Libia, Giro: Italia sola, ipocrita attaccare Minniti
Roma - "E' un po' ipocrita adesso, soprattutto da fonti internazionali, prendersela con la politica italiana in fatto di migrazioni e con il ministro Minniti per quello che sta facendo per gestire questo fenomeno complesso". Cosi' all'agenzia DIRE Mario Giro, vice-ministro agli Affari esteri, in risposta alla polemica sollevata all'estero in questi giorni sulla gestione della crisi dei migranti da parte dell'Italia. "Io stesso ho avuto modo di parlare col ministro a fine agosto sulla questione dei centri di detenzione, che gia' sapevamo tragica, e che avevo definito un inferno. In quell'occasione ci siamo accordati du due punti: primo, spingere al massimo sulle organizzazioni internazionali come Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati) e Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) affinche' rapidamente intervenissero in Libia. Secondo, nell'attesa facessimo intervenire le nostre ong.
Oggi stesso, ricorda il vice-ministro, "e' stato emesso il bando da due milioni per le ong al fine di intervenire nei centri detenzione, e un altro da quattro milioni e' in preparazione. L'assillo per il destino di questa povera gente - prosegue Giro - e' quotidiano nel governo italiano. Scoprire oggi che i centri di detenzione sono terribili e che in particolare a sud della Libia i migranti sono trattati come schiavi non e' una novita' ma un tragedia che continua da molto tempo, direi da anni". Allo stesso tempo, prosegue il vice-ministro, "non potevamo rimanere intrappolati nelle mani dei trafficanti. Tra l'altro sono gli stessi che rendono schiavi i migranti. Dall'ottobre del 2016, secondo dati Oim sono crollati i passaggi dal Niger alla Libia. Questo e' stato merito del nostro operare, affinche' non si continuasse ad andare verso quel tipo di sofferenze. Siamo davanti a un fenomeno epocale. Il governo italiano ha agito in tutte le direzioni: accordi bilaterali con i Paesi di origine, finanziamento e sostegno ai Paesi di transito, insistenza continua con le autorita' libiche per superare i centri, pressioni continue a Bruxelles perche' ci si occupi di questa tragedia, pressioni anche all'Onu e sulle organizzazioni internazionali".
Quindi la conclusione: "L'Italia e' sostanzialmente da sola di fronte a questa sfida. Prendersela col suo governo e' solo un modo non costruttivo che non aiuta a risolvere. Preferisco dialogare con le nostre ong che da sempre ci ricordano questa tragedia ma anche con le quali cerchiamo ogni volta delle vie pragmatiche di soluzione". (DIRE)