26 giugno 2017 ore: 14:43
Salute

Lombardia, "sulle droghe la regione taglia le risorse e burocratizza gli interventi"

Il Cnca traccia un bilancio negativo dell'impegno di Palazzo Lombardia. Le tariffe di rimborso alle comunità d'accoglienza sono largamente inferiori ai costi sostenuti dalle imprese sociali o associazioni che le gestiscono, un terzo dei detenuti sono tossicodipendenti e rimangono in cella perché non ci sono luoghi di cura

MILANO - Mentre cocaina ed eroina vengono venduti a prezzi stracciati sulle piazze lombarde, Palazzo Lombardia tentenna e riduce le risorse per la prevenzione e per la cura. Nella Giornata mondiale della lotta alla droga, il Coordinamento delle Comunità d'accoglienza (Cnca Lombardia) traccia un bilancio assolutamente negativo dell'impegno della Regione. Gli interventi di riduzione del danno (per intercettare i giovani nei luoghi del divertimento e dello sballo) sono stati burocratizzati, le tariffe di rimborso alle comunità d'accoglienza sono largamente inferiori ai costi sostenuti dalle imprese sociali o associazioni che le gestiscono, un terzo dei detenuti sono tossicodipendenti e rimangono in cella perché non ci sono luoghi di cura, la prevenzione è stata ridotta al lumicino. Sono questi i mali di una politica assente, che sottovaluta un problema che riguarda "non solo tra coloro che vengono considerati consumatori abituali o a rischio (adolescenti e persone emarginate o a rischio di esclusione sociale) -spiega il Cnca in una nota-, ma anche all’interno di fasce sociali e generazionali apparentemente insospettabili (professionisti, persone integrate nella società e persino anziani)". Non solo. "Bisogna poi aggiungere la dipendenza patologica da gioco d’azzardo, anch’essa diffusa in modo trasversale per fasce d’età, censo e gruppi sociali". 

Il Cnca Lombardia raccoglie 37 gruppi tra associazioni, cooperative ed enti religiosi. Tra questi, 19 gruppi si occupano di dipendenze e consumi, gestiscono 32 comunità accreditate residenziali e semi residenziali, con più di 600 posti a disposizione di donne e uomini con problemi di dipendenza da sostanze che scelgono liberamente di intraprendere percorsi di cura. Le loro unità di strada hanno intercettato nel 2016 ben 1.164 persone. Gestiscono anche sei “Drop In”, ovvero centri diurni a bassa soglia rivolti a persone tossicodipendenti, che vivono anche in condizioni di marginalità: nel 2016 hanno accolto 2.307 persone sviluppando 51.195 contatti. Sono attive anche nove Unità mobili giovani, formate da équipe di operatori che intervengono nei luoghi legali ed illegali del divertimento giovanile serale e notturno (dalle discoteche ai rave party) in cui sono evidenti i consumi e la presenza di comportamenti a rischio: sono state contattate da 42.406 persone sviluppando 49.163 contatti. Un grande lavoro, che però si scontra con risorse sempre più scarse.

 

Dal 2012 sono stati sperimentati progetti di riduzione del danno e di riduzione dei rischi che "avevano permesso di agganciare, rintracciare a aiutare alcune centinaia di ragazzi e ragazze che si trovavano in condizioni di consumo problematico", ricorda il Cnca. Il problema è che questi tipi di interventi sono stati inseriti nel Programma operativo regionale (POR) sull’Inclusione Sociale. "Si tratta di interventi che, invece, dovrebbero essere messi a carico del Servizio Sanitario Nazionale gestito dalle Regioni dal momento che il Governo ha riconosciuto queste prestazioni come Livelli essenziali di assistenza (LEA)". Ma qual è la differenza? Che cosa cambia? "Questi progetti sono stati fatti defluire in una dimensione burocratico-amministrativa estremamente farraginosa, che ha reso complicato una tipologia di intervento che avrebbe invece bisogno di velocità, snellezza e flessibilità. I progetti sperimentali sono stati infatti trasferiti all’interno di un Programma Operativo Regionale (POR), con risorse temporanee dell’Unione Europea e un disinvestimento delle risorse regionali, per un intervento che dovrebbe essere invece strutturale".

 

Nelle carceri lombarde chi ha problemi di droga non ha la possibilità di accedere a percorsi di recupero. Su 8.217 detenuti, circa un terzo sonop tossicodipendenti o consumatori problematici di sostanze stupefacenti (dati aggiornati al 31 maggio 2017). "In questo contesto, Regione Lombardia continua a disattendere il Protocollo siglato con il governo nel 2014 -denuncia il Cnca-, in cui si impegnava 'ad adottare misure idonee all’aumento delle possibilità ricettive delle comunità residenziali anche di tipo terapeutico, idonee ad ospitare, agli arresti domiciliari o in misura alternativa, soggetti in esecuzione penale presso i servizi penitenziari della Regione'. Inoltre si impegnava, all’articolo 4, insieme al governo, 'a condividere le previsioni di spesa nelle materie di rispettiva competenza'. Impegno disatteso sia dalla Regione sia dal Governo".

 

Le tariffe per gli inserimenti in comunità trattamentali residenziali e semiresidenziali sono invariate ormai da più di dieci anni. La Giunta regionale lombarda, dopo forti prese di posizione da parte dei diversi coordinamenti, ha risposto parzialmente all’impegno chiesto dal Consiglio Regionale, all’unanimità, relativo a un aumento del 30% in due anni. Siamo fermi a incremento del 15%, senza alcun impegno per il secondo anno. "Nella giornata mondiale dedicata alla lotta alla droga il Cnca Lombardia chiede il rispetto degli impegni relativi alla messa a sistema della riduzione del danno e dei rischi come Lea. Chiede interventi mirati rivolti specificatamente agli adolescenti, il potenziamento degli interventi di prevenzione. Richiede l’adeguamento delle tariffe delle comunità residenziali e semi residenziali oltre a misure concrete e risorse per l’accoglienza in comunità dei detenuti tossicodipendenti". (dp)

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