Live club e sale da ballo rischiano di chiudere, l’appello di Arci Roma: “Facciamole vivere”
Gualtieri e Zingaretti nonché all’assessore alla Cultura del Campidoglio, Miguel Gotor perché pongano un argine alla “morte dei club”, si legge nella nota diffusa dalla storica associazione culturale e ricreativa che raccoglie, tra l’altro, buona parte di quel mondo tra i suoi circoli.
Il problema è determinato da un decreto, quello appena varato dal Governo, che mette di nuovo in ginocchio – “incomprensibilmente”, sottolinea Arci Roma - il settore della musica dal vivo e delle sale da ballo, senza prevedere alcun ristoro e misure che ne eviti le chiusure.
“Colpito al cuore nuovamente uno dei settori culturali più produttivi di Roma e d'Italia, quello dei live club e dei locali di intrattenimento – spiega Vito Scalisi, presidente di Arci Roma – per via del divieto di somministrazione durante i concerti a fronte già dell'obbligo di costose mascherine FFP2 e del super green pass, che viene in questo modo depotenziato e svuotato di senso. A questo si
aggiunge la proibizione di assistere in piedi agli spettacoli, nonostante la mascherina e i vaccini, che rende impossibile l’attività di un settore che propone spettacoli perlopiù ad ingresso gratuito, le cui uniche entrate, per coprire costi di cachet e costi fissi delle sedi, sono proprio quelli della somministrazione”.
“Nel caso specifico dell’associazionismo, la somministrazione, pur essendo attività complementare, è connessa inestricabilmente all’attività culturale – aggiunge Scalisi – è incomprensibile e cieco applicare le disposizioni che valgono per grandi spazi come Palaexpo e Auditorium, anche a queste strutture che vivono soprattutto di autofinanziamento e senza biglietterie”.
Per porre argine alla morte dei Club, Arci Roma rivolge un appello al Comune di Roma e alla Regione Lazio per chiedere di “predisporre tempestivamente misure di sostegno alla ripartenza (blocco tari, sgravi osp, etc); di farsi portavoce delle istanze di questo comparto anche al livello regionale e in sede di conferenza Stato-Regioni, e di aprire un tavolo che ponga al centro immediati interventi di tutela del settore della musica dal vivo, profit e non-profit, che in altre
capitali, come Berlino, è stato riconosciuto al pari di istituzioni culturali e tutelato durante la pandemia per evitare le chiusure”.