Mafia in Umbria, Libera: “Essere accanto a chi denuncia, fin dall’inizio”
PERUGIA – Fino a pochi mesi fa c’era chi, dalle più alte cariche istituzionali, minimizzava sulla presenza della criminalità organizzata in Umbria. I 61 arresti di ieri e la notizia di una “colonia ‘ndranghestista” nella regione hanno invece delineato un quadro che intacca il mito di “Umbria isola felice” e che conferma purtroppo quanto alcune realtà della società civile hanno denunciato da tempo attraverso i mezzi di informazione.
“L'operazione conferma quella penetrazione ampia e ramificata della criminalità organizzata nel tessuto economico regionale che avevamo posto in luce nei dossier il "Covo Freddo" e "La droga in Umbria" di Liberainformazione, e avevamo portato all'attenzione dei media attraverso le iniziative della nostra rete” dice il presidente del coordinamento regionale di Libera, Walter Cardinali. “Il primo sentimento che vogliamo esprimere è di gratitudine verso la magistratura e le forze dell'ordine che, con un alto grado di coordinamento a livello nazionale, hanno spezzato con l'inchiesta e i sequestri i tentacoli della piovra calabrese. La presenza a Perugia del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti – prosegue Cardinali - dimostra l'assoluta rilevanza dell'operazione portata a termine. Pertanto non è più lecito ricondurre la vicenda al semplice riciclaggio e si deve invece pensare a progetti di stabile insediamento. Quello che è accaduto a Ponte san Giovanni è sintomatico di un'aggressione invisibile e lenta, soprattutto da parte dei clan calabresi che nel nostro territorio pare che abbiano fatto un grande investimento. Si muovono sottotraccia, osservano il territorio e spostano come pedine i "colletti bianchi", non esitano a ricorrere a manovalanza araba o albanese".
Molto significativa è la quantità dei sequestri, sottolinea Cardinali: “39 imprese, 108 immobili, 129 autovetture e poi contratti d'assicurazione, rapporti bancari a centinaia. Una vera e propria holding del crimine, con centro a Ponte San Giovanni e ramificazioni in tutta l'Umbria e fuori, nelle zone limitrofe di Marche, Lazio e Toscana. Il centro dell'infiltrazione sembrano essere le attività edilizie con una speciale attenzione a settori d'avanguardia come l'energia fotovoltaica. Le imprese condotte alla rovina attraverso l'estorsione e l'usura divenivano patrimonio della società criminale: attorno a questo ruotavano altre attività criminose che vanno dagli incendi dolosi a scopo di intimidazione, al traffico di droga, alle truffe, specie in transazioni relative a materiali edilizi. I magistrati sembrano escludere rapporti politico-istituzionali, né sono a conoscenza di collusioni tra i professionisti umbri o nel mondo bancario della regione. Sono comprovate invece, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, le relazioni con la casa madre 'ndranghetista: la cosca Farao-Marincola, capeggiata dal pregiudicato Paletta. Sono verificate e fotografate presenze e incontri a Perugia di importanti esponenti della cosca, che ha la sua base d'origine a Cirò. Questo sembra provare che la 'ndrangheta è unica, una rete in cui tutte le parti sono collegate, anche se la "clonazione umbra"o altre colonie sparse nel mondo agiscono in relativa autonomia”.
Il compito di Libera e della sua rete in casi come questo, “non può limitarsi al sostegno alla magistratura, siamo convinti che le mafie si fermano e si sconfiggono solo se c'è una diffusa consapevolezza e corresponsabilità , un "noi" che rafforza la legalità e il senso della comunità. Da anni, per questo in Umbria, facciamo al nostro meglio opera di informazione, di sollecitazione alle istituzioni democratiche locali, di educazione, di valorizzazione delle positive memorie di chi le mafie ha combattuto”. Nell'inchiesta "Quarto passo" c'è un elemento positivo, secondo il coordinatore di Libera Umbra: “La piena collaborazione con gli inquirenti di un gruppo di imprenditori, vittime di estorsioni e infiltrazioni. Hanno vinto la paura, quando hanno sentito sicura la presenza attorno a sé di carabinieri e magistrati. Bisogna aumentare la vigilanza, far sì che denunce di questo tipo arrivino fin dall'inizio dell'opera di infiltrazione, prima che si producano danni gravi all'economia e alla società. Le vittime saranno più pronte alla denuncia e alla collaborazione, se sentono intorno a sé la vicinanza e il sostegno non solo degli inquirenti, ma anche delle istituzioni locali e di tutta la società regionale. "Le mafie avanzano – riflette Cardinali - quando è basso il livello di allerta della società civile responsabile, delle associazioni di categoria e dei sindacati per esempio. Noi continueremo nel nostro impegno di denuncia proseguendo con ancora più forza nel compito di tenere ben accesi i riflettori sul sistema delle mafie e sulle complicità, perché la resistenza della società umbra sia vasta ed efficace, perché vinca l'economia degli onesti contro il subdolo tentativo di contaminare e inquinare attività legali, fonte positiva di lavoro e di reddito". (ep)