Londra, contro l'architettura "ostile" arrivano gli anti-anti-homeless
ROMA – “Space, not spikes”, “Spazio, non spunzoni”: è questo il motto ma anche il nome che si è dato un gruppo di giovani londinesi, per lo più artisti e giornalisti: un vero e proprio atto di rivolta contro quell'architettura che chiamano “ostile” e che a Londra sta prendendo sempre più piede: un'architettura che, ufficialmente, viene chiamata “difensiva”, laddove però l'unico “nemico” è l' “homeless” in cerca di un posto in cui stendersi la notte, o semplicemente sedersi a riposare durante il giorno. A questo servono infatti gli “anti-homeless spikes”, gli spunzoni che sempre più spesso, soprattutto nelle vie più commerciali della city, vengono installati fuori dalle vetrine. Senza dimora che, a Londra, sono in costante aumento.
- A contrastare questa tendenza, “difensiva” o “ostile” che sia, ci sta pensando la creatività di un gruppo di giovani, armati di materasso e libreria rigorosamente “home made”. Tutte le fasi della produzione sono documentate in un video, mentre ai giornalisti londinesi i promotori dell'iniziativa si presentano così: “Siamo un collettivo di artisti, giornalisti, docenti universitari, laureati, siamo produttori culturali. E questo porta con sé la responsabilità che ciò che facciamo e condividiamo con il mondo mette in evidenza l'ingiustizia e offre alternative a questa. Abbiamo visto quegli spunzoni come un attacco diretto a tutto ciò che ci rende umani”. Per questo, si sono armati di gommapiuma, legno e tutto il materiale necessario a costruire un semplice ma comodo divano-letto, con annesso angolo libreria: sugli scaffali, alcuni libri e un biglietto: “Sentiti libero di leggere questi libri e poi lasciali per chi verrà dopo di te”. Qualche ora di lavoro ed il gioco è fatto, non resta che installare il nuovo arredo, decisamente più accogliente, sugli ostili “spunzoni”, trasformandoli in un salottino a cielo aperto.
Ma i giovani di “Space, no spikes”, guarda ancora più lontano: “Vogliamo entrare in dialogo con le persone che permettono di installare gli spunzoni sulle loro proprietà e convincerli a smetterla. Ma vogliamo anche con i senza dimora, con i consigli locali e con i progettisti, per disegnare uno spazio più amichevole e inclusivo, in cui i meno fortunati non siano affatto banditi”. (cl)