Le domande del terzo settore lombardo agli aspiranti governatori
- MILANO - Poche promesse, ma impegni precisi. È quanto chiede il terzo settore della Lombardia agli aspiranti governatori della Lombardia. Nei giorni scorsi, il Forum del Terzo settore e Lombardia Sociale hanno inviato ai candidati 14 domande su temi di particolare interesse per il welfare sociale lombardo. Ogni domanda è preceduta da una sintesi del tema sotteso: il problema della riduzione dei fondi, la presa in carico delle persone fragili, la non autosufficienza, l'eccessivo approccio sanitario nei servizi per i disabili, le rette dei servizi e delle residenze per gli anziani, il sistema dei voucher per le famiglie, la lotta alla povertà, l'integrazione dei migranti, il ruolo del terzo settore e dei Comuni nella definizione delle politiche sociali. L'idea di inviare le domande ai candidati è nata dopo che il confronto pubblico su questi temi, organizzato per il 31 gennaio all'auditorium San Fedele, è saltato per il forfait di Attilio Fontana (Lega Nord). "Sono temi concreti che riguardano migliaia di famiglie che vivono in Lombardia -sottolinea Sergio Silvotti, presidente del Forum del terzo settore-. Vorremmo capire, al di là dei proclami, quali impegni intendono assumersi".
La raffica di domande del terzo settore ai candidati inizia dal bilancio regionale. "Dopo un primo iniziale rafforzamento del fondo sociosanitario, tramite la costituzione del cosiddetto “Fondo famiglia”, nel corso di questa legislatura le risorse proprie che la Regione ha investito nel sociale, tenuto anche conto dei programmi del Reddito di Autonomia, si sono complessivamente indebolite -ricorda il Forum del terzo settore-. Dopo anni di annunci si è concretizzato il taglio al Fondo sociale regionale. La Regione ha favorito la messa in circolo di varie tipologie di risorse esterne (i fondi nazionali, tornati a crescere, e i fondi comunitari per le misure connesse al Reddito di Autonomia), ma allo stesso tempo, nelle proprie politiche di bilancio, sembra avere rinunciato al ruolo di finanziatore del welfare sociale, privilegiando altri scopi". E la domanda è secca: "Quale tipo di impegno si sente di assumere rispetto al budget per il welfare sociale? Quali saranno le sue priorità di finanziamento?".
Sulla "non autosufficienza" il terzo settore chiede impegni su budget e servizi. La Regione offre poco, visto che il carico maggiore dell'assistenza delle persone con gravi problemi di salute o con gravi disabilità è sostanzialmente sulle spalle delle famiglie. "La stima è di 150mila badanti presenti sul territorio e, in termini economici, il 75% delle risorse economiche necessarie al sostegno appartiene alla spesa privata delle famiglie, mentre la dotazione di servizi formalizzati residenziali e domiciliari è lontana dai dati medi europei. Nei prossimi anni il problema è destinato a aumentare. Entro i prossimi dieci anni, ad esempio, gli ultra85enni lombardi saranno 150.000 in più, mentre l’andamento della dotazione di servizi e dei budget collegati è sostanzialmente stabile da diversi anni e i budget economici a disposizione crescono solo in modo limitato e certamente non in proporzione all’aumento della popolazione over 65".
Uno dei temi caldi della campagna elettorale è quello sull'immigrazione. Nonostante la Lombardia accolga il numero maggiore di richiedenti asilo, "fino ad oggi la Regione non ha giocato un ruolo significativo -denunciano il Forum del Terzo settore e Lombardia Sociale-, né nel favorire un coordinamento e una maggiore strutturazione del sistema di accoglienza, né nella promozione di politiche e misure volte a sostenere e favorire l’integrazione delle persone straniere". E la domanda conseguente è chiara e netta: "Come pensa di sviluppare il ruolo della Regione nella promozione dell'integrazione dei migranti in Lombardia?". Domande dunque precise, su temi e problematiche ben circostanziate, che non lasciano spazio a promesse impossibili da mantenere o a inutili polemiche. Ora non resta che aspettare le risposte degli aspiranti governatori. (dp)