Le comunità musulmane di Milano? "Divise, litigiose e poco trasparenti"
MILANO - Le comunità musulmane di Milano sono "divise, litigiose, poco trasparenti e poco pluraliste". Parola di Paolo Branca, islamologo dell'Università Cattolica, rappresentante della Diocesi per il dialogo dell'Islam. Anche se spesso accusato di essere troppo moderato e amico dei musulmani, di fronte ai consiglieri regionali della quinta commissione, che stanno discutendo il testo del disegno di legge sui luoghi di culto, non risparmia critiche severe al mondo islamico milanese. Tanto da ritenere più opportuno che nel capoluogo lombardo sia creato un "grande centro di studi e iniziative culturali qualificato con sala di preghiera annessa" affidato "a un'istituzione culturale islamica di livello internazionale" e non alle comunità musulmane locali perché "purtroppo non possiedono ancora né i requisiti, né il personale, né il coordinamento necessario, ma anzi sono spesso tra loro concorrenti, con leadership talvolta inamovibili, litigiose e carenti sia dal punto di vista della trasparenza che da quello del pluralismo".
Sul testo del disegno di legge sui luoghi di culto, Paolo Branca ha sottolineato che in molti punti è "palesemente incostituzionale". "Mi rendo conto della complessità e della delicatezza della questione, ma non vi nascondo che ciò che temo di più è il perpetuarsi di una mancata gestione del fenomeno la quale non può e non deve incagliarsi in logiche meramente e falsamente ‘securitarie’ -ha aggiunto-. Quello che si decide di non gestire, infatti, diventa inevitabilmente qualcosa che si subisce: mantenere fuori dall’ufficialità e in uno stato di totale deregulation le sfide che una realtà religiosa già e irreversibilmente pluralistica ci pone davanti, finisce per favorire un’enorme area grigia che col tempo si consolida come fosse un corpo estraneo o una sorta di società parallela di cui alla fine ci si vedrà costretti a prendere atto, seguendo logiche emergenziali o di sanatoria purtroppo già sperimentate in altri campi e rivelatesi sempre fallimentari".
"Sono certo che in luoghi di culto dignitosi e ben gestiti, la gran parte dei musulmani troverebbe finalmente quel rispetto e quel riconoscimento senza i quali nessuna autentica integrazione potrebbe mai avvenire e contribuirebbe a rendere le moschee ‘normali’ centri di aggregazione e di spiritualità come sono le sinagoghe e le chiese". Per questo motivo, il docente della Cattolica è convinto che "lasciare le cose come stanno o renderle ancor meno gestibili con ulteriori appesantimenti burocratici o labirintiche regolamentazioni sia la prospettiva meno efficace, anche sul decisivo versante della sicurezza che anzi si aggraverebbe fino alla paralisi totale se ancora una volta un ‘eccezionalismo’ troppo sbrigativamente e meccanicamente attribuito a tutti i musulmani indistintamente continuasse a tenerci tutti, noi e loro, in ostaggio". (dp)