24 agosto 2015 ore: 15:02
Immigrazione

Macedonia, riaperto il confine. "Impossibile bloccare i migranti"

Parla il giornalista Karl Hoffmann, italiano d'adozione e corrispondente per le tv estere: "Arrivano 2 mila persone al giorno, come si può tamponare? È un’emergenza umanitaria a tutti gli effetti, affrontabile solo se si dà loro la possibilità di fuggire, accompagnandoli passo dopo passo”
Migranti e barriere in Macedonia

BOLOGNA – “Un ragazzo siriano che ho conosciuto tempo fa mi continua a chiedere come faranno i suoi famigliari che il 29 agosto partiranno da Damasco: attraverseranno il Libano, poi si imbarcheranno verso la Grecia diretti in Macedonia verso la Serbia. Ha visto le immagini in televisione degli scontri alle frontiere, è molto preoccupato”. Karl Hoffmann, origini tedesche ma italiano d’adozione, corrispondente per televisioni estere, racconta il suo fitto scambio di messaggi con un giovane siriano che quella tratta l’ha percorsa 6 mesi fa, è arrivato a Calais, è caduto da una transenna facendo un volo di 8 metri e da 2 mesi è ricoverato in un ospedale. “Era diretto in Inghilterra, ma ora dice che è troppo pericoloso, forse chiederà asilo in Francia. E pensare che ha anche un fratello: lui è in Danimarca, è andato lì per farsi curare, è malato di leucemia. Ma in Ungheria gli hanno preso le impronte, e ora il governo danese vuole rispedirlo indietro: per lui equivarrebbe a una condanna a morte”.

Questa non è che una delle tante storie che affollano il paese di Gevgelia, cittadina macedone a ridosso del confine con la Grecia, resa tristemente nota dalla cronaca di questi giorni perché presa d’assalto da migliaia di migranti, soprattutto siriani, ma anche afghani, iracheni e pakistani, che percorrono quella strada verso il cuore dell’Europa. “L’avevo detto: quello è un imbuto. Il blocco delle frontiere macedoni – che reputo ridicolo, perché lo Stato non ha la forza di mantenerlo – ha dato vita a una tragedia: appena si chiude un varco, la situazione diventa drammatica nel giro di pochissime ore. È quello che è successo in Grecia”. La Macedonia, poi, di fronte a una marea umana, ha scelto di riaprire le frontiere, con priorità a donne con bambini e anziani: “Ora è la Grecia che porta i profughi direttamente a Gevgelia: prima ci andavano di propria iniziativa, ora lo fa la Grecia con dei pullman appositi”. A Gevgelia salgono su treni fatiscenti verso Presevo, nel sud della Serbia, dove è in funzione un centro d’accoglienza. 

Il problema, però, potrebbe essere solo rimandato: “Se la Serbia decidesse di chiudere come ha tentato di fare la Macedonia, saremmo punto e a capo. Stesso discorso vale per l’Ungheria, che sta per ultimare il muro di 175 chilometri alto 4 metri avvolto nel filo spinato. Tutti i governi dovrebbero capire che non è possibile bloccare un flusso come questo: è tempo perso. Arrivano 2 mila persone al giorno, come si può tamponare? È un’emergenza umanitaria a tutti gli effetti, affrontabile solo se di dà loro la possibilità di fuggire, accompagnandoli passo dopo passo”. 

Hoffmann sottolinea come la situazione che si è vista durante la chiusura delle frontiere macedoni sia stata una bella lezione: perché se i migranti non riusciranno a passare di lì, troveranno un’altra strada. Viaggeranno dall’Albania verso la Croazia, passando in Italia: “Lo scaricabarile questa volta non può funzionare. Serve un impegno collettivo: ma costa un sacco di soldi, e nessuno vuole farlo seriamente”. (Ambra Notari) 

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