Lesbo, aspettando il Papa: riflettori accesi sulla sofferenza dei migranti
ROMA – Il 16 aprile Papa Francesco si recherà nell’isola di Lesbo, in Grecia “per esprimere vicinanza e solidarietà sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo e a tutto il popolo greco, tanto generoso nell'accoglienza” ha detto. La visita inizierà la mattina con l’incontro col primo ministro Alexis Tsipras, poi il pontefice insieme Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli e Ieronymos, arcivescovo di Atene si recherà presso il campo profughi di Mòria, che ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo.
- Qui ad attenderlo, insieme ai tanti migranti da settimane bloccati nell’isola, anche gli operatori umanitari che si adoperano per l’assistenza. “Per noi il Papa è una fonte di ispirazione fortissima, il fatto che venga qui a mostrare la sua unità con i profughi ci dà la forza di andare avanti nel nostro lavoro di aiuto alle persone – spiega Mari Stella Tsamatroupoulou responsabile della Caritas Hellas. L’organizzazione, come altre ong, non opera più nel centro di Mòria “da quando è stato trasformato da centro di accoglienza a centro di detenzione – aggiunge – non possiamo sostenerlo, è fuori dall’idea che abbiamo di accoglienza”. A Lesbo ha attivi, invece, diversi progetti: come un hotel preso in affitto per ospitare i rifugiati, al cui interno ci sono attualmente 200 persone. “Questa idea fa parte di un progetto più ampio finanziato dalle Caritas di Svizzera, Austria e Germania e che prevede l’ospitalità dei profughi in 3 hotel, due ad Atene e uno a Lesbo, per una capienza complessiva di circa 450 persone – aggiunge Tsamatroupoulou – lo abbiamo messo su proprio per mettere in atto le parole del Santo Padre che chiedeva di dare ospitalità ai più bisognosi”. Inoltre la Caritas Hellas è attiva a Idomeni, dove distribuisce circa 4000 pacchetti di viveri al giorno. “Qui ormai la situazione è bruttissima – aggiunge Tsamatroupoulou – anche le malattie si stanno facendo sempre più sentire. Il disagio che vivono queste persone è indescrivibile, credo che il gesto del Papa sia importante anche per riportare l’attenzione su di loro. Inoltre, il fatto che le diverse fedi si incontrino, è un gesto fortissimo di unità verso chi ha bisogno”.
Nel dettaglio, il programma prevede l'arrivo di Papa Francesco alle 11:15 al Mòria refugee camp. Qui il pontefice, insieme agli altri due leader religiosi visiterà i rifugiati, tra cui ci saranno anche 150 minori non accompagnati. I tre firmeranno poi una dichiarazione congiunta e mangeranno in un container insieme ai rifugiati. Nel pomeriggio, intorno alle 13:45 Francesco farà visita al presidio della Guardia Costiera dove incontrerà la cittadinanza e la comunità cattolica. E' prevista anche una commemorazione per le vittime del mare, al termine della quale i tre leader religiosi reciteranno ciascuno una breve preghiera. La visita si concluderà intorno alle 15 dopo un incontro privato con il patriarca Bartolomeo, con l'arcivescovo di Atene e con il primo ministro Tsipras.
Per Amnesty International, la visita del pontefice insieme ai vertici della chiesa ortodossa è una grande opportunità per “accendere i riflettori sulla drammatica sofferenza di migliaia di migranti e rifugiati arbitrariamente detenuti”. "Nel campo di detenzione di Moria, a Lesbo, abbiamo assistito coi nostri occhi all'impatto devastante che l'accordo tra Unione europea e Turchia sta avendo su uomini, donne e bambini tra cui un gran numero di rifugiati in condizioni di vulnerabilità, detenuti in modo arbitrario. Il papa dovrebbe dire con chiarezza che non cambiare questo stato di cose sarebbe una vergogna per l'Europa – sottolinea Gauri van Gulik, vicedirettrice per l'Europa di Amnesty International - Durante la sua visita, papa Francesco metterà in evidenza il ruolo determinante svolto della solidarietà locale e internazionale per aiutare le persone più vulnerabili nel contesto dell'attuale crisi dei rifugiati. Auspichiamo che egli possa anche denunciare le violazioni, la paura e l'incertezza di migliaia di migranti e rifugiati intrappolati in un limbo, a Lesbo come in altre parti della Grecia"
Secondo Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio quello di Francesco è un “forte messaggio di accoglienza verso chi bussa alle porte dell’Europa”, per questo dalle pagine di Famiglia Cristiana, lancia l’idea di un sinodo ecumenico dei cristiani europei sulla questione dei rifugiati: “Le Chiese europee non possono restare prigioniere delle logiche istituzionali o delle politiche dei loro Paesi, senza una visione del futuro. Mi chiedo se questo non sia il momento di una convocazione dei cristiani europei, un sinodo ecumenico che affronti la grande questione dei rifugiati e l’Europa”. (ec)