Leogrande: “Il caporalato perde se aumentano prezzo e qualità dei prodotti”
Braccianti si riposano dopo una giornata di raccolta, in attesa dell'autista che li riporterà nel casolare abbandonato dove vivono
MILANO – "Il consumatore è responsabile di ciò che acquista. Man mano che prezzo e qualità aumentano, si allontana il caporalato, che stravince invece dove c'è il lavoro dequalificato". Alessandro Leogrande, l'autore dell'inchiesta del 2008 pubblicata da Mondadori “Uomini e caporali”, non ha dubbi. Scegliere un'etichetta di salsa di pomodoro piuttosto che un'altra ha un suo peso.
Una considerazione che supporta la proposta del ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina di costruire una "Rete del lavoro agricolo di qualità" che possa certificare i prodotti liberi dal caporalato. Intervenire nella filiera è il passaggio invece più difficile: "Ci sono prodotti del mercato che si sono svalutati fortemente in questi anni, – commenta Leogrande. - Non si capisce se questo diventi 'alibi per giustificare la riduzione dei costi del lavoro o sia effettivamente la causa". Di certo in alcuni contesti chi non ricorre al caporalato scompare. Soprattutto se è un piccolo agricoltore.
Così puntare sulla consapevolezza del consumatore diventa importante: "Esiste una correlazione tra qualità e caporalato. Il raccoglitore di pomodori destinati al ciclo industriale non ha bisogno nemmeno di aver visto un pomodoro in vita sua", nota l'autore di “Uomini e caporali”. È così che sono cominciati i "viaggi organizzati" dall'Est Europa fino al tacco dell'Italia di cui racconta l'inchiesta del 2008. Sette anni dopo, la storia continua. (lb)