Lombardia, diritto al pediatra per i figli di stranieri irregolari anche nel 2017
MILANO - Una buona notizia per i bambini figli di immigrati irregolari che vivono in Lombardia: anche nel 2017 avranno diritto all'assistenza sanitaria da parte dei pediatri. La Regione ha infatti prorogato di un anno la circolare del 2013 che detta le regole per l'iscrizione al sistema sanitario lombardo dei minori stranieri con genitori senza permesso di soggiorno. Fino ad allora non era prevista alcuna copertura sanitaria per questi bambini. Il tutto era lasciato alla benevolenza dei singoli pediatri che gratuitamente svolgevano le visite o alle associazioni di volontariato. Sul diritto all'assistenza sanitaria per i figli di immigrati irregolari tre anni fa si era acceso un aspro dibattito. Nel luglio 2013 il Consiglio regionale aveva bocciato una mozione di Umberto Ambrosoli, che chiedeva, in applicazione di un accordo Stato-Regioni, di estendere anche a questi minori l'assistenza pediatrica. Dopo la bocciatura, quattro associazioni (Asgi, Avvocati per niente, Naga e Anolf-Cisl) avevano deciso di ricorrere al tribunale di Milano e per evitare una condanna la Giunta Maroni, il 20 dicembre del 2013, aveva deliberato che i minori figli di irregolari hanno diritto al pediatra "in via sperimentale", ma senza possibilità di sceglierne uno fisso.
La notizia della proroga è stata ora accolta con sollievo da Asgi, Avvocati, Naga e Anolf-Cisl, ma chiedono alla Regione di fare di più. “Prendiamo atto della scelta della Regione di prorogare di un anno la fase di sperimentazione -affermano i rappresentanti delle associazioni-. Soprattutto perché, in assenza di proroga, la sperimentazione sarebbe cessata al 31.12.2016 lasciando privi di tutela numerosi minori in Lombardia. Tuttavia va necessariamente trovata una soluzione stabile che tuteli il diritto alla salute dei bambini, qualunque posizione giuridica essi abbiamo”.
L'attuale decisione della Regione appare del tutto insufficiente, secondo le Associazioni, perché si tratta di una soluzione provvisoria, perché le famiglie non possono scegliere un pediatra fisso, ma di volta in volta andare da chi è disponibile, perché riguarda solo i ragazzi sono i 14 anni, mentre sono esclusi chi ha tra i 15 e i 18 anni. Inoltre, la circolare di Maroni prevedeva che i tre anni servissero per sperimentare il modello, ma la Regione "non ha mai fornito dati in ordine all’esito della sperimentazione, impedendo una verifica", sottolineano le associazioni. Infine, è "completamente mancata e tuttora non è stata programmata una campagna informativa per consentire ai genitori privi di permesso di soggiorno – che per la loro condizione sono ovviamente poco propensi ad accedere ai servizi pubblici – di esercitare effettivamente il loro diritto. È inaccettabile che a tutt'oggi gli stessi sportelli delle aziende sanitarie non diano informazioni sulla intervenuta proroga. Le associazioni invitano pertanto la Regione ad aprire al più presto un dialogo con la società civile al fine di pervenire ad una scelta definitiva, come peraltro molte regioni hanno già fatto che risponda adeguatamente alle problematiche sopra segnalate". (dp)