Legge di stabilità, i fondi per il sociale: si punta su bonus e terzo settore
Foto: Paolo Tre/A3/Contrasto
ROMA – Un lieve aumento dei fondi sociali per i servizi sul territorio (con il ritorno degli asili nido), bonus monetari alle famiglie dei nuovi nati e a quelle numerose, più detrazioni fiscali per le donazioni alle onlus, un primo modesto stanziamento per la riforma del terzo settore, un cinque per mille finalmente senza tetto di spesa. E poi la conferma della social card ordinaria contro la povertà, l’aumento del fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti, un nuovo finanziamento per il servizio civile, la spinta alle adozioni internazionali, la conferma dei fondi per l’assunzione dei lavoratori disabili. E’ la prima legge di stabilità del governo di Matteo Renzi e per il settore delle politiche sociali e del non profit c’è materia di analisi: nel suo complesso, si tratta di un intervento che mette a disposizione per l’anno 2015 circa 2 miliardi 250 milioni di euro, ma i singoli capitoli di spesa e le singole tipologie di intervento sono diverse e variegate.
Iniziamo dai fondi delle politiche sociali propriamente detti, quelli che vengono ripartiti con le regioni e sfociano in servizi sul territorio per i cittadini. Il Fondo nazionale per le politiche sociali (legge 328/2000) è incrementato di 300 milioni di euro (la legge di stabilità del governo Letta per il 2014 aveva stanziato 317 milioni); il Fondo per le non autosufficienze (legge 296/2006) viene invece incrementato di 400 milioni di euro (l’anno scorso erano 350). Entrambi i fondi vengono stabilizzati anche per gli anni successivi al 2015: le Politiche sociali con 300 milioni annui, la non autosufficienza con 250 milioni annui. Viene creato poi (al ministero dell’Economia) un nuovo fondo “per interventi a favore della famiglia” (valore complessivo: 112 milioni) che destina 100 milioni alle regioni per il “rilancio di un piano di sviluppo del sistema territoriale dei servizi socio educativi per la prima infanzia”: di fatto è il ritorno, sotto mentite spoglie, del vecchio fondo che sotto il governo Prodi finanziava un Piano per gli asili nido. I rimanenti 12 milioni del fondo vengono destinati ai programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti.
A proposito di famiglia, il Fondo delle politiche sulla famiglia (quello “vero”, istituito presso la Presidenza del consiglio dei ministri dal decreto legge 223/2006 e convertito dalla legge 248/2006, viene incrementato di 5 milioni di euro (valore totale: 23 milioni di euro). Nello specifico, l’aumento di 5 milioni è finalizzato al sostegno delle adozioni internazionali e intende garantire il pieno funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali (art. 1, co. 1250, legge 296/2006). Rifinanziato con 20 milioni di euro annui a decorrere dal 2015 il Fondo per il diritto al lavoro dei disabili (legge 68/99). Fra gli altri fondi, la legge di stabilità non modifica gli stanziamenti per il 2015 già assunti per il fondo per le politiche su diritti e pari opportunità (dl 203/2006, quasi 10 milioni di euro), del fondo infanzia e adolescenza (l.296/2006, per oltre 28 milioni di euro), del fondo politiche giovanili (dl 223/2006, quasi 6 milioni di euro).
Nel complesso, tutti questi fondi ammontano a circa 900 milioni di euro: a fare la parte del leone - con 800 milioni di euro totali – sono il Fondo politiche sociali, quello non autosufficienza e quello sugli asili nido. Va evidenziato, peraltro, che la legge di stabilità comporta una serie di tagli a regioni e comuni (spending review) che potrebbero determinare ricadute anche sui servizi sociali.
C’è poi il capitolo destinato ai richiedenti asilo e rifugiati. L’incremento del Fondo nazionale per le politiche ed i servizi di asilo (il sistema Sprar) è fissato a decorrere dal 2015 in 187,5 milioni di euro annui, mentre viene reso permanente lo stanziamento di 3 milioni di euro per iniziative “complementari o strumentali necessarie all'integrazione degli immigrati nei comuni che siano sedi di Centri di accoglienza per richiedenti asilo con una capienza pari o superiori a 3.000 unità”. Novità per il Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che passa dal ministero del Lavoro a quello dell’Interno e viene incrementato di 12,5 milioni di euro l’anno (aggiuntivi rispetto ai 20 già presenti). Infine, per il solo 2015 ci sono 8 milioni di euro (fondi della presidenza del Consiglio) che vengono destinati “all'attuazione del programma unico di emersione, assistenza e integrazione sociale degli stranieri vittime dei reati di riduzione in schiavitù, della tratta e vittime di violenza o di grave sfruttamento degli esseri umani”.
Nel complesso questa voce impegna complessivamente un importo di poco superiore ai 200 milioni di euro.
Seconda grande categoria di interventi, le erogazioni monetarie dirette, o se preferite i “bonus”. La legge (che stabilizza il bonus di 80 euro ai lavoratori attivo da maggio 2014) introduce un altro bonus da 80 euro (960 euro annui), destinato alle famiglie dei nuovi nati (o adottati) a partire dal 1 gennaio 2015. E' il bonus bebé, e andrà alle famiglie con un reddito Isee fino a 25 mila euro, e sarà raddoppiato (quindi 160 euro al mese) per quelle con un reddito Isee inferiore a quota 7 mila euro. A questo scopo per il 2015 vengono stanziati 202 milioni di euro, ma poiché il bonus sarà lungo tre anni la spesa è destinata a lievitare negli anni successivi: sono stati così stanziati 607 milioni per il 2016 (e altrettanti per il 2019), 1 miliardo e 12 milioni annui per il 2017 e il 2018, altri 202 milioni per il 2020.
Al bonus bebé si affianca il bonus acquisti per le famiglie che hanno almeno quattro figli e un reddito Isee non superiore a 8500 euro: mira a “contribuire alle spese per il mantenimento dei figli” con “buoni per l’acquisto di beni e servizi”. Lo stanziamento è per il solo 2015 di 45 milioni di euro e secondo i calcoli dei tecnici dovrebbe sfociare in un contributo di mille euro a ciascuna delle 45 mila famiglie beneficiarie. Anche il rifinanziamento della carta acquisti ordinaria (“social card”, art. 81, comma 29, dl 112/2008), misura contro la povertà, è in senso stretto una mera erogazione monetaria, per altro come noto alquanto limitata (40 euro al mese): la dotazione per il 2015 resta invariata rispetto all’anno precedente, 250 milioni.
Nel complesso il totale delle misure basate su mere erogazioni monetarie è pari a poco meno di 500 milioni di euro (bonus lavoratori escluso), ma è destinata a salire negli anni futuri (nel 2016 sono stanziati già oltre 600 milioni di euro).
Terzo grande filone di interventi quello relativo al terzo settore in senso lato. Si inizia con il cinque per mille (dl 40/2010), per il quale vengono stanziati 500 milioni di euro annui a decorrere dal 2015, con previsione esplicita che le somme non utilizzate entro il 31 dicembre di ogni anno potranno essere usate in quello successivo: di fatto è la tanto attesa cancellazione del tetto di spesa (a 400 milioni l’anno scorso) che azzoppava il cinque per mille facendolo diventare un quattro per mille. Per la riforma del Terzo settore, dell'impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale è autorizzata la spesa di 50 milioni di euro per l’anno 2015, di 140 milioni di euro per l’anno 2016 e di 190 milioni di euro a decorrere dall’anno 2017. Intervento molto atteso anche quello che rilancia le donazioni alle onlus, parificando le detrazioni fiscali previste a quelle in vigore per chi effettua “erogazioni liberali” ai partiti politici: dal 2015 il tetto massimo su cui si calcola la detrazione (al 26%) o la deduzione per le imprese (2% del reddito) passa da 2.065,83 euro a 30 mila euro. Buone notizie per il servizio civile, che in legge di stabilità vede spuntare altri 50 milioni di euro, che portano il totale per il 2015 a quota 115 milioni (e 113 ciascuno per il 2016 e 2017).
Nel complesso, le misure riferite al terzo settore e al non profit in senso lato ammontano ad un impegno deciso in legge di stabilità pari a 600 milioni di euro (e in crescita per il 2016).
Fra le altre misure,previsto un aggravio fiscale a carico delle Fondazioni bancarie e un taglio di 35 milioni di euro alle risorse destinate per il 2015 al finanziamento degli istituti di patronato e assistenza sociale, mentre 50 milioni di euro (tratti dal Servizio sanitario nazionale) vengono destinati alla “cura delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d’azzardo”, con un milione di euro destinato nello specifico alla “sperimentazione di modalità di controllo dei soggetti a rischio di patologia, mediante l’adozione di software che consentano al giocatore di monitorare il proprio comportamento generando conseguentemente appositi messaggi di allerta”. Da segnalare anche il contributo di 7 milioni di euro a partire dal 2015 per il Comitato italiano paralimpico (Cip) e quello di 6,5 milioni di euro per l’Unione italiana ciechi e ipovedenti. (ska)