23 maggio 2014 ore: 15:16
Immigrazione

Libia, la disperata lotta delle guardie mascherate per fermare l’esodo dei migranti

Reportage da Zuwara: nel principale hub delle partenze dei barconi opera l’unica forza di sicurezza del governo: “Li fermiamo, ma poi li fanno scappare di nuovo per 25 euro a testa”. “La missione europea che dovrebbe assisterci? Vista solo in televisione”
Zuwara Media Center Libia. Guardia mascherata

ZUWARA, LIBIA - Nascosti dietro i passamontagna neri per evitare di innescare faide e vendette trasversali tra famiglie, gli uomini del Bureau dell’Anti-Crimine di Zuwara, città sul versante Ovest della costa libica, capitale della comunità di minoranza amazigh libica e principale hub del traffico dei migranti e richiedenti asilo verso l’Europa, sono oggi l’unica forza di sicurezza effettivamente impegnata nella lotta contro il business del traffico degli esseri umani in città. La scorsa settimana hanno fermato circa duecento uomini di nazionalità subsahariana a poche miglia dalla costa di Zuwara. Dopo averli trattenuti per un paio di giorni all’interno del loro quartier generale su un tratto di spiaggia della città, gli uomini cosiddetti mascherati, al libro paga del municipio locale e del ministero degli Interni libico, li hanno portati presso il centro di detenzione di Gharian, a circa 80 chilometri da Tripoli.

“In un mese ne abbiamo recuperati in mare circa 400. Prima li portavano al centro di detenzione di Sabratha (20 chilometri a Est di Zuwara, ndr), ma ora non più perché da lì li fanno scappare per 40 dinari libici, circa 25 euro, a testa” racconta a Redattore Sociale uno dei capi del gruppo armato. Foto e video dei migranti e richiedenti asilo, seduti per terra in fila in attesa della identificazione lo scorso sabato, sono state pubblicate sulla pagina Facebook del Zuwara Media Center. “La gente qui in città è stanca. Ci sentiamo invasi. Chi ci guadagna sono i pochi, ma a pagare le conseguenze siamo in tanti”, continua l’uomo, che è un fiume in piena e vuole denunciare lo stato di abbandono in cui versano le forze di sicurezza di Zuwara per contrastare il fenomeno del traffico dei migranti e dei richiedenti asilo.

“Abbiamo scritto lettere alle Nazioni Unite, al governo libico e ad altri organi governativi nazionali ed internazionali per chiedere loro supporto. Abbiamo chiesto di avviare un programma di identificazione e registrazione dei migranti e richiedenti asilo qui a Zuwara per poter capire se fosse anche possibile l’inserimento di queste persone nella nostra comunità, in base al loro status e alle loro competenze. Ma – continua l’uomo mascherato sbracciandosi – fino ad ora nessuno ci ha dato ascolto.”

Anche la Missione Europea per l’Assistenza alle Frontiere in Libia (Eubam), deputata a sostenere le forze di sicurezza di frontiera nel paese africano con un budget di circa 30 milioni di euro lo scorso 2013, pare non essere ancora arrivata a Zuwara. L’uomo dichiara “Noi abbiamo visto e sentito dell’Eubam, ma solo attraverso la televisione”.

Il Bureau dell’Anti-Crimine di Zuwara è stato formato ad inizio del 2013 e ad oggi conta circa 300 uomini. L’unica forza su cui oggi gli uomini mascherati possono effettivamente fare affidamento è la guardia costiera di Zuwara. Tuttavia sia gli uni che gli altri lamentano la mancanza di risorse finanziare per affrontare la potenza di fuoco di un sistema economico locale parallelo ben corroborato, che vanta il più alto numero di partenze dei barconi nella storia del business del traffico dei migranti e dei richiedenti asilo nella storia libica. (Nancy Porsia)

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