17 novembre 2015 ore: 13:29
Disabilità

Lavoratori disabili, Coordown sottoscrive il ricorso contro la chiamata nominativa

Procedura di infrazione contro lo Stato italiano per violazione del principio di parità di trattamento e condizioni di lavoro per le persone disabili: il ricorso sarà presentato alla Commissione europea. Silvestre (CoorDown): “Gestione privatistica e meccanismi discriminatori, serve trasparenza”
Ragazzo down in una fabbrica

ROMA – Anche CoorDown sottoscrive il ricorso alla Commissione europea contro la chiamata nominativa per l’assunzione delle persone con disabilità, prevista nel Jobs Act: lo annuncia la onlus in una nota, in cui critica “l’abolizione del criterio numerico nelle procedure di assunzione prevista dalle nuove norme”, in quanto “ostacola i percorsi di inserimento lavorativo e penalizza le persone con disabilità più grave”. Secondo Coordown e le altre associazioni e sigle sindacali aderenti all’iniziativa, “si avvia di fatto una procedura di infrazione contro lo Stato Italiano per violazione dell’articolo 5 della direttiva n. 2000/78/CE, la quale stabilisce un principio di parità di trattamento e di condizioni di lavoro per le persone disabili”.

La decisione del ricorso è stata ufficializzata durante la manifestazione in piazza Montecitorio, organizzata dal Coordinamento “No alla chiamata nominativa generalizzata per le assunzioni delle persone con disabilità”. In quell’occasione Rita Le Piane, del consiglio direttivo CoorDown, ha partecipato a un tavolo di confronto presso la Presidenza della Camera, che si è concluso con la consegna al Governo del testo di un appello contro le modifiche alla legge 68/99 introdotte dal Jobs Act.

CoorDown si esprime contro l’innalzamento della percentuale della chiamata nominativa al 100% perché lo ritiene un criterio ingiusto e poco trasparente – spiega oggi la onlus in una nota - e chiede il ripristino della norma precedente, che prevedeva il 50% di chiamate nominative per le aziende da 15 a 35 dipendenti e il 60% per quelle con più di 50 dipendenti. Percentuali già molto significative – commenta CoorDown - ma che almeno salvaguardavano i lavoratori con disabilità più gravi presenti ormai da anni in graduatoria o iscritte nelle liste speciali”.

“Esprimiamo con fermezza tutta la nostra contrarietà a una gestione privatistica dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità – afferma Sergio Silvestre, presidente nazionale CoorDown - e sottolineiamo la necessità di maggiori azioni di trasparenza da parte dei Centri per l’impiego attraverso l’evidenza pubblica degli atti da loro prodotti ai fini dell’inserimento lavorativo. Ribadiamo, ancora una volta, che l’abolizione del criterio numerico nelle procedure di assunzione ostacola di fatto i percorsi lavorativi, favorisce meccanismi discriminatori e penalizza le disabilità più gravi”.

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