Libia, Amnesty alla comunità internazionale: "Sanzioni per fermare le violenze"
MILANO – Sono 400 mila gli sfollati che si trovano in Libia, secondo i dati dell'Unhcr. A questi si aggiungono altri 37 mila richiedenti asilo. Sono le conseguenze del nuovo conflitto tra il fronte dei fondamentalisti islamici e vecchie armate militari riunite sotto il Generale Khalifa Haftar. Amnesty international racconta la situazione nel paese nel rapporto "La discesa di Bengasi nel caos", pubblicato oggi. Bengasi, Derna, il Golfo di Sidra (Tripoli) e Obari sono le città più colpite. Nella sola Bengasi in 90 mila persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni. La maggior parte di questi è già la quarta o quinta volta che si sposta a causa della guerra, scoppiata nel 2011 con la rivoluzione contro Gheddafi. L'evento che ha rotto la calma apparente in Libia è stato l'assassinio dell'avvocato Salwa Bugaighis, attivista dei diritti umani ammazzata dai fondamentalisti il 26 giugno 2014.
Sul campo di battaglia, da un lato i fondamentalisti islamici del Consiglio della shura dei rivoluzionari di Bengasi, alleati con le formazioni che hanno dato vita all'operazione Libya Dawn. Tra loro anche la formazione Ansar al-Sharia, che ha sfilato nelle vie di Bengasi sventolando le bandiere dell'Isis. Dall'altra, le ex brigate anti-Gheddafi riunite sotto il generale Khalifa Haftar nel maggio 2014, quando è partita l'"Operazione Dignità", per abbattere il regime uscito dalle urne nel 2013, considerato dai ribelli troppo fondamentalista. Amnesty International termina il suo rapporto "La discesa di Bengasi nel caos" chiedendo alla comunità internazionale di adottare sanzioni immediate per fermare la spirale di violenza.
Sono almeno 267 le persone, guerriglieri e civili, che sono scomparse da Bengasi tra giugno e novembre 2014, secondo la Red Crescent della Libia. Non si conosce l'esatto numero delle vittime civili: la stima minima è di 600 vittime al 18 gennaio. Da metà ottobre ci sarebbero a Bengasi 1.400 persone, tra cui immigrati dall'Africa subsahariana, imprigionati nelle loro case per colpa dell'offensiva militare dell'Operazione dignità. Ancora non si hanno novità riguardo gli abitanti di Tawargha, una città fantasma sul litorale occidentale della Libia. Dall'attacco a Misurata, nel 2011, sarebbero stati spostati in numerosi campi profughi. Stando alle stime della Missione Onu in Libia, in 5.600 sarebbero stati sfollati cinque volte.
Accanto all'impegno di Amnesty, in Libia è forte anche la presenza dell'Unhcr. L'agenzia per i rifugiati ha previsto 17 milioni di euro di fondi per aiutare rifugiati e sfollati interni. Sono circa 15 mila i siriani (che per la maggioranza, 140 mila, sono invece in Egitto) e 50 mila gli altri richiedenti che vivono in condizioni precarie in zone urbane della Libia. (lb)