita stagionale come quella che c’è adesso”.
Sulla lentezza dei trasferimenti dei migranti dall’isola, il rappresentante dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati spiega: “i trasferimenti non avvengono perché non ci sono posti sufficienti nei Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo), ma non per questo la conseguenza di questa mancanza di posti o la mancanza di una gestione del problema deve essere tutta riversata sull’isola”. Il problema è che è difficile rendere più veloce il passaggio dei richiedenti asilo dal primo soccorso sulla maggiore delle Pelagie a un centro di accoglienza di lungo periodo perché i numeri delle richieste sono di gran lunga superiori ai posti che l’Italia mette a disposizione. “Ad esempio in Puglia e in Calabria non ci sono centri a sufficienza – continua Jolles - e mancano all’appello i posti in più che erano stati promessi nello Sprar. La rete del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati deve passare da 3mila a 5mila posti ma questi numeri ancora sono solo sulla carta”. Secondo l’Unchr “anche il numero di 5 mila posti è troppo poco, dobbiamo arrivare almeno a 10mila”.
Sulla stessa linea anche il Consiglio italiano per i rifugiati. “L’Italia non deve fare come nel 2011 quando davanti alla primavera araba per molti mesi si è visto uno stato di assoluta incapacità decisionale e gestionale – afferma Valeria Carlini, responsabile della Comunicazione del Cir- i numeri degli arrivi dei boat people non sono assolutamente da emergenza, ma ci sembra che il sistema di accoglienza italiano sia in un momento di sofferenza. Abbiamo il centro di Lampedusa che in questi giorni è più che sovraffollato e non sappiamo se il sistema d’asilo sarà preparato ad accogliere chi arriva con gli sbarchi durante l’estate”.
Il problema, secondo il Cir, è strutturale. “Il sistema d’asilo italiano deve essere potenziato in maniera stabile, questa è una grande e vecchia questione, ma è ancora impreparato – continua Carlini - In questo momento i posti ci sembrano estremamente limitati. Tendenzialmente l’Italia ha un numero di domande d’asilo per cui non appronta dei posti di accoglienza sufficienti. È come se l’Italia si percepisse come un paese che vive come una costante emergenza il fenomeno dei richiedenti asilo e rifugiati. Serve un sistema che dia risposte adeguate alle 20mila richieste d’asilo annue. L’emergenza non è un risparmio di soldi, spesso vuol dire un dispendio di risorse”. (Raffaella Cosentino)