8 luglio 2016 ore: 14:42
Immigrazione

Laurea in lingue e un sorriso solare: sister Filomena, la "voce" di Chiniery

Ha una laurea in lingue e un master di specializzazione in didattica dell’italiano. E’ lei che traduce le parole di Chiniery da quando è arrivata a Fermo. “Mi ha detto: voglio andare in carcere per chiedere perché"
Suor Filomena

- FERMO - Lei era l’unica cosa che lui aveva. E lui era l’unica cosa che aveva lei. Per questo si chiamano teneramente “mamma” e “papà”, consapevoli di essere ormai il perimetro unico della loro famiglia. Lo racconta ai giornalisti suor Filomena, 29 anni, grandi occhi chiari e un  sorriso solare. Pugliese di origine, ma nelle Marche dal 2006. Ha una laurea in lingue e un master di specializzazione in didattica dell’italiano, parla correntemente diverse lingue, dall’inglese allo spagnolo, passando per il cinese. Insegna italiano ai ragazzi che arrivano dall’altra parte del mondo e a lei erano stati affidati anche Emmanuel e Chiniery, appena arrivati a Fermo: è una delle cinque suore delle congregazione delle “Piccole sorelle Jesus Caritas”, che gestiscono il progetto di accoglienza della Fondazione Caritas in veritate. Una vita, quella delle piccole sorelle, costruita intorno al valore dell’accoglienza, qualsiasi sia la provenienza, cultura, formazione, genere, età, lingua delle persone che hanno bisogno di aiuto. Una “fraternità universale” concreta.

E’ lei che traduce le parole di Chiniery da quando è arrivata e ancor più in queste ore difficili. Le parla piano, la accarezza e la sostiene. Anche durante la veglia per Emmanuel, quando Chiniery ha cantato tutto il suo dolore, era lei la sua voce. Ai giornalisti racconta come sono diventate amiche: Chiniery la chiama “my sister”, sorella mia. “E’ disperata. - racconta -. Dice che Emmanuel è una persona mite, che non ha mai fatto male a nessuno. Hanno sofferto così tanto”. E ancora racconta sorridendo di quando Emmanuel la chiamava il “mio zainetto”, perché non lo lasciava mai: era Chiniery ad aiutarlo perché lui, analfabeta nel suo paese, stava imparando a scrivere e a leggere una lingua non sua. Anche il giorno del matrimonio lo aveva fatto, sussurrando sommessamente a lui le parole della promessa da suggellare, racconta suor Filomena. “Mi ha detto: voglio andare in carcere per chiedere perché”. (cch)

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