22 giugno 2017 ore: 12:45
Società

Leonardo Falanga, giovane "maker": "Robotica al servizio degli altri"

La prima invenzione a 6 anni: un braccio robotico, dopo avere visto una ragazza senza un arto superiore. Leonardo, studente diociottenne di Nocera, oggi frequenta il Mit e la Silicon Valley: è uno degli ospiti della tappa salernitana del Festival delle Generazioni in tour. Al via il 23 giugno
Leonardo Falanga, giovane maker

NOCERA (Salerno) - Si definisce “maker, appassionato di robotica, intelligenza artificiale, aeromodellismo”, e il suo motto è “Prova, sbaglia, ricomincia!”. Lui è Leonardo Falanga, classe 1999 di Nocera Inferiore. Iscritto al quarto anno del liceo scientifico, ha già viaggiato e fatto esperienza in varie parti del mondo: una su tutte? Quando, insieme con la fidanzata Valeria Cagnina – che condivide le sue stesse passioni – è stato selezionato dal Mit di Boston per un summer camp per imparare a creare una start up. “Il mondo della robotica e dell’ingegneria effettivamente non è così aperto ai ragazzi della nostra età, ma io mi ci trovo bene – spiega Leonardo –. So già che da grande sarò un ingegnere elettronico, un imprenditore della Silicon Valley. Creerò una start up nel mondo tecnologico e darò vita a un prodotto”.

Leonardo Falanga e Valeria Cagnina
Leonardo Falanga, giovane maker e Valeria

Il primo braccio robotico, Leonardo l’ha inventato a 6 anni dopo avere visto una ragazza senza un arto superiore. A 16 anni ha sviluppato “Never Alone” una app contro la violenza sulle donne. “Dal braccio all’app, nei miei progetti cerco sempre di mettere l’innovazione al servizio degli altri. Voglio creare prodotti utili, che migliorino la vita delle persone: il mio desiderio è aiutare attraverso il mondo digitale”. A 17 anni, con Valeria, ha costruito un robot via Skype, perché la ragazza abita ad Alessandria, a 800 chilometri di distanza. “La mia forza è la passione – spiega Leonardo –. Intorno a me vedo tanti coetanei che, di fronte agli ostacoli, si arrendono. Io no: io provo, e se sbaglio ricomincio, fino a quando non sono soddisfatto. Voglio dire a tutti che, quando si ha una passione, non serve avere tanti soldi. Quello su cui mi concentro, piuttosto, sono le relazioni, perché creano innovazione. Lo scambio proficuo di idee e contatti, sono quelli i miei strumenti”.

Leonardo Falanga
Leonardo Falanga, giovane maker

- Leonardo sarà uno degli ospiti della tappa di Salerno del Festival delle generazioni in tour, la kermesse organizzata dal sindacato dei pensionati della Cisl in calendario nella città campana venerdì 23 giugno. Interverrà al convegno “Internet: i social e il cyberbullismo” (Sala Pasolini, dalle 9.30). “Utilizzo tutti i social: Facebook, Twitter, Instagram, Snapchat, Linkedin soprattutto: attraverso di essi costruisco relazioni, li uso molto per lavoro”. Quando parla di social li paragona a un’auto: è necessario saperli maneggiare adeguatamente per avere grandi prestazioni. Perché un utilizzo improprio può essere pericoloso, e fa l’esempio del fenomeno Blue Whale: “I social sono strumenti: come tali, tutto dipende da come li utilizzi. Possono fare danni ingenti, ma anche creare cose fantastiche”. Secondo Leonardo, è necessario che anche la scuola formi i giovani per un utilizzo adeguato dei social: ?“Le informazioni, però, devono arrivare dalle persone giuste, non da persone che s’improvvisano esperte del settore”.

Nonostante la giovanissima età, la carriera di Leonardo è in cammino: merito, anche, del sostegno della famiglia. “Sanno che ho tante passioni e tanti hobby, si chiedono sempre cosa sto architettando – sorride –. Per il resto sono un ragazzo normale: ho una ragazza, mi piace volare sugli ultraleggeri. E poi c’è la scuola”. Scuola che, secondo il ragazzo, potrebbe fare molto di più: “Su certi temi è ferma: per esempio, non capisce quello che noi facciamo. Fatica a comprendere le nostre inclinazioni e passioni, che talvolta ci portano a viaggiare. Ma così come gli insegnanti non riescono a capire gli studenti, anche gli studenti non capiscono gli insegnanti. Quello che posso dire è che non mi sono sentito molto appoggiato dalla scuola in questo mio percorso”. (Ambra Notari)

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