26 febbraio 2015 ore: 09:36
Società

Libia, Quirico: "Basta scrivere sulla base di un tweet, il giornalista deve partire"

L’inviato de La Stampa critica il giornalismo di oggi: “Sulla Libia tante notizie false perché nessuno va in prima persona. Serve integralismo nel giornalismo. Non ci lamentiamo se poi i giornali chiudono”. Stasera presentazione de 'Il grande Califfato' alla Feltrinelli di Firenze
Domenico Quirico

FIRENZE – “Serve un integralismo nel giornalismo altrimenti i giornali non hanno più motivo di esistere. In questi giorni abbiamo letto molte notizie false a proposito delle offensive in Libia e su questo ci abbiamo costruito commenti, editoriali, articoli. Se continuiamo a fare giornalismo così, non veniamo poi a lamentarci se i giornali chiudono. Dobbiamo riscoprire il reportage, dobbiamo riscoprire il racconto in prima persona, anche a costo di rischiare la propria pelle. Dobbiamo andare sul posto prima di scrivere, e non scrivere sulla base di una telefonata o di un tweet di non so chi”.

Così l’inviato de La Stampa Domenico Quirico, reduce da un lunghissimo rapimento in Siria e appena rientrato dalla Bosnia, dove ha trovato tracce delle milizie islamiche dell’Isis. Quirico stasera alle 18 darà alla Feltrinelli di Firenze in via Cerretani alle 18 per presentare il suo ultimo libro 'Il grande Califfato' edito da Neri Pozza.

Nonostante la drammatica esperienza, Quirico è uno dei pochi che riesce ancora a trovare il coraggio di partire. “Non lo faccio per stare sotto i riflettori, in questo senso mi sono ormai emendato da questo automatico peccato di vanità, lo faccio perché ho l’impressione che mai come oggi sia necessaria la testimonianza, se non testimoniamo e non cerchiamo di andare aldilà di questa massa gigantesca di informazioni non controllate, abdichiamo dal senso stesso del mestiere di giornalista”.

Quirico poi avverte che “non dobbiamo sottovalutare il nemico”. Questo nemico è “uno Stato totalitario islamico che ci metterà alla prova per molti anni, però noi europei stiamo continuando a sottovalutare la minaccia. I nostri politici sono ossessionati dai guadagni e dalla crisi economica, ma non si rendono conto che di fronte a noi c’è un enorme mostro che si sta progressivamente dipanando, allargando, rafforzando. Potrebbe succedere quello che è accaduto negli anni Trenta, quando il mondo era ossessionato dalla crisi economica e non si accorse dell’ascesa dei due grandi totalitarismi, quello di Stalin e quello di Hitler”.

 

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