Madaya, città assediata della Siria dove i malati muoiono di fame
ROMA – Sono 23 i pazienti morti di fame dal 1 dicembre 2015 ad oggi in un centro sanitario supportato da Medici Senza Frontiere nella città assediata di Madaya, nel Governatorato del Rif di Damasco in Siria. È l’allarme lanciato dall’organizzazione che chiede al governo siriano di evacuare i pazienti malati in posti sicuri. Nella città attualmente ci sono circa 20 mila abitanti “drammaticamente privati del necessario per sopravvivere”, spiega una nota di Medici senza frontiere che accoglie “con favore” la volontà del governo siriano di autorizzare il rifornimento di cibo nell’area. Tuttavia, l’organizzazione chiede che anche la consegna immediata di medicinali salva-vita attraverso la linea d’assedio sia una priorità.
Dal luglio 2015, spiega Msf, le forze del governo siriano hanno assediato la città e dopo la distribuzione una tantum di cibo, il 18 ottobre, questo assedio si è stretto in una vera morsa per la popolazione. Dei 23 pazienti deceduti, 6 avevano meno di un anno, 5 più di 60 anni e gli altri 12 erano tra i 5 e i 60. Diciotto erano uomini e cinque donne. “È un chiaro esempio di cosa significa utilizzare l’assedio come strategia militare - dichiara Brice de le Vingne, direttore delle operazioni di Msf -. Ora che l’assedio è così serrato, i medici che supportiamo non hanno più farmaci negli scaffali, mentre i pazienti malati e affamati aumentano. I medici si sono ridotti ad alimentare i bambini malnutriti con sciroppi medicinali, perché sono l’unica fonte di zucchero ed energia disponibile, e così le poche scorte dei farmaci rimasti diminuiscono ancora di più. Oltre a fornire cibo, l’unico modo per uscire da una situazione ormai catastrofica è garantire l’evacuazione medica immediata dei pazienti malati e garantire il rifornimento dei farmaci”.
L’assedio di Madaya, però, non preoccupa solo per le difficili condizioni di vita delle persone intrappolate nella morsa militare. Il rischio è che possano esserci presto altre città assediate. “In questo momento Madaya è una vera prigione a cielo aperto per circa 20 mila persone, tra cui neonati, bambini e anziani – spiega de le Vingne -. Non c’è modo di entrare né di uscire e le persone vengono lasciate morire. I medici che supportiamo riportano di persone ferite o uccise da mine e spari mentre tentavano di lasciare la città. La disperazione è così acuta che al punto di distribuzione di Msf, pensato per rifornire i più vulnerabili, le persone litigano per accaparrarsi le ultime razioni di cibo disponibile”.
Il supporto di Medici senza frontiere alla città di Madaya è iniziato nell’agosto 2015, spiega l’organizzazione, ma mentre all’inizio era possibile organizzare la fornitura di cibo e medicine, attualmente l’assedio impedisce qualsiasi passaggio di merci. “Lo staff medico supportato da Msf lavora in condizioni estreme e senza forniture adeguate per rispondere a bisogni medici già gravissimi esacerbati dall’insicurezza alimentare e dalla malnutrizione. Una distribuzione una tantum non mitigherà i problemi nei mesi a venire Msf chiede l’evacuazione urgente dei pazienti malati verso un posto sicuro dove essere curati e l’accesso immediato e senza impedimenti delle forniture mediche salva-vita per la popolazione civile a Madaya”.