11 maggio 2015 ore: 15:22
Immigrazione

Libia, Amnesty denuncia crudeltà sui migranti e rifugiati in transito

Stupri, torture, persecuzione religiosa, centri di detenzione: assenza di legge e conflitti aumentano i rischi e spingono a rischiare la vita in mare nella speranza di raggiungere l’Europa. "Senza percorsi legali per fuggire, queste persone sono costrette a mettersi nelle mani dei trafficanti"
Profughi dalla Libia. Persone per strada con valige

ROMA - Stupri, torture e sequestri a scopo di riscatto da parte dei trafficanti, sfruttamento sistematico ad opera dei datori di lavoro, persecuzione religiosa e ad altri abusi da parte di gruppi armati e bande criminali in Libia: ecco cosa subiscono migranti e rifugiati secondo l’ultimo rapporto di Amnesty International in transito in Libia. “’La Libia è piena di crudeltà’. Storie di sequestri, violenza sessuale e abusi contro i migranti e rifugiati” denuncia “Le indicibili condizioni in cui si trovano i migranti, insieme alla crescente assenza di legalità e ai conflitti armati in corso nel paese, rendono evidente quanto sia pericoloso oggi vivere in Libia. Senza percorsi legali per fuggire e cercare salvezza, queste persone sono costrette a mettersi nelle mani dei trafficanti, che le sottopongono a estorsioni, attacchi e altri abusi”, sottolinea Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord dell’organizzazione. 


Da anni, la Libia è un paese sia di arrivo che di transito per migranti e rifugiati in fuga dalla povertà, dai conflitti e dalla persecuzione nell’Africa sub sahariana e in Medio Oriente. Molti passano per la Libia sperando di raggiungere l’Europa. Tuttavia, secondo gli osservatori, “la crescente assenza di legge e lo sviluppo dei conflitti armati hanno aumentato i rischi per loro, spingendo ad attraversare il Mediterraneo anche comunità di migranti che vivevano nel paese da anni”. Un’altra ragione per così tante partenze è costituita dagli abusi subiti all’interno dei centri di detenzione, dove migliaia di migranti e rifugiati – bambini compresi – sono trattenuti a tempo indeterminato e in condizioni deplorevoli.  Con sempre minori percorsi terrestri a disposizione per raggiungere la salvezza in Europa, anche i rifugiati siriani cercano di prendere il mare dalla Libia. “La comunità internazionale è stata a guardare la Libia discendere nel caos dopo la fine dell’intervento militare della Nato del 2011, consentendo di fatto alle milizie e ai gruppi armati di prendere il sopravvento. I leader mondiali ne sono responsabili e devono essere pronti ad affrontare le conseguenze, tra cui un maggior numero di migranti e rifugiati in fuga dal conflitto e dalle gravi violazioni dei diritti umani in Libia. I migranti e i richiedenti asilo sono tra le persone più vulnerabili attualmente in Libia e la loro sofferenza non dev’essere ignorata” , ha aggiunto Luther.

Per Amnesty è importante destinare maggiori risorse alla ricerca e al soccorso dei migranti “ma sempre più persone continueranno a morire in mare se i mezzi navali non saranno disponibili immediatamente, non opereranno nelle acque dove è maggiormente necessario, ovvero da cui partono più spesso le richieste di soccorso e non resteranno in quelle zone fino a quando proseguiranno così tante partenze di migranti e rifugiati dalla Libia”, ha sottolineato Luther. Nel vertice straordinario che si è tenuto a Bruxelles lo scorso 23 aprile, il Consiglio europeo ha annunciato azioni per identificare, catturare e distruggere le imbarcazioni prima che vengano usate dai trafficanti. “Queste misure – sottolinea Amnesty - potrebbero essere discusse all’incontro di oggi tra l’Alta rappresentante per l’Unione europea degli affari e delle politiche di sicurezza, Federica Mogherini, e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.  “Intraprendere azioni per contrastare i trafficanti senza predisporre rotte alternative sicure per le persone disperate in fuga dal conflitto libico non porrà fine alla sofferenza dei migranti e dei rifugiati”, ha commentato Luther.

Egitto e Tunisia hanno già aumentato le restrizioni alla frontiera, temendo che il confitto libico si allarghi ai loro paesi. Migranti e rifugiati, i cui passaporti sono stati rubati o confiscati dai trafficanti, da bande criminali e dai datori di lavoro libici non hanno altro modo di lasciare il paese che quello di intraprendere un viaggio pericoloso attraverso il Mediterraneo, spiega Amnesty che continua a chiedere ai paesi con le maggior risorse di aumentare il numero dei posti per il reinsediamento in favore dei rifugiati vulnerabili. L’organizzazione per i diritti umani si appella alla comunità internazionale affinché siano adottate misure concrete per affrontare con urgenza le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario commesse da tutte le parti coinvolte nel conflitto libico.

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