Lavoratori immigrati, crescono gli occupati: quasi 65 mila in più
ROMA - Cresce l’occupazione tra gli stranieri in Italia, trainata da un generale miglioramento della situazione del lavoro che ha riguardato anche gli italiani. Segnali rassicuranti anche sul fronte della disoccupazione della popolazione immigrata che fa segnare un calo delle persone in cerca di occupazione. È quanto evidenzia la sesta edizione del Rapporto “I migranti nel mercato del lavoro in Italia” pubblicato oggi a cura della direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, realizzato in collaborazione con la direzione generale dei Sistemi informativi, dell’innovazione tecnologica e della comunicazione, l’Inps, l’lnail, Unioncamere, e il coordinamento di Italia Lavoro. “I dati del 2015 registrano una crescita significativa non solo del numero degli occupati comunitari ed extracomunitari – spiega il rapporto -, ma anche una considerevole espansione dell’area dell’occupazione che interessa la componente italiana, dunque in netta discontinuità con quanto avvenuto per l’intero ciclo degli anni interessati dalla crisi economica”.
Nonostante rispetto al 2010 il tasso di occupazione tra la popolazione immigrata sia calato di 5,5 punti percentuali per i comunitari e 4,1 per gli extra Ue, tra il 2014 e il 2015 arriva un inversione di trend importante. Il numero di immigrati occupati, infatti, ha fatto registrare un incremento positivo di poco inferiore alle 65 mila unità, di cui 34.300 circa per i comunitari e 30.650 circa gli altri. Un dato positivo che si riscontra anche sul volume di rapporti di lavoro attivati nei dati amministrativi (Sisco – Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie). Nel 2015 le assunzioni hanno interessato 1.969.635 cittadini stranieri pari, di cui 782.953 lavoratori comunitari e 1.186.682 extracomunitari. “Rispetto al volume di assunzioni rilevate per il 2014, si osserva una variazione positiva pari a +0,6 per cento i comunitari e pari a +4,7 per cento per gli extracomunitari. Complessivamente la parte di contrattualizzazioni destinate agli stranieri è dunque aumentata di 3,0 punti percentuali, a fronte di un +4,1 per cento del numero di rapporti che hanno interessato la componente italiana”.
Per il ministero, inoltre, sono “incoraggianti” i segnali che arrivano sul fronte della disoccupazione. “Tra il 2014 e il 2015 si osserva un netto decremento del numero di persone in cerca di occupazione – spiega il rapporto -, che passano dalle 465.695 unità del 2014 alle 456.115 unità del 2015, con una diminuzione cospicua della componente Extra Ue (-2,8 per cento). Rilevante altresì il decremento fatto registrare dalla componente italiana (-7,0 per cento)”. Persistente, invece, l’aumento dell’inattività soprattutto nella componente femminile della popolazione immigrata, in particolare quella di origine extracomunitaria. Tra il 2014 e il 2015 gli stranieri extracomunitari inattivi crescono in termini assoluti di circa 20 mila unità (pari a +2,2 per cento). Tra i comunitari, invece, si registra un aumento di circa 10 mila unità (pari a +3,1 per cento).
Confermata, ancora una volta, la “strutturale segmentazione professionale” dei lavoratori stranieri impiegati soprattutto con profili esecutivi. Lo dimostrano i dati: la quasi totalità dei lavoratori comunitari ed extracomunitari svolge un lavoro alle dipendenze e poco meno dell’80 per cento è impiegato con la qualifica di operaio. Appena lo 0,9 per cento degli occupati ha una qualifica di dirigente o quadro a fronte del 7,6 per cento degli italiani. Nella popolazione straniera, però, si nota anche un fenomeno di sovra-istruzione della manodopera. “La quota di lavoratori Ue ed extra Ue laureati impiegati con mansioni di basso livello è pari al 6,1 per cento per i primi e 8,4 per cento per i secondi – spiega il rapporto – a fronte dell’1,3 per cento degli italiani. Inoltre, il 70,4 per cento degli occupati comunitari e il 60,6 per cento degli extracomunitari impiegati come dirigenti, professioni intellettuali e tecniche è laureato, contro il 48,8 per cento degli italiani”. Infine, spiega il rapporto, il 10 per cento circa degli occupati extracomunitari svolge un’attività propria, confermando la tendenza degli stranieri al lavoro in proprio soprattutto in piccole attività commerciali.