Nuovo Dpcm. “Non ci stiamo, lo sport sociale non è marginale”: appello di Uisp
ROMA – “Lo sport di base è in ginocchio. Non ci stiamo!”. Così Uisp accoglie le nuove restrizioni allo sport contenute nel nuovo Dpcm, che vanno a colpire il settore dello sport dilettantistico, sociale, per tutti. E mentre le varie società sono al lavoro, per dare una giusta interpretazione e quindi la corretta applicazione delle disposizioni, la reazione della Uisp non si fa attendere: “No, non ci stiamo! - dichiara in una nota - Lo sport sociale e per tutti non è marginale. Abbiamo due doveri: tutelare il bene primario della salute. E quello della rappresentanza: lo sport di base è davvero in ginocchio”.
Uisp ricorda poi l'impegno dimostrato in questi mesi: “Dall'inizio della pandemia la Uisp è sempre stata sul crinale tra responsabilità verso il bene primario della salute di tutti e il dovere di rappresentanza. Oggi ci sentiamo di dire 'No, non ci stiamo' alle incongruenze che emergono rispetto ai diversi comparti che interessano le nuove misure del Dpcm. Non può essere sempre lo sport a pagare le conseguenze pesanti delle scelte. Lo sport, quello di base soprattutto, ha una valenza trasversale nelle politiche pubbliche a partire da quelle per la salute, ma è altrettanto economia sociale, opportunità di lavoro, con pari dignità rispetto alle altre realtà produttive del paese. Gli investimenti che il nostro mondo ha fatto per garantire la sicurezza e la salute dei praticanti e dei cittadini non possono non essere presi in considerazione. Lo sport di base è davvero in ginocchio, non ce lo possiamo più permettere”.
La richiesta è che non tardino ad arrivare i necessari supporti a chi più subirà le conseguenze di queste decisioni: “Chiediamo fin da subito interventi consistenti sul piano delle risorse da allocare, che possano ristorare tutto il comparto sportivo, che riconoscano gli indennizzi a tutti quei lavoratori dello sport che, al pari di tutti gli altri, sostengono le proprie famiglie, i propri figli. Non accettiamo e non accetteremo di essere considerati marginali. Lo sport è parte del progetto di vita di ogni persona, deve avere pari condizioni come per tutte le altre categorie”, conclude Uisp.