26 gennaio 2018 ore: 10:03
Società

Le Acli milanesi bocciano Maroni e la sua maggioranza

"Non è un bilancio lusinghiero" quello che le Acli tracciano dei cinque anni di amministrazione regionale. Insufficiente sul fronte delle politiche del lavoro e della riforma sanitaria, gravemente insufficiente per alcune leggi "mosse più dall'ideologia che da una reale utilità". Scarsi gli investimenti su trasporto pubblico, edilizia residenziale e inquinamento
Acli

MILANO - Pagella con tanti cinque per il governatore della Lombardia Roberto Maroni e la sua maggioranza di centro destra. Insufficiente sul fronte delle politiche del lavoro e della riforma sanitaria, gravemente insufficiente per alcune leggi "mosse più dall'ideologia che da una reale utilità" come quella sui luoghi di culto o il reddito di autonomia "inizialmente precluso agli immigrati" e per i casi di corruzione. Le Acli milanesi intervengono nel dibattito politico in vista delle elezioni del 4 marzo, con un documento in cui fanno il punto della situazione e indicano quali sono le priorità per il prossimo governo sia nazionale che regionale. "Le Acli ribadiscono la loro piena e completa autonomia da ogni forza politica -precisa-, ma questa autonomia non implica indifferenza e distacco rispetto ai programmi presentati dai partiti e dalle coalizioni. Il punto di riferimento delle Acli è e rimane la promozione degli interessi dei ceti popolari alla luce dell’insegnamento sociale della Chiesa, il quale esclude ogni forma di xenofobia, razzismo e populismo". E sull'amministrazione regionale il giudizio è netto: "Non è un bilancio lusinghiero".

"Se, da un lato, dobbiamo registrare positivamente che la Lombardia è fuori dalla crisi economica (con un evidente squilibrio però tra aree a forte crescita economica come quella metropolitana milanese e aree con volumi di aumento del “PIL” assai contenute) e con un volume di occupati positivamente superiore a quelli del 2008 -è l'analisi delle Acli-, dall’altro, bisogna tuttavia evidenziare che la forbice tra ricchi e poveri è aumentata e i contratti di lavoro precari e mal retribuiti anche. Rispetto a tale situazione le azioni del Governo e dell’assemblea regionale sono apparse 'sostanzialmente neutre' e scarsamente conosciute e riconosciute dai cittadini: la riforma organizzativa della sanità (che presenta a nostro avviso numerosi elementi di criticità) non ha ancora dispiegato effetti sensibilmente tangibili per le persone, alcune leggi approvate si sono rivelate mosse più dall’ideologia che da una reale utilità (si pensi a quella sui luoghi di culto o sul reddito di autonomia inizialmente “precluso” agli immigrati), il confronto con la neonata città metropolitana milanese (vista per certi versi come un potenziale competitor) ha portato all’approvazione di un provvedimento 'restrittivo' delle possibili competenze di quest’ultima, infine il percorso verso il regionalismo differenziato ha tardato inspiegabilmente cinque anni ad essere attivato portando alla celebrazione in extremis del cosiddetto referendum sull’autonomia, sostanzialmente poco partecipato in tutta la regione ed in particolare nell’area milanese. Sono mancati infine e soprattutto gli investimenti necessari per un trasporto pubblico sostenibile, sull’edilizia residenziale di competenza lombarda e quelli per tentare di limitare l’inquinamento. Un discorso a parte merita invece la formazione professionale che ha proseguito nel solco degli anni precedenti, ottenendo sostanzialmente buoni risultati grazie anche e soprattutto alle capacità degli enti di terzo settore di offrire servizi mirati e di buona qualità. Infine episodi molto gravi di corruzione e decadimento etico hanno colpito anche questa Amministrazione come già avvenuto nel recente passato con quelle precedenti".

Nel lungo documento, presentato ieri pomeriggio dal presidente della Acli Paolo Petracca, si indicano come prioritario, sia a livello nazionale che regionale, alcuni interventi, soprattutto nel mondo del lavoro e della formazione. "Nel suo messaggio per il nuovo anno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato la centralità della questione del lavoro, soprattutto in relazione alle attese delle giovani generazioni -ha detto Paolo Petracca-. Su questa tematica ha insistito più volte anche Papa Francesco, e del resto è emersa chiaramente anche nei dibattiti della Settimana sociale dei cattolici. Le nuove frontiere del lavoro esigono un forte investimento. Per quanto ci riguarda come Acli riteniamo necessario che sia lo Stato che le Regioni debbano investire nella formazione tecnica e professionale; promuovere investimenti pubblici e privati nei settori strategici: turismo, conservazione dei beni culturali, tutela dell’ambiente e del territorio; incrementare (dove ci sono) e promuovere (dove non ci sono) poli di ricerca, aumentare la spesa pubblica ed attirare capitali privati per la ricerca in particolare negli atenei “eccellenza” del Paese e della Regione; aiutare le imprese ad adottare un’organizzazione meno verticistica e più partecipativa; rafforzare l’integrazione tra formazione e lavoro attraverso il sistema duale di apprendistato ed un migliore sistema di alternanza; assicurare tutele ai lavoratori impiegati nella Gig economy e nelle piattaforme digitali; recuperare risorse a sostegno delle politiche attive con la creazione di fondi dedicati per la promozione del lavoro giovanile; contrastare il lavoro precario monitorando gli abusi delle residue forme di flessibilità utilizzati soprattutto con le nuove generazioni; riconoscere valore sociale al lavoro di cura verso le componenti fragili della famiglia".

Le Acli milanesi poi puntano l'attenzione sul processo verso l'autonomia della Lombardia. "Il 'regionalismo differenziato' con un aumento delle funzioni e delle risorse è un processo avviato negli ultimi mesi -si legge nel documnto-. Su questa questione estremamente delicata è importante decidere su quale progetto di comunità si intende perseguire con una maggiore autonomia. Se l’intenzione è quella di rafforzare l’idea di una comunità regionale che escluda la diversità e che, dunque, tradisca la vera vocazione inclusiva della Lombardia (il cui stesso nome deriva da un popolo migrante), allora è necessario sottolineare che questa non è l’autonomia del progetto costituzionale, che persegue mediante l’autogoverno delle comunità un obiettivo di solidarietà dentro e tra le comunità". E in conclusione del documento si legge che "le Acli vogliono una Lombardia ed un’Italia cuore pulsante dell’Unione Europea per un progetto di sviluppo sociale ed economico che attivi meccanismi redistributivi nella prospettiva di trasformazione dello Stato Sociale indicata dal nostro Arcivescovo Delpini nel Discorso alla Città. Per questo, la presenza di aclisti fra i candidati delle forze progressiste al Parlamento e al Consiglio regionale può essere il mezzo per portare a livello istituzionale le nostre istanze nella prospettiva della costruzione di una Lombardia, di un’Italia, di un’Europa democratiche e solidali". (dp)

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