Lavorano 15 ore al giorno e senza paga: sono gli "schiavi" della vendemmia
Cassetta di uva
"Secondo le nostre stime- rivela Daniele Cavalleri, segretario del Fai Cisl di Brescia – nei contratti delle aziende agricole della provincia mancano circa il 50% delle giornate di lavoro". I dati precisi dovrebbero uscire a fine mese, ma il concetto è chiaro da tempo ai sindacalisti del bresciano. Basta fare i conti per capire che c'è del sommerso nel lavoro tra i vigneti della Franciacorta. Ogni lavoratore al giorno raccoglie in media sei quintali di uva. La paga quotidiana dovrebbe aggirarsi attorno ai 90 euro, stando ai contratti nazionali. A questo si aggiungono cinque euro al giorno per il trasporto e altri 35 per l'alloggio. "Dov'è il margine di guadagno dell'azienda, in un momento che anche il prezzo dell'uva è sceso a picco?" si domanda Cavalleri. La risposta è semplice: il lavoro non si paga. Chi guadagna sono solo i caporali.
Questo meccanismo ha inquinato il mercato del lavoro, accusano i sindacati. Ieri le tre sigle confederali del comparto agricolo hanno indetto uno sciopero per chiedere che fossero rinnovati i contratti in 95 province. La somministrazioni di lavoratori attraverso circuiti illegali offre manodopera a basso costo, ossigeno puro per le aziende su cui grava il peso della crisi. "Qui a Brescia la rottura non è stata per motivi economici, ma per le regole degli appalti agricoli – dice Cavalleri -. Abbiamo chiesto maggiore trasparenza, vogliamo sapere quanti sono i lavoratori che vanno nei campi ogni giorno". Dall'altra parte della barricata, i vignaioli fanno resistenza. A fare da sfondo a questo braccio ferro, il triste record dei morti sul lavoro detenuto da Brescia. In 17 hanno perso la vita da gennaio al primo di ottobre 2012, soprattutto nel lavorando nei campi. (Lorenzo Bagnoli)