Le associazioni ai leader mondiali: "Un miliardo di poveri in più se non agite"
ROMA - C'è anche il premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai tra i sostenitori della campagna Action/2015, che chiede con forza ai leader mondiali di mettere in atto azioni concrete per arrestare i cambiamenti climatici prodotti dall’azione umana, sradicare la povertà e rimuovere le disuguaglianze. Oltre 1000 organizzazioni, tra cui Save the Children e Gcap, hanno sollevato l'allarme sul dilagare della povertà nel mondo: secondo nuove stime, quasi 1 miliardo di persone in più si troveranno in condizioni di estrema povertà se i leader del mondo non prenderanno decisioni chiave su povertà, disuguaglianza e cambiamenti climatici. Decisioni che dovrebbero essere assunte nei due cruciali summit di New York e Parigi alla fine di questo anno, mentre miliardi di bambini e adulti continuano a fare i conti con una vita di stenti e difficoltà.
Malala è la più giovane vincitrice del Nobel per la pace ed ha messo la propria vita in gioco per il diritto all'educazione. Oggi ha abbracciato con entusiasmo Action/2015: "Le persone nel mondo vogliono che finisca l’ingiustizia, la povertà e l’analfabetismo - afferma Malala - . Il nostro mondo è interconnesso e i giovani sono pronti e attivi come mai finora, per vedere reali cambiamenti realizzarsi. Tutti insieme stiamo chiedendo ai nostri governanti di mettere in atto azioni concerete nel 2015 e ciascuno può fare la sua parte. Io continuerò a lavorare instancabilmente per spingere i leader ad afferrare questa opportunità per garantire istruzione primaria e secondaria gratuita e di qualità ad ogni bambino. Questo è il mio obiettivo e spero che la mia voce si senta come se fosse la voce di milioni di bambini che vogliono andare a scuola”.
All'orizzonte si intravedono spiragli di luce. Almeno stando alle stime della coalizione action/2015 secondo le quali il numero di persone in povertà estrema, cioè che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno, potrebbe ridursi sensibilmente passando da oltre 1 miliardo a 360 milioni entro il 2030. Uno scenario che rischia di essere compromesso dalle errate politiche internazionali: se i leader non si impegneranno con slancio per un ambizioso accordo allo Special Summit ONU sullo Sviluppo Sostenibile(previsto a settembre a New York) e ai colloqui ONU sul Clima a Parigi in dicembre, il numero di persone che vivono in povertà estrema potrebbe crescere di 1,2 miliardi entro il 2030.
Questo incremento sarebbe il primo, dal 1993, nell’arco di una generazione e vedrebbe quasi 1 miliardo di persone in più in condizioni di povertà (886 milioni) rispetto a quante sarebbero se venissero intraprese azioni specifiche e tempestive (360 milioni). In base a questo scenario, 1 persona su 3 nel mondo vivrebbe sotto la soglia di 2 dollari al giorno.
Insieme a Malala, altri personaggi noti appoggiano la coalizione: dalla regina Rania di Giordania a Desmond Tutu, da Muhammad Yunus a Jody Williams. E poi ancora Bono, Annie Lennox, Mia Farrow, Ben Affleck, Sting, Matt Damon, tutti al fianco di una delle più grandi campagne lanciate finora che mette insieme ambiente,diritti umani, organizzazioni per lo sviluppo e network di ispirazione religiosa. Da nomi familiari come Amnesty International e Save the Children a organizzazioni della società civile che lavorano con le comunità locali, il movimento punta a far sì che gli accordi del 2015 siano influenzati dalle persone.
“Se falliamo in questo - afferma Amitabh Behar, attivista indiano contro la povertà - potremmo vedere il numero di persone in povertà crescere per la prima volta nell’arco della nostra generazione. Ma se agiamo bene, contrastando povertà, disuguaglianza e cambiamenti climatici, avremmo la possibilità di sradicare la povertà estrema nell’arco di una generazione. Con due summit di questa importanza a pochi mesi l’uno dall’altro, il 2015 potrebbe essere uno degli anni più importanti per il nostro pianeta dalla fine della seconda Guerra mondiale, ma solo se non perdiamo quest’occasione”.
Contestualmente al lancio della campagna, si stanno già tenendo attività ed iniziative in più di 50 paesi nel mondo: dal Libano e Liberia, a Norvegia, Sud Africa e Sri Lanka. Molti di queste sono guidate da giovani anche di soli 15 anni, in aree del mondo che sono tra le più direttamente interessate dagli accordi.