Mafia, al Nord gli imprenditori la scelgono per "convenienza"
MILANO – Se al Sud l'infiltrazione mafiosa in un'impresa è parte della "tradizione", al Nord avviene ed è avvenuta per "convenienza". Lo evidenzia la ricerca "Rischi di infiltrazione mafiosa nelle imprese del Nord", svolta da Assolombarda con 30 interviste individuali a imprenditori e 460 questionari. Il 32% del campione sostiene che il primo passo dell'infiltrazione avvenga con meccanismi identici alla corruzione. In questo modo la mafia si mimetizza, appare il "normale" olio per ungere i meccanismi della burocrazia italiana. Perché questa è l'idea comune della corruzione: un meccanismo di cui non si può fare a meno e che in fondo non fa male a nessuno. Nulla di più sbagliato. Da quel primo avvicinamento, ci si porta in casa la criminalità organizzata che, come testimoniano tutte le 14 inchieste giudiziarie prese in esame nella ricerca di Assolombarda, alla fine estromette l'imprenditore e condanna un'impresa alla sua fine. Le autorità giudiziarie intervengono troppo tardi, quando ormai tutto è compromesso. E così l'esito non può che essere chiudere i battenti.
Non sono solo gli ambiti tradizionali come il movimento terra o l'edilizia a vivere il perenne rischio di infiltrazione. Dall'analisi dei dati emerge come logistica, produzione e vendita sono ugualmente sotto tiro. Lo stesso accade per la gestione del personale, per la scelta dei prodotti da acquistare e nella gestione dei servizi. Per quanto riguarda il Nord è comune a tutti gli intervistati l'ammissione di una profonda ignoranza soprattutto riguardo i rischi. Così gli imprenditori si lasciano avvicinare: un quinto pensando di incrementare il profitto, un quarto pensando di poter sopravvivere alla crisi, un altro quinto con l'idea di battere la concorrenza. La mafia si presenta alle imprese con un volto diverso da quello del boss o da quello della violenza.
Il decreto legislativo 231 del 2001 non è considerato sufficiente come strumento di prevenzione dall'infiltrazione mafiosa dal 54% del campione. Gli imprenditori chiedono maggiore controllo e difesa sociale da parte delle forze dell'ordine; l'incentivazione di reti di supporto che possano intervenire preventivamente, in anticipo rispetto alla segnalazione all'autorità giudiziaria e da ultimo una maggiore sensibilizzazione delle associazioni di categoria.
"Non abbiamo ancora notato un aumento delle denunce per casi di usura ed estorsione – afferma Antonio Calabrò, responsabile legalità di Assolombarda – ma non ci importa neppure. Il nostro vero obiettivo è aumentare la consapevolezza in modo che il contributo degli imprenditori, anche quando chiamati a testimoniare, possa essere più preciso e importante". La speranza è che con la maggiore consapevolezza la strada della commistione con ambienti della criminalità organizzata sia esclusa fin dall'inizio. (lb)