20 maggio 2015 ore: 18:32
Economia

Le associazioni al governo: la povertà non si combatte con gli spot

Oggi l'incontro tra il cartello di associazioni che propongono il Reis e il ministro del Welfare Poletti. "Si va fuori strada se si incrementano le risorse economiche dedicate alla lotta alla povertà per un anno o due senza collocarle in un progetto strutturale"
Povertà aiuti economici persone e famiglie

ROMA - Contro la povertà serve progettualità, non spot. È questo il messaggio lanciato dall'Alleanza contro la povertà, un cartello di oltre 30 organizzazioni impegnate nel sociale, che oggi incontra il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, per chiedergli di avviare nel 2016 un piano nazionale contro la povertà. Un piano di quattro anni che preveda l'introduzione graduale del Reddito di inclusione sociale (Reis) e che lo porti a regime per il 2019. Per fare questo, però, l'Alleanza chiede "impegni precisi e relativi stanziamenti". Tuttavia, chiarisce l'Alleanza "si va fuori strada se si incrementano le risorse economiche dedicate alla lotta alla povertà per un anno, o anche due, senza collocarle in un progetto pluriennale di cambiamento strutturale".  

L'Alleanza contro la povertà mette in guardia il governo Renzi. "Nell'era dell'austerità, i segnali di conflitti tra le diverse fasce della popolazione fragile per aver accesso al welfare si sono moltiplicati - spiegano le organizzazioni -. Privilegiare una specifica categoria di poveri significa incentivare ulteriormente questa tendenza, che crea sfiducia nelle istituzioni e alimenta tensioni sociali". Per questo, l'Alleanza chiede interventi differenti contro la povertà e contro l'impoverimento, al contrario di quanto chiedono altre proposte attualmente in discussione in Parlamento.

"Il Reis si rivolge ai 6 milioni di persone in povertà assoluta - spiega l'Alleanza -, l'indigenza vera e propria. La proposta del Movimento cinque stelle, invece, è destinata a 10 milioni di individui perché considera anche chi vive la povertà relativa. I 4 milioni di persone ulteriori sperimentano un percorso di progressivo impoverimento. Evitare l'impoverimento deve essere un obiettivo delle politiche di welfare, ma non è assimilabile al contrasto della povertà assoluta". Per l'Alleanza, il criterio di accesso ad una misura nazionale contro la povertà deve essere solo quello della povertà assoluta. "Si va fuori strada - spiegano le organizzazioni - se si utilizzano criteri differenti dal grado di povertà assoluta per determinare chi può ricevere il Reis". 

Per l'Alleanza, però, si va fuori strada anche se ai contributi economici per chi vive in povertà assoluta non si accompagnano servizi alla persona e una piena responsabilità del welfare locale. "Un semplice bonus - spiegano le organizzazioni - migliorerebbe le condizioni economiche delle persone interessate, ma non fornirebbe loro alcuno strumento per costruirsi una vita diversa". Tuttavia, per l'Alleanza la strada da compiere per potenziare i servizi territoriali è ancora tanta. "Per la buona riuscita della riforma - spiegano - è indispensabile che i servizi si sviluppino sensibilmente. Si tratta di un obiettivo ambizioso: occorre essere consapevoli delle difficoltà che si incontreranno strada facendo e attrezzarsi per affrontarle e superarle".

A tal fine, spiega un documento dell'Alleanza, è necessario "avviare da subito la costituzione dell'infrastruttura nazionale per il welfare locale attraverso la quale lo Stato insieme alle regioni mette a disposizione di chi opera nel territorio un insieme di strumenti utili ad affrontare il percorso attuativo. Nel Reis lo stato ha un ruolo decisivo, ma non intrusivo, che prevede la definizione di alcune indicazioni per i servizi nei territori e si concentra con le regioni sulla predisposizione degli strumenti da mettere a loro disposizione affinché possano operare al meglio, valorizzando i punti di forza degli interventi in essere".

Ma è sulla credibilità politica che l'Alleanza lancia un ultimo avvertimento al governo. "Limitarsi ad estendere la sperimentazione del Sia (Sostegno per l'inclusione attiva, nome dato alla Social card sperimentale, ndr) per un ulteriore periodo o ad introdurre nuove misure una tantum significherebbe trasmettere un messaggio politico chiaro: neppure per il governo Renzi la lotta alla povertà rappresenta una priorità". (ga)

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