Libia, testimone a ong: i migranti detenuti sono picchiati o uccisi
"Le persone non hanno da mangiare e vengono picchiate. La gente viene uccisa cosi'. Vengono, sono ubriachi, ballano, ti guardano. Non sai perche': sparano". A parlare, in un report diffuso da due ong maghrebine e' una persona reduce da tre periodi di detenzione in quanto migrante in Libia prima a Sabha, nella regione sud-occidentale del Paese, poi a Beni Walid, nel nord, 200 km a sud-est di Tripoli. Il testimone e' stato intervistato da Reem Bouarrouoj, medico e mediatrice impegnata sulla nave Aquarius dell'ong Medici senza frontiere (Msf).
La testimonianza e' la prima di una serie di resoconti raccolti da Bouarrouj per il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes) e l'Osservatorio maghrebino delle migrazioni (Omm) a bordo della Aquarius e nel centro della Mezzaluna rossa di Medenine, nel sud della Tunisia, che saranno tradotti in francese e pubblicati periodicamente sul sito dell'Ftdes.
"In Libia non ci sono prigioni ufficiali. In una piccola stanza, si trovano piu' di 150 persone. Non ti danno da mangiare. Sono stato in carcere tre volte. Una volta a Sabha, dove sono stato due settimane, poi a Beni Walid. Qui ho assistito a cose mai viste, ed e' stato peggio che altrove. Ci fanno mettere in fila, uomini e donne. Ci spogliano completamente per perquisirci e trovare del denaro. Perquisiscono tutto, con il fucile. Se hai del denaro va bene, ma chi non ne ha viene picchiato. Ti picchiano, soffri, non puoi parlare, non puoi fare niente" ha affermato la fonte secondo la ricostruzione sul sito dell'Ftdes.
"Il giorno in cui e' venuto il team dell'Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim), le guardie ci hanno detto: uscite fuori e parlate tra di voi, anche ad alta voce, cosi' quando quelli dell'Oim arriveranno per visitare il centro, penseranno che siete liberi, machallah ('come Dio vuole', in arabo nel testo)". "Ma quando i rappresentanti dell'Oim vanno via- denuncia il testimone- tutti devono rientrare e nessuno ha il diritto di parlare. Ogni giorno ci sono tanti morti, che non vengono seppelliti. A noi chiedono di prendere i corpi e gettarli via", conclude. (DIRE)