Lavoro, casa e istruzione: stranieri in “evidente svantaggio". Doppio il rischio povertà
Concorso 'Scatti di povertà'. ...freddo di Laura Giarrusso (finalista)
ROMA - Lavoro, casa e istruzione: nell'Italia della crisi, la condizione degli stranieri è in evidente svantaggio rispetto agli italiani. E' quanto emerge dal Rapporto immigrazione 2013 di Caritas e Migrantes presentato oggi a Roma. Secondo il rapporto, il rischio di povertà interessa circa la metà delle famiglie immigrate, con un’incidenza più che doppia rispetto alla situazione delle famiglie italiane. "Il reddito mediano delle famiglie immigrate è solo il 56 per cento di quello degli italiani. Tutti gli indicatori di deprivazione materiale, inoltre, riportano una forte penalizzazione della componente straniera che, ad esempio, risulta incapace di pagare con puntualità affitti e bollette praticamente in un quarto dei casi".
Il paradosso italiano. Per quanto riguarda il lavoro, secondo il Rapporto, in Italia stiamo assistendo ad un vero e proprio paradosso se prendiamo in considerazione i lavoratori immigrati: "Nonostante continuino ad aumentare gli occupati (seppure in misura inferiore rispetto al passato) - spiega il rapporto -, crescono contemporaneamente anche i disoccupati e gli inattivi (più che nel passato)". Un fenomeno che varia, inoltre, da settore a settore e se per l’industria e le costruzioni si registra una contrazione della domanda di lavoro riservata ai lavoratori stranieri, in altri ambiti, come i servizi alla persona, l’occupazione continua a crescere. E' il Nord, tuttavia, il territorio che raccoglie la maggior parte della forza lavoro straniera, con quasi il 60 per cento degli occupati stranieri, seguito dal Centro con circa il 27 per cento, dal Sud e dalle Isole (poco più del 13 per cento). Con riferimento ai settori di inserimento, la presenza di lavoratori stranieri sul totale dei lavoratori in Italia è particolarmente rilevante nelle costruzioni (18 per cento), in agricoltura (13 per cento), nei servizi (10,4 per cento), nell’industria in senso stretto (9,2 per cento) e nel commercio (6,2 per cento). Una presenza importante che, però, risulta essere più il frutto di scelte dettate dalla contrazione del costo del lavoro, "l’esito della scelta, economicamente miope e socialmente imprudente, di avere incoraggiato l’arrivo di immigrati intenzionati a installarsi in maniera definitiva senza interrogarsi sul loro destino".
Scarsa qualità delle abitazioni. Secondo il Rapporto Caritas/Migrantes, la problematica legata ai profili abitativi per i migranti presenta "acute criticità in misura tre volte superiore al dato corrispondente delle famiglie italiane". Tuttavia, non è sempre facile rilevare le condizioni abitative della popolazione immigrata, soprattutto se si prende in considerazione quella irregolare dove emergono con maggiore evidenza condizioni di vulnerabilità. Come nel caso di tanti che lavorano nel settore dell'agricoltura soprattutto nelle regioni meridionali d’Italia, "spesso costretti a vivere in alloggi di fortuna o a non avere fissa dimora". In generale, però, spiega il rapporto, le abitazioni delle famiglie con stranieri presentano maggiori problemi di sovraffollamento rispetto a quelle italiane, spesso per ridurre le spese per l’affitto e a questo si associa la scarsa qualità dell’abitazione rispetto alle famiglie italiane. Dai dati, inoltre, emerge che la maggior parte degli immigrati vive in affitto (50,4 per cento) che a volte è condiviso con altri o presso il datore di lavoro (26,2 per cento), come nel caso delle donne che lavorano presso le famiglie e i lavoratori in agricoltura. Non mancano, però, quelli che hanno casa di proprietà (11,8 per cento), un dato che mostra "un’immigrazione in qualche modo “privilegiata”, in quanto è il portato di un certo successo nel processo d’inserimento sociale".
Stranieri a scuola, ma spesso solo sulla carta. La presenza degli alunni “stranieri” nelle scuole italiane nell’anno scolastico 2012/2013 è di 786.630 unità, ovvero 30.691 in più rispetto all’anno precedente, ma al dato va aggiunto un appunto. Cresce infatti lapresenza di alunni con cittadinanza straniera che sono nati in Italia: "costituiscono ormai quasi il 50 per cento del totale - spiega il rapporto -. Questo significa che un alunno su due è straniero solo sulla carta. Il dato appare in tutta la sua portata se confrontato con la percentuale di alunni nati in un altro paese e che, a partire dalla scuola primaria, si attestano appena al 3,7 per cento".È la scuola primaria ad accogliere il numero più alto di alunni “stranieri” (poco più di 276 mila) ma è nella scuola secondaria di secondo grado che si registrano le questioni più critiche a cominciare proprio da una scelta di indirizzi prevalentemente orientata verso la formazione tecnica e professionale e solo relativamente verso i licei, in particolare l’indirizzo scientifico. Non mancano, però, le difficoltà anche in questo settore. "Il 38,2 per cento del totale degli alunni stranieri che frequenta la scuola italiana si trova in una situazione di ritardo scolastico - spiega il rapporto -. Al crescere dell’età aumenta il disagio. Se i bambini “stranieri” della scuola primaria in condizione di ritardo sono il 16,3 per cento, la percentuale sale al 44,1 per cento nella scuola secondaria di primo grado e arriva al 67,1 per cento nella scuola secondaria di secondo grado (percentuale che non raggiunge il 24 per cento per i coetanei italiani)". (ga)